Una delle cose che caratterizza di più il tifo italiano è sicuramente l’ipocrisia. Specifichiamo che questo non vuole essere un insulto verso tutti coloro che prima esaltano e poi offendono ma soltanto un modo per riflettere. Sì perchè è importante capire che se un calciatore sbaglia qualche partita non vuol dire che sia scarso, a maggior ragione se in passato si è dimostrato più che all’altezza dei palcoscenici che ha calcato. In questo articolo si farà riferimento ad un ragazzo in particolare ovvero Donnarumma. Il portiere del PSG, dopo l’errore sul gol di Bardhi, si è ritrovato sotto i riflettori di quel giornalismo ipocrita che prima ti descrive come un eroe e poi ti taglia fuori al primo errore.
La cosa migliore da fare è quella di misurare le parole, non si può eroicizzare un calciatore, definendolo il migliore del suo ruolo per poi far passare l’idea che sia un bidone. Bisogna guardare alle prestazioni. Le qualità a Gigio non mancano ma anche i difetti e quindi c’è bisogno sempre di equilibrio. Ad esempio, in uscita alta non è perfetto, sbaglia spesso i tempi di lettura e manca il pallone. Stessa cosa per quanto riguarda il piazzamento. Ma che si vuole di più da un ragazzo così giovane? Il tempo è dalla sua parte e riuscirà a migliorare gli aspetti che non vanno.
Glorificarlo per poi cestinarlo è tipico di chi guarda il calcio soltanto con gli occhi del tifoso fuori campo, senza comprendere il meccanismo mentale che regola il cervello di un giocatore durante una partita. L’ansia che ti avvolge, la pressione di dover vincere a tutti i costi. Chi non è stato su un terreno di gioco non può capirlo e l’ipocrisia scaturisce proprio da questo. Si vuole dagli altri ciò che spesso non possono dare, per tanti motivi. Nel caso di Donnarumma per via del periodo buio che sta attraversando soprattutto a Parigi, luogo in cui non si è mai sentito a casa.
Speriamo che questo tiro al piccione continuo, dopo ogni passo falso della Nazionale, non diventi una cosa abituale fatta per dare mazzate a ragazzi che vivono sulla loro pelle la pressione di indossare una maglia importante e pesante. Spalletti avrà l’arduo compito di capire se continuare a credere sul numero uno ex Milan, oppure se dare una possibilità a chi in questo momento si è preso la scena a suon di parate straordinarie, come Vicario.