Sarri intervista a Sportitalia: “ADL mi ha chiamato, Jorginho da pallone d’oro, alla Juve lo scudetto è scontato”

Dopo un anno lontano dai campi di calcio senza allenare, torna a parlare Maurizio Sarri, ospite a Sportitalia. Ecco di seguito alcune parti dell’intervista del nuovo tecnico della Lazio.

Oltre 300 giorni dall’addio alla Juve, cosa ha fatto in questo periodo?

“Niente di particolare, ho fatto quello che non ho fatto per tanti anni. Sono stato con la famiglia, ho letto tantissimo, ho visto tante partite e poi ho fatto una delle cose che mi piace di più, viste tante corse ciclistiche. Io vengo. da una famiglia di ciclisti, mio nonno lo faceva e mio padre è stato corridore professionista. È una passione di famiglia”.

Quanto calcio ha visto in questo periodo?

“Tanto, non tantissimo. È stato un anno particolare, stare fuori non mi è pesato molto. Che tristezza gli stadi vuoti, la situazione non mi faceva venire voglia di tornare particolarmente”.

Lo scudetto con la Juve è stato sottovalutato?

“Era dato per scontato. All’esterno, ma devo dire anche all’interno. Abbiamo vinto uno scudetto senza festeggiarlo, ognuno ha cenato per conto suo. Probabilmente l’anno giusto sarebbe stato questo, dopo un quarto posto e ho visto che hanno festeggiato, probabilmente ci sono le condizioni ideali. Credo che il mio scudetto sia stato poco festeggiato. Una squadra che viene da 8 anni di scudetti può dare tutto per scontato, ma nel calcio non è mai così”.

De Laurentiis l’ha chiamata. Perché non ha considerato un ritorno a Napoli?

“Non avevo la certezza di poter essere molto utile in corsa. E perché non c’erano tanti presupposti. Tutte le società che mi hanno cercato durante la stagione hanno ricevuto la stessa risposta: che ero a disposizione, se volevano, per parlarne a luglio. Però sarei stato disponibile per il Napoli a luglio”.

Torniamo alla famosa sostituzione di Ronaldo contro il Milan. Come si gestisce uno così? E il suo futuro alla Juve può essere l’anticamera per la Champions?

“La gestione di Ronaldo non è semplice, è una multinazionale che ha degli interessi personali da abbinare a quelli della squadra. È una situazione sicuramente difficile da gestire. Sinceramente io mi ritengo più bravo a fare l’allenatore e non il gestore, è una cosa che non mi piace, mi annoia e mi diverto di più in campo. È una gestione difficile, ci sono poi tanti aspetti positivi perché a fine anno Ronaldo porta risultati importanti. È chiaro che rappresenta qualcosa che può andare oltre a società e squadra, con tanti follower è chiaro che va oltre la normalità. È il prodotto della nostra società, negli ultimi anni sento parlare tanto di singoli e poco di squadre, che poi sono quelle che vanno in campo. E il valore della squadra non è la somma del valore dei singoli”.

Ora Jorginho è da Pallone d’Oro?
“Se vincesse anche l’Europeo, è chiaro che lo diventerebbe. È un giocatore raffinato, probabilmente non capibile da tutti. Devi mettergli gli occhi addosso e guardare solo lui in partita. È tanto bravo e intelligente che fa sembrare tutto facile, raramente ti rimane negli occhi qualcosa di spettacolare. Questa è la sua grandezza. Quando ho iniziato a trattare col Chelsea stava firmando col City, siamo riusciti a intervenire e portarlo al Chelsea. Hanno faticato, tifosi e giornalisti, a capire il gioco di questo ragazzo. Poi è esploso in popolarità anche in Inghilterra, ora ho visto che ha fatto il capitano. Se lo merita”.

Chi è il nuovo Sarri?

“A me piace molto De Zerbi. Sono esterrefatto dal fatto che un ragazzo di quella età scelga un’esperienza all’estero e non ci sia una grande che abbia pensato a lui. Secondo me ha fatto bene ad andare allo Shakhtar, mi dispiace non vederlo nel nostro campionato. Poi ci sono altri ragazzi giovani bravi, come Italiano o altri, ma De Zerbi penso abbia dimostrato di poter allenare una grande”.

Dopo Udinese-Juventus ha litigato quasi a livello fisico con Nedved?
“No, non è assolutamente vero. C’erano normali discussioni post partita. Non mi è piaciuto che la squadra dopo aver praticamente vinto il campionato avesse un po’ mollato. Non mi piacciono questi atteggiamenti, perché staccare la spina e riattaccarla dopo non è semplice. La squadra doveva tirare al massimo fino a fine campionato per poi presentarsi il più pronti possibile alla Champions anche se non era semplice perché avevamo giocato tante partite in 50 giorni. Per me staccare la spina era un errore”. 

Sarri contro Mourinho che film sarà?
“È roba giornalistica. Alla fine giocherà Roma contro Lazio, non potrò segnare io o Mourinho salvare un gol. Contano le squadre, più dei giocatori e degli allenatori: sarebbe importante fare un grande lavoro, tornare a divertirsi e vedere la squadra fare un calcio che ti piace. Io penso che quando un allenatore si diverte lo trasmette e dopo un po’ si divertono i giocatori. Quando si divertono allenatore e giocatori, dopo un po’ si diverte anche il pubblico. Per me dire che si vince giocando male è un luogo comune”.

Si è divertito più al Chelsea o alla Juve?
“Mi sono divertito di più al Napoli. E gli ultimi mesi al Chelsea”.

L’anno dei 91 punti, quella famosa storia dello scudetto perso in albergo. Resta di quella idea?
“Sì, ma tutti quelli che fanno sport sanno a cosa mi riferivo. Poi ci si può costruire sopra qualsiasi sfottò, la realtà è che la squadra ha visto uno spiraglio aperto. Chi ha vissuto quella notte sa a cosa mi riferivo, quando sono salito in camera ho visto giocatori piangere per le scale: c’è stato un contraccolpo feroce, come se fosse finito un sogno dopo quegli episodi discutibili”.

Allenerebbe più volentieri Higuain, Callejon o Insigne?
“Higuain può diventare un fenomeno quando si accende, anche se non è facile farlo accendere. Su Callejon puoi fare grandissimo affidamento, è determinante per gli equilibri di squadra. Se parlo di Lorenzo mi scappa da ridere: è da anni il miglior giocatore italiano. Non so come mai ma se sbaglia cinque minuti se ne parla tantissimo. Ho visto il gol al Belgio, se lo fa un altro se ne parla al TG per un mese di fila. Sono tre ragazzi a cui sono fortemente affezionato”. 

Mertens centravanti è stata una genialata?
“Anche una botta di culo. A Bergamo eravamo rimasti in dieci, loro attaccavano e c’erano spazi per ripartire. Noi si è tolto Higuain e messo Mertens da attaccante: in un quarto d’ora ha preso due rigori e fatto il diavolo a quattro. Quindi l’anno in cui si è perso Higuain e avevamo difficoltà a giocare il nostro calcio con altre situazioni, s’infortunia Milik e si torna a quel tentativo. Mi ricordo la discussione con Dries, se secondo lui se la sentiva di giocare in quel ruolo. Gli dissi che avrebbe fatto 18-20 gol. Ne ha fatti 28”.