Ieri sera a Lisbona si è tenuto il match tra il Lipsia di Julian Nagelsmann e l’Atletico Madrid del Cholo Simeone. La possiamo definire la partita degli opposti, tra due allenatori opposti che in comune hanno solo il fatto di essere ex calciatori. Uno difensore centrale addetto ad evitare di subire gol, l’altro centrocampista offensivo che invece ne faceva e tanti di gol. Il tedesco da ex difensore abituato a vedere tutto il prato verde e il gioco della propria squadra, l’argentino che in panchina soffre e ha imparato a far soffrire in mezzo al campo la sua squadra. Nagelsmann che ha preparato la partita mettendo in campo i suoi ragazzi organizzati in un modulo mai visto, uno stranissimo 3-3-3-1, Simeone che invece ha utilizzato lo schema più classico per la sua formazione, un normalissimo 4-4-2. E soprattutto da una parte i Die Bullen senza tanta esperienza in ambito europeo e dall’altra invece i Colchoneros che hanno giocato due finali di Champions negli ultimi anni.
Ieri in campo non si è vista solo una partita di calcio ma di più uno scontro tra due personalità, tra due modi diversi di pensare e di vedere il calcio e tra due società completamente opposte. Infatti si è vista la partita che ci si aspettava alla vigilia ma con un risultato sorprendente. L’Atletico Madrid ha giocato la sua solita partita di contenimento, di attesa, di pressing, il punto è che a differenza delle altre volte i rojiblanco non hanno saputo soffrire la partita e soprattutto non hanno sfruttato le pochissime occasioni che gli sono state concesse, l’unico gol è arrivato con un movimento geniale, rapido e pieno di tecnica di un talento raro come Joao Felix che ha procurato il rigore da lui stesso finalizzato. Dall’altra parte un qualcosa di nuovo, di eversivo, di illuminante per il calcio del futuro. Il non seguire uno dei tanti schemi già visto nella storia del calcio, ed invece inventarne uno dal niente, fare allo stesso tempo densità in mezzo al campo con tre linee da tre, che all’occorrenza però vedeva il gioco allargato sulle fasce per poi restringersi di nuovo, sfruttare i buchi centrali del campo con le avanzate di uno straripante Upamecano, con Sabitzer e Kampl che giocavano da mediani ma che li ritrovavi in fase di costruzioni sugli spigoli dell’area di rigore, e con l’unica punta avanti Poulsen su cui appoggiarsi in caso di pressing alto e a cui passarla in fascia in sovrapposizione, tutto questo è un qualcosa di meravigliosamente incredibile. Ma l’azione che rappresenta al massimo il canovaccio tattico del match è il gol di Dani Olmo, possesso difensivo, uscita pulita e facile con il apllone tra i piedi, si arriva in area di rigore, palla avanti, palla dietro riapertura in fascia, cross preciso e gol.
Ieri sera abbiamo assistito ad una grande partita piena di novità e di tradizione allo stesso tempo e possiamo dire che a passare il turno è stata meritatamente il club di Lipsia guidato dal giovane maestro innovativo Nagelsmann.