Categoria: Editoriale

  • Show di Messi in Argentina-Bolivia e le parole al miele per Lautaro e Paz

    Show di Messi in Argentina-Bolivia e le parole al miele per Lautaro e Paz

    Stanotte è andata in scena l’ennesima prova incredibile di Lionel Messi. Il fenomeno argentino ha trascinato a suon di gol e assist la sua Argentina nella vittoria per 6-0 contro la Bolivia, nel match valido per la qualificazione ai prossimi mondiali. L’Albiceleste ha dato spettacolo dall’inizio fino al triplice fischio finale, blindando il primo posto in classifica. Il match si sblocca dopo appena venti minuti di gioco con un recupero palla alto di Lautaro Martinez, che serve cos’ Messi. La pulce si invola verso la porta e spiazza con il suo mancino sul primo palo il portiere avversario. Sul finire della prima frazione arriva il raddoppio, Julian Alvarez con un filtrante lancia Messi in porta, l’attaccante dell’Inter Miami, anziché cercare la doppietta, con l’esterno mancino serve Lautaro Martinez solo e con la porta spalancata. Durante il terzo minuto di recupero del primo tempo poi la Selecciòn cala il tris, con un cross ancora di Messi e la volée di Julian Alvarez dritta nel set. Nella ripresa entrano anche Thiago Almada, Palacios e fa l’esordio in Nazionale maggiore il gioiellino del Como, Nico Paz. Al 70′ Messi riapre sulla destra per Molina, cross al volo del terzino dell’Atletico Madrid per l’accorrente Almada, che spiazza ancora l’estremo difensore boliviano. Nei minuti finali poi c’è ancora spazio per lo show del numero dieci, che prima riceve palla da Palacios, dribbla tre difensori boliviani e con il destro incrocia in rete; e poi due minuti dopo scambia al limite dell’area con Nico Paz e stavolta con il mancino firma la tripletta personale ed il sesto gol finale dell’Argentina.

    Nel finale di partita il fenomeno argentino ha avuto parole di grande stima nei confronti di Nico Paz, dicendo: “Adesso ha debuttato Nico Paz, che ha tantissima qualità e spero che continui a crescere. Non era nato quando ho debuttato in Prima Divisione, sì, lo sapevo… Ha una testa impressionante, capisce perfettamente la partita e spero che continui così. Ha giocato, si è divertito e penso che si sentirà a suo agio in questa squadra, perché gli piace avere la palla”. Inoltre Messi ha speso belle parole anche verso Lautaro e la sua candidatura alla vittoria del pallone d’oro: “Ha avuto un anno spettacolare, ha fatto gol in finale, è stato capocannoniere in Coppa America: merita il Pallone d’oro più di chiunque altro”.

    Ogni volta che scende in campo Leo Messi dimostra che è tempo sprecato fare paragoni, basare le proprie analisi solo sui numeri, metterlo allo stesso livello di altri calciatori. La partita di ieri sera contro la Bolivia è l’ennesima dimostrazione di superiorità strettamente calcistica e di continuità atletica del migliore di tutti. Cambiano gli scarpini, la lunghezza della barba e dei capelli, qualche ruga in più, i colori delle maglie, ma l’apporto tecnico e fisico alla partita non è mai variato in questi anni di carriera. La posizione del corpo, la voglia di divertire e divertirsi, l’estetica del livello di calcio raggiunto da Lionel Messi è un qualcosa che non potrà essere raggiunto da nessuno mai. Ma nel caso specifico a tutte queste peculiarità si aggiungono anche i numeri fuori di testa di questo marziano. Infatti Messi ha collezionato ieri la sua 58esima tripletta in carriera, primato assoluto, 112 gol in nazionale e 852 gol e 416 assist in carriera. Numeri fuori dal comune, che dimostrano come a livello prettamente statistico e per quello che  ci continua a far vedere sul manto verde, Lionel Andrès Messi Cuccittini è il miglio calciatore della storia di questo sport.

  • La nuova Italia di cui Tonali è il simbolo: sacrificio, lavoro e tanta voglia di riscatto

    La nuova Italia di cui Tonali è il simbolo: sacrificio, lavoro e tanta voglia di riscatto

    Qualche anno fa il grande Pino Daniele compose una canzone dal titolo “Tutta ‘nata storia”, tradotto sarebbe: tutta un’altra storia. In effetti se si pensa alle quattro partite di Euro24 dell’Italia e le si confronta con la partita di venerdì sera del Parco dei Principi contro la Francia, la prima cosa che viene da pensare è che quest’Italia è tutta un’altra storia. Spalletti in conferenza lo aveva annunciato che da questo settembre sarebbe potuto (per noi tifosi della Nazionale invece sarebbe dovuto) nascere qualcosa di nuovo. Di nuovo c’è tanto, c’è dall’inizio la difesa a tre ben definita, c’è l’esordio di Samuele Ricci in cabina di regia, ma c’è soprattutto il ritorno di Sandro Tonali, ma su questi aspetti ci torniamo tra un attimo. Infatti oltre questo nei primi minuti c’è qualcosa del recente passato, qualcosa di pesante, l’errore degli Azzurri che diventa regalo per i francesi. Il nostro Europeo era iniziato con Dimarco che sbaglia la rimessa laterale e regala il vantaggio all’Albania con Bajrami. L’altra sera dopo quattordici secondi Di Lorenzo regala la palla a Barcola, che porta subito in vantaggio la Francia, battendo il suo compagno di squadra Donnarumma, che non può niente sulla conclusione. La strada è da subito in salita per la Nazionale, che si trova in un ambiente ostile, sotto dopo pochi secondi nel punteggio, con Mbappé, Barcola ed Olise, che ad ogni minimo errore o incertezza recuperano palla, dribblano in velocità ed arrivano in porta. Sembra l’inizio di un incubo, tanto è vero che uno dei ragazzi in campo, Frattesi, confessa a fine partita di aver pensato di poterne prenderne altri sei di gol dalla Francia. Torniamo ora a Tonali, l’ex centrocampista del Milan è tornato in campo dopo dieci mesi di squalifica per le scommesse illecite. Il centrocampista italiano è tornato a calcare il campo verde con il Newcastle settimana scorsa per pochi minuti. Ieri sera invece Sandro Tonali è stato in campo per tutti i novanta minuti ed è stato uno dei migliori in campo per tutta la partita ed il calciatore che ha preso per mano gli altri compagni di squadra dopo l’avvio disastroso. Ma soprattutto Tonali ha tracciato la strada che questa Italia deve percorrere per poter arrivare a competere con le big del Mondo in vista del Mondiale. Infatti la voglia di rimettersi in gioco dopo il fattaccio da parte del centrocampista dei Magpies, deve essere la stessa dell’intero gruppo della Nazionale dopo la brutta figura fatta in Germania. L’intensità e la tenacia dimostrata l’altra sera da Tonali devono essere i nuovi principi alla base della “rivoluzione spallettiana” alla ricerca di una nuova essenza. L’altra sera si è visto, le nazionali top nel Mondo hanno al loro interno del talento smisurato. Basta pensare che la prima partita di Nations League della compagine transalpina è stata anche la gara di esordio per Michael Olise, nuovo esterno classe 2001 del Bayern Monaco, e nonostante ciò la sua è stata una partita in cui non ha fatto fatica a dimostrare le sue enormi qualità tecniche. In questo momento la nostra Nazionale non ha al suo interno calciatori del genere, speriamo in questi due anni che ci separano dal Mondiale di scoprirne talenti del genere. Per questo il lavoro della selezione azzurra deve essere un miglioramento dal punto di vista della coralità, perché se in porta non ci si arriva con il dribbling o con la giocata nello stretto del singolo, ci si arriva con il palleggio continuo e costante. Nel match di venerdì n’è stata data piena dimostrazione, il miglioramento di Frattesi nel corso della partita dello scambio palla con i compagni, l’intelligenza tattica dell’esordiente Ricci, partita veramente super per il centrocampista del Torino, le sovrapposizioni di Calafiori e Di Lorenzo fuori e dentro al campo, così come il grande movimento nelle due fasi di Dimarco e Cambiaso, il supporto di Pellegrini e poi Raspadori alla punta, il lavoro di Retegui davanti a creare profondità ed a venire incontro, sono tutti buoni segnali che vanno in questo senso. Spalletti sta cercando di creare un gruppo unito dentro e fuori dal campo, che deve riuscire a colmare il gap con le selezioni top con un lavoro che comprenda la crescita dell’intero organismo. La vittoria contro la Francia ora non può più essere solo una possibilità di rinascita, ma deve essere un obbligo di rinascita per la Nazionale, perché un successo così bello, arrivato in questa maniera, contro i nemici di sempre, nella loro Capitale, non può che essere il miglior modo per ripartire. Forza Italia!

  • Evviva il Re! Cristiano Ronaldo raggiunge quota 900 reti in carriera

    Evviva il Re! Cristiano Ronaldo raggiunge quota 900 reti in carriera

    Il 5 settembre del 2024 è una data che entra a fa parte della storia del calcio. Cristiano Ronaldo fa già parte di questa storia da un bel po’, il calciatore più rappresentativo di questo secolo, l’unico che ha osato sfidare Leo Messi e che con lui ha condiviso anni di lotta e predominio. Tutti gli appassionati di questo sport hanno assistito alla nascita, allo sviluppo ed alla consacrazione di un fenomeno mai visto prima. Si perché CR7 è un qualcosa di assolutamente nuovo, unico e rivoluzionario per il calcio. Infatti non c’è un esempio di longevità calcistica a livelli così alti, non si trova un campione che da più di vent’anni fa la differenza ovunque vada, nessun calciatore è riuscito mai ad abbinare in maniera così armoniosa e vincente l’estremo talento e la ricerca maniacale della condizione fisica perfetta. Assistiamo di volta in volta alla materializzazione di una macchina perfetta, che non è rimasta a cullarsi nella vanità e nella superiorità del proprio talento, ma una macchina che alla tecnica ha voluto aggiungere un lavoro quasi ossessivo su se stesso per consacrarsi come atleta perfetto e per potersi meritare l’Olimpo. Cristiano Ronaldo in questi anni ha giocato per i migliori club del Mondo ed a servizio di questi ha collezionato gol su gol, assist su assist, giocate su giocate, vittorie su vittorie, palloni d’oro su palloni d’oro e soprattutto record su record. Grazie a questa carrellata di successi, sia personali che di club, CR7 si è potuto guadagnare la nomina di miglior calciatore di questi anni, insieme a Messi, e tra i migliori calciatori di sempre nella storia del nostro amato gioco. La fame però non diminuisce con gli anni, Cristiano Ronaldo lo scorso 5 febbraio ha compiuto 39 anni e dal gennaio del 2023 si è trasferito in Arabia Saudita a giocare. Questi possono essere segnali di resa per i calciatori normali, anche per i campioni forse, non per i fenomeni. Infatti CR7 non si è arreso, anzi ha approfittato di questo tempo per continuare a scrivere la sua storia e quella di questo sport. Ieri sera Ronaldo è stato schierato al centro dell’attacco del Portogallo per la prima gara di Nations League, tra la selezione lusitana e la Croazia. Prima di iniziare il match, il fuoriclasse originario di Funchal era a quota 899 gol in carriera, numeri da capogiro per i comuni mortali. L’unica spiegazione possibile è che Achille, prima della sua morte, abbia lasciato degli eredi al mondo, discendenti che conservano, oltre che quel senso di epica e lussuria mitologica, anche quell’aura di semi-divinità del figlio di Teti. Quella essenza leggendaria sembra essere stata catturata anche da Cristiano Ronaldo, che al 34esimo minuto della gara tra Portogallo e Croazia sigla il suo gol numero 900 in carriera. L’esultanza è però tutta molto umana, il fenomeno portoghese si inginocchia a terra, si copre il volto con le mani, caccia dai propri occhi qualche lacrima, si gode quel momento, assapora quell’attimo, è da solo lì piegato, silenzio attorno. Poi però si rialza e la verità è un’altra. Oltre ad essere circondato dai suoi compagni di squadra, è omaggiato dalle grida esaltate del pubblico in delirio all’interno dello Stadio Da Luz, ma il suo gol arriva oltre quelle mura, perché quella rete è un traguardo storico, che fissa un punto nella linea retta della storia del calcio. Il gol numero 900 parte dal primo segnato il 7 ottobre del 2002 contro il Moreirense, passa per quelli con il Manchester United, da quelli con la camiseta blanca del Real Madrid, dal suo periodo italiano alla Juventus, per quelli esotici all’Al Nassr, senza dimenticare appunto quelli con indosso i colori della propria nazione. Cristiano Ronaldo è nel cuore di tutti i patiti di questo sport magico, Cristiano Ronaldo è nella storia! Per una sera non è più CR7, da ieri sera Cristiano Ronaldo è per tutti CR900.

  • Spagna – Italia, gli azzurri escono ridimensionati

    Spagna – Italia, gli azzurri escono ridimensionati

    L’Italia dopo l’ottima vittoria, nella gara di esordio degli Europei contro l’Albania per 2-1, ci aveva fatto ben sperare. Gli azzurri nonostante il clamoroso svantaggio iniziale, erano riusciti a reagire alla grande, vincendo in rimonta. Un successo che ci aveva fatto sorridere e che aveva convinto un po’ tutti quanti, anche i più scettici.

    La partita però, di giovedì sera persa dagli azzurri di misura, per 1-0 contro la Spagna ci ha ridimensionato subito. Una sconfitta netta, non sul fronte del risultato, ma in termini di gioco e di prestazione. Senza le stratosferiche parate del portiere Donnarumma, il passivo sarebbe stato decisamente più pesante. Certo nulla è compromesso, con la Croazia ci basta un pari per avanzare agli ottavi di finale.

    La cosa che è emersa dalla sfida con gli spagnoli è che la nostra nazionale paga un gap, non tanto in qualità. Il livello tecnico del calcio si è abbasato parecchio, in generale negli ultimi anni. Le nostre difficoltà sono più che altro in forza e potenza. Al di là del possesso palla e dei palleggiatori. L’affanno è sempre sulla corsa, sulla fisicità, sulla preparazione atletica e sul piano dell’ intensità. La fatica che facciamo sulla muscolarita’ e nei contrasti è abbastanza evidente. Sul piano del correre e dell’ intensità, andiamo troppo in crisi. Un fattore non da poco e che deve farci riflettere parecchio, su quello che non  funziona ancora, non solo alla nazionale, ma al calcio italiano.

    Niente è ancora perduto, perché l’Italia come lo strepitoso successo di tre anni fa, ci ha abituato a delle grandi sorprese ed a splendide vittorie. Ma serve un cambio di rotta, più corsa e più intensità per fronteggiare al meglio gli avversari.

     

  • Eriksen fa gol all’Europeo con la sua Danimarca 1100 giorni dopo il malore

    Quando si dice che il calcio non è solo uno sport, ma qualcosa che va un po’ oltre, che si spinge più in là dell’agonismo, della prestazione atletica, del gioco in campo, ci credete veramente? Se ieri hai visto Slovenia-Danimarca forse te ne sei effettivamente convinto. Se invece non sai cosa è successo in un semplice match dei gironi di Euro24, tra due squadre, non tra le favorite del torneo, allora cerco di raccontartelo io.

    Prima di iniziare a parlare di quello che è successo ieri bisogna fare un piccolo passo indietro. Devi tornare per qualche secondo con la testa a quello che è successo esattamente il 12 giugno del 2021. In quel periodo si giocava l’Europeo del 2020, che venne posticipato all’estate successiva a causa del Covid. Quel giorno che ho ricordato poco sopra, risalente a tre anni fa, era il giorno di Danimarca-Finlandia, si giocava a Copenaghen ed era la partita d’esordio delle due nazionali. Nel corso del primo tempo c’è Christian Eriksen in possesso di palla, nella metà campo avversaria, sul lato sinistro, con il corpo rivolto verso l’area di rigore avversaria. L’allora trequartista dell’Inter si accascia a terra e non si muove più. Arriva di corsa il suo compagno di nazionale, ma soprattutto il suo grande amico, Simon Kjaer, che lo gira su un lato e gli presta il primo soccorso. Molto probabilmente senza quel gesto così lucido del difensore rossonero, adesso forse staremo raccontando tutta un’altra storia. Eriksen è in campo che non respira, il cuore si è fermato non batte più. Eriksen potrebbe essere definito a tutti gli effetti morto. I compagni di squadra lo circondano per proteggerlo, per stargli vicino e per cercare di non far assistere a tutti a quello che sta succedendo. Quasi tutti sono girati di spalle, non ce la fanno a guardare, quasi però, perché lì che guarda c’è ancora una volta l’amico Kjaer. Lui ha fiducia, lui non può pensare che durante una competizione sportiva ad un certo punto un atleta come il suo amico in maglia dieci possa aver perso la vita. No, è impossibile, non Eriksen. Dopo alcuni minuti di fiato sospeso, Eriksen si riprende, respira, apre gli occhi, è ancora vivo. Esce trasportato dai medici in ospedale tra gli applausi dell’intero stadio e le lacrime, che da disperate si sono trasformate in speranzose, dei suoi compagni di squadra.

    Ecco adesso possiamo passare a ciò che invece è successo ieri. La vedete questa foto? Lui è sempre Christian Eriksen, non è senza vita a terra, non è disteso su un letto, non è davanti alla tv a guardare la sua Danimarca. No, nulla di tutto questo, è in mezzo al campo a guidare ed ad esultare con il suo popolo. Il mese è lo stesso, giugno, la competizione è la stessa, Europei, questa volta 2024, la partita è la gara d’esordio come tre anni fa, e la maglia è sempre la stessa, la sua numero dieci. Eriksen ieri non solo è tornato in campo per giocare gli Europei per la sua Nazione dopo esattamente 1100 giorni dal fattaccio di Copenaghen, ma ha segnato il gol del momentaneo vantaggio, che alla fine è valso il pareggio della sua Danimarca contro la Slovenia.

    Adesso tu che stai leggendo a cosa stai pensando? Pensi veramente che quando accendi la tv e guardi una partita siano solamente ventidue uomini che corrono appresso ad un pallone in un campo verde? Quel manto verde per Christian Eriksen è stato il sogno da realizzare quando era bambino, ma tre anni fa è stato il posto in cui per qualche minuto ha perso la vita. Ieri è tornato ad essere il luogo magico, in cui Eriksen ha segnato e gioito insieme alla sua gente. Quel posto magico che ha la forza di unire migliaia di anime per novanta minuti ed in cui tutto può succedere, proprio tutto. Mai come questa volta il malore in campo di tre anni fa ed il gol di ieri di Eriksen hanno dimostrato che il calcio è una questione di vita o di morte. Si, in questo caso prima di morte e poi di vita… E ora ti sei convinto? W il calcio!

  • Oggi è il giorno della finale di Champions League, Borussia Dortmund-Real Madrid per la storia

    Finalmente è arrivato il giorno della finale di Champions League, l’evento calcistico più prestigioso d’Europa per i club e più seguito al mondo che ogni anno attira circa un pubblico globale di 200 milioni di telespettatori. Questa sera la finale si giocherà in Inghilterra allo stadio di Wembley di Londra alle 21.

    Da una parte la squadra più titolata al mondo, il Real Madrid di Carlo Ancelotti vincitore già per 14 volte della UEFA Champions League, arrivato quest’anno a giocare la sua 18 esima finale della storia dopo un percorso molto complicato dove i Blancos hanno saputo eliminare il Lipsia agli ottavi con grande sofferenza, il Manchester City ai calci di rigore nei quarti e il Bayern Monaco in semifnale.

    Se oggi il Real Madrid è atteso a questa finale dove cercherà conquistare il suo quindicesimo trofeo in questa competizione, è grazie al suo attaccante spagnolo Joselu decisivo con una doppietta nella semifinale di ritorno giocata al Bernabéu contro il Bayern Monaco per la rimonta dei Blancos. Ancora una volta come nella sua ultima storia recente, il Real Madrid è riuscito a ripetersi rimontando negli utimi minuti la squadra bavarese ad un passo da raggiungere la finale e dimostrando la voglia di non mollare mai e di crederci sempre fino alla fine.

    La grande sorpresa di questa edizione della Champions League è l’altra finalista, il Borussia Dortmund allenato da Edin Terzić arrivato in finale meritatamente dopo 11 anni dalla sconfitta contro il Bayern Monaco. Un percorso difficile per il Dortmund a partire dalle fasi iniziali ma capace di conquistare il primo posto nel girone della morte di fronte al PSG, Milan e Newcastle.

    Agli ottavi di finale il Borussia Dortmund è stato sorteggiato con il PSV sconfitto al ritorno in Germania per 2-0 dopo il pareggio per 1-1 dell’andata. Nei quarti finale la squadra di Terzić è riuscita a conquistare il passaggio del turno ai danni dell’Atletico Madrid vincitore all’andata per 2-1 ma sconfitto in Germania 4-2, al termine di una partita roccambolesca.

    Sulla strada del Dortmund in semifinale ancora il PSG già avversario nel girone, questa volta però il club parigino ha trovato di fronte una squadra compatta in tutti in suoi ruoli e perfetta capace di ottenere due vittorie per 1-0.

    Appuntamento allora a stasera con entrambe le squadre che proveranno a riscrivere la loro storia, Carlo Ancelotti definito come il Re di Coppa proverà a vincere la sua quinta Champions League da allenatore e la terza sulla panchina del Real Madrid mentre il Borussia Dortmund, sogna di conquistare la sua seconda Champions League dopo quella vinta nella stagione 1996-1997 con quel 3-1 alla Juventus di Marcello Lippi all’Olympiastadion di Monaco di Baviera.

     

     

  • Oggi è il giorno della finale di Conference e l’Italia si dipinge di viola

    Ci risiamo, la Fiorentina per il secondo anno consecutivo è in finale di Conference League. L’anno scorso, all’esordio in questa competizione, i ragazzi di Italiano si arresero solo in finale per un solo gol contro il West Ham. Quest’anno davanti alla Viola c’è l’ostacolo Olympiakos e la finale si giocherà, manco a farlo apposta, in Grecia allo Stadio AEK Arena ad Atene questa sera alle 21.

    A prescindere dal tipo di competizione, a prescindere dall’avversario che ti ritrovi da dover combattere, a prescindere dallo sfondo in cui lo farai, il motto è sempre lo stesso: “la finale non si gioca, si vince”. L’amaro che ha lasciato nelle bocche dei calciatori della Fiorentina la sconfitta nella finale della scorsa edizione della Conference, dovrà essere per Biraghi & Company un motivo in più per vincere e non riprovare quella sensazione. Dall’altra parte invece Mendilibar l’anno scorso è stato protagonista della vittoria del Siviglia in Europa League. In un periodo di crisi totale infatti il tecnico spagnolo ha risollevato l’animo europeo della formazione andalusa e l’ha condotta alla vittoria. Quest’anno vorrà ripetersi per riprovare, invece in questo caso, quel sapore al miele, che si gusta dopo il trionfo in una competizione europea.

    La Fiorentina arriva a questa finale con una sola sconfitta nel percorso, in estate nei preliminari contro il Rapid Vienna, dopodiché sono stati collezionati tutti risultati positivi. La squadra di Italiano ha dimostrato di onorare sempre la competizione, offrendo tante partite dall’elevato agonismo e dall’ottima espressione calcistica. Molte volte è capitato che il turnover venisse fatto in campionato per arrivare al meglio alla partita del giovedì. In più il club viola in bacheca, come trofeo internazionale, al momento ha solo una Coppa delle Coppe, che risale al 1961. Sono sessantatré anni che a Firenze non si vive un trionfo europeo, è il momento per la formazione toscana di riparare a questa maledizione. Inoltre con la vittoria della Fiorentina in Conference, potrebbe arrivare un’altra buona notizia per il campionato italiano. Infatti la squadra di Commisso sarebbe qualificata alla prossima Europa League e così in Conference andrebbe il Torino; così l’Italia sarebbe rappresentata da ben nove squadre nella campagna europea della prossima stagione. Italiano per questa finale avrà a disposizione tutti gli effettivi, la difesa sarà quella titolare; a centrocampo Arthur e Bonaventura sono i favoriti su tutti gli altri; in attacco Nico Gonzalez, Beltran e Kouamè agiranno alle spalle di Belotti.

    Anche l’Olympiakos non vince un trofeo internazionale da esattamente sessantatré anni, nel 1961 infatti arrivò l’unica vittoria extra-nazionale dei greci con la Coppa dei Balcani. Il percorso in Conference della società del Pireo è stato veramente emozionante. Infatti, a differenza della Viola, i greci sono retrocessi dall’Europa League in Conference ed in più sono tre le sconfitte nella fase ad eliminazione diretta. A dare un carattere euforico a questa cavalcata alla finale è stato sicuramente il doppio confronto in semifinale contro l’Aston Villa di Unai Emery. Infatti l’Olympiakos ha vinto in Inghilterra per 4-2 ed in casa per 2-0, non c’è stata quasi mai storia in un match invece che poteva apparire complicato alla vigilia. In più i biancorossi hanno in rosa quello che è il capocannoniere del torneo, El Kaabi, grande protagonista della semifinale. Anche Mendilibar, per questa sfida, avrà a disposizione tutti i componenti della rosa.

    Insomma è finito il tempo dei sogni, delle parole e delle speranze, ora è arrivato il momento tanto atteso, in cui sarà il campo verde ad emettere il verdetto finale. Nell’ambientazione epica, alle pendici del Partenone, che è stato protagonista nella storia dell’umanità di grandi guerre e racconti epici, sarà il turno di Nico Gonzalez e Jovetic armarsi di lancia e scudo, per portare a casa un trofeo europeo alla propria gente ed entrare nella storia del proprio club.

     

  • La clamorosa retrocessione in Serie B del Sassuolo

    Uno degli avvenimenti più incredibili, sorprendenti e clamorosi di questo campionato di Serie A, è stata di sicuro la retrocessione tra i cadetti del Sassuolo.

    Infatti, la sconfitta di domenica ha condannato gli emiliani. Nella gara giocata all’ora di pranzo contro il Cagliari e che ha visto i sardi vincere per 2-0, il Sassuolo è aritmeticamente retrocesso in Serie B dopo ben undici anni.

    È stata una bellissima ‘avventura’, questa del Sassuolo nella massima Serie. Aveva stupito un po’ tutti, ma era stata un ottimo esempio da seguire come lavoro, scelte e organizzazione.

    La capacità a conservare equilibri e finanze, in ordine. Un qualcosa che poteva essere preso come modello da altre società.

    In questi undici era riuscito a sorprendere, ad esempio, andando a chiudere al sesto posto nel 2016 con Di Francesco record assoluto per il club. Andando poi a ripetersi con De Zerbi ottavo nel 2020 e con un gioco espresso davvero gradevole e divertente.

    Ma non solo questo. Pensiamo anche agli ottimi giocatori che hanno vestito la maglia del Sassuolo: Frattesi, Sansone, Raspadori, Locatelli e naturalmente Domenico Berardi.

    Un vero contraccolpo questa retrocessione, per il Sassuolo che paga una stagione davvero tribolata e negativa. L’infortunio di Berardi, l’esonero di Dionisi con l’arrivo in panchina di un altro tecnico Ballardini che non è servito a salvare una situazione oramai compromessa.

    Un risultato sportivo che inciderà e non poco, anche sotto l’aspetto economico.

    Ora infatti si dovranno fare delle scelte, sul mercato e in panchina. Si dovrà valutare chi potrà restare o meno.

    Le parole dell’ amministratore delegato Carnevali sono una fotografa e un simbolo di questa amarezza.

    “Non avremmo mai immaginato di trovarci in una situazione del genere”.

  • Europa League, Atalanta e Leverkusen si giocano la finale

    Questa sera mercoledì 22 Maggio 2024, all’ Aviva Stadium di Dublino, in Irlanda. L’ Atalanta, di Giampiero Gasperini si gioca la finale di Europa League contro i tedeschi del Leverkusen guidati in panchina dal tecnico spagnolo Xabi Alonso.

    Per la squadra bergamasca è in assoluto, la prima finale in una competizione europea. La seconda stagionale, dopo la finale di Coppa Italia persa pochi giorni fa contro la Juventus.

    Il Leverkusen arriva a questa finale europea, avendo già vinto alla grande la Bundesliga. Un Campionato condotto e vinto con grandi meriti e frutto di un gran lavoro anche del suo tecnico Xabi Alonso.

    Una partita da non sbagliare, per l’Atalanta per togliersi una volta per tutte l’etichetta di grande incompiuta dopo avere perso ben tre finali di Coppa Italia.

    Un trofeo che non parla italiano da ben 25 anni, quando vinse il Parma nel 1999, allora si chiamava ancora Coppa UEFA trionfando in finale sul Marsiglia per 3-0.

    Il Bayer Leverkusen è rimasto imbattuto nelle 12 gare giocate in questa edizione di Europa League, nove vittorie e tre pareggi. Il club tedesco potrebbe diventare la quarta squadra a vincere questa competizione della Europa League senza mai perdere, come il Chelsea nel 2018/19, il Villarreal nel 2020/21 e dell’ Eintracht Francoforte nel 2021/22.

    L’Aviva Stadium di Dublino ha ospitato una finale di Europa League già nel 2011,  quella vinta 1-0 dal Porto contro lo Sporting Braga grazie ad una rete decisiva firmata da Radamel Falcao.

    Ricordiamo infine che il giorno 22 Maggio è molto gioioso, per le squadre italiane in Europa. Il 22 maggio del 1996, la Juventus di Marcello Lippi vinse la Champions League allo stadio Olimpico di Roma contro l’Ajax. Invece il 22 Maggio 2010, l’Inter vinse Champions League e completando il fantastico Triplete.

  • L’ Allegri Bis alla Juventus finisce così, con un esonero

    L’ Allegri Bis alla Juventus quindi, termina così con un esonero alquanto strano, per “comportamenti non compatibili”, dopo la furia avuta nella finale di Coppa Italia. Strano, perché è apparso come un modo per liberare Allegri e la stessa Juventus, di un contratto pesante, oneroso e discusso, in tante occasioni. Il sostituto c’è già ed è Thiago Motta. Insomma, il tutto sembra veramente un pretesto da parte di tutti per interrompere un rapporto che non poteva davvero più andare avanti, per tanti motivi. Economici, tecnici, mercato, giocatori ecc. Un finale piuttosto triste. Allegri in quella ingiustificabile rabbia è apparso, come se avesse liberato tutta la furia accumulata e repressa in queste difficili stagioni in bianconero.