In Germania c’è una squadra che ha lavorato e sta lavorando sodo tutti i giorni per raggiungere quell’obbiettivo, quella meta tanto desiderata e voluta, è l’Inter di Antonio Conte. I neroazzurri sono pronti a giocare questa semifinale di Europa League, con la stessa grinta, determinazione, voglia che hanno avuto per tutta la stagione, uniti e pronti a sostenersi l’uno con l’altro. La gara con lo Shakhtar Donetsk non sarà semplice, non lo sarà affatto, lo sanno i giocatori e lo sa mister Conte, in primis perché è una semifinale europea e va affrontata con determinazione e massimo rispetto, e poi perché l’avversario è forte, rapido, squadra tecnicamente validissima, con l’esperienza di chi è abituata a giocare competizioni del genere.
Il tecnico neroazzurro si affiderà al suo 3-5-2 solito, che vedrà Handanovic fra i pali, linea a tre composta da Godin, De Vrij e Bastoni, sulle fasce agiranno D’Ambrosio a destra e Young a sinistra, linea di regia affidata a Brozovic con Barella e Gagliardini a centrocampo, in attacco ci saranno Lukaku, sempre più simbolo di questa squadra e Lautaro Martinez.
Mister Conte è pronto! E’ bello carico, come lo è stato per tutta la stagione d’altronde, con la consapevolezza di chi ha lavorato bene e sta tirando fuori il meglio dai propri calciatori, lo si è visto di partita in partita. Nella giornata odierna la squadra verrà raggiunta dal Presidente Steven Zhang, dal vicepresidente Zanetti e dal Direttore Sportivo Marotta, ma non per fare chiacchiere come sostengono molti, ma per essere vicini alla squadra, uniti, perché in questo momento è solo l’Inter che conta.
Categoria: Editoriale
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INTER: “UNITI VERSO LA META!”
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LORENZO PELLEGRINI E IL VALORE DELLA MAGLIA.
Quando nel 2003 un bambino di Roma inizia a dare calci ad un pallone nel mito di Francesco Totti, sogna di emularlo e di indossare la sua numero dieci. Sogna di portare sul tetto più alto d’Italia i colori giallorossi, perchè a smuovere l’animo non è il valore della vittoria ma la manutenzione romantica di una passione. E’ proprio nel 2003 che, Lorenzo Pellegrini muovi i suoi primi passi nell’Almas Roma, scuola calcio del suo quartiere. E’ un parallelismo vitale, perchè almas in latino è “anima”. Quell’anima forte e determinata che devi possedere quando, una volta approdato nella squadra che tifi (la Roma), nei giovanissimi ti viene diagnostica un’aritmia cardiaca che compromette la tua l’idoneità sportiva e i tuoi sogni da bambino che vorrebbe l’Olimpico nel suo futuro. Lorenzo Pellegrini è un ragazzo determinato, coriaceo e ha nel cuore tutto ciò che si può tingere di giallorosso. Sa cos’è la gavetta, esordisce in A con la Roma, passa in prestito al Sassuolo, si fa le ossa e torna da ragazzino prodigio nella squadra dei suoi sogni. Nella squadra che tutta la famiglia ama, nella squadra in cui un ragazzo nato solamente il 19 giugno del 1996 molto spesso ci ha messo cuore e faccia, anche in situazioni che richiedevano un’esperienza maggiore. Pellegrini è la linea di continuità che lega i colori di oggi, di ieri e del domani a Trigoria. E’ ciò che i più anziani collegano a Di Bartolomei, è ciò che i più giovani collegano alle figure guerriere e affascinanti di Totti e De Rossi. E’ il primo che corre, suda e sanguina per i colori della lupa. Il primo a faticare quando i risultati non arrivano, sempre in prima linea per richiamare all’ordine i compagni e ciò si può evincere dal post Roma-Siviglia in Europa League. Lorenzo Pellegrini è la figura casalinga, carismatica e romantica che serve alla nuova Roma di Friedkin. E’ per questo che il magnate americano ha dato l’ordine di trovare l’intesa per il rinnovo del centrocampista classe 96, eliminando clausola e pretendenti. Lorenzo Pellegrini in questo clima di incertezza e instabilità è Roma e la Roma, per questo sarà probabilmente il nuovo capitano, per questo sarà il simbolo della rinascita di una squadra che sui calciatori locali ha fondato le basi della sua bellissima ed affascinante storia. Sfamare la lupa, per sfamare i sogni della lupa stessa. Tutto questo perchè non è mai casuale il valore della maglia.
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INTER: “CON..TE TUTTA LA VITA”
” C’è chi si allena in Germania, c’è chi lavora, c’è chi sta al mare, c’è chi purtroppo scrive a caso e chi lo fa invece in maniera lucida, coerente e razionale. In casa Inter c’è una semifinale da preparare al meglio, i neroazzurri sono rimasti a Düsseldorf e lavoreranno li tutta la settimana.
Ho parlato di scrivere a caso, purtroppo si, è così, nonostante l’ottimo lavoro fatto dal mister Antonio Conte, a prescindere da come andrà l’Europa League, c’è ancora chi sta li a giudicare, a cercare sempre di seminare quella zizzania fastidiosa, cattiverie gratuite, ma perché? Forse parlare di Inter è più bello e più facile, però attenzione, perché la musica potrebbe cambiare, l’Inter potrebbe cambiare, anche se so che la cosa potrebbe non piacervi. La musica sta già cambiando, nonostante le tante chiacchiere, un gruppo di persone non indifferenti che si chiamano “tifosi”, interisti ovviamente, quelli veri, hanno detto, ridetto e ribadito il loro pensiero sul mister neroazzurro, l’ultimo messaggio tramite uno striscione che ribadiva: “Mr Conte il sogno di ogni grande club”. Ma so già e sorrido, che questo a voi non farà ne caldo ne freddo, domani avrete tempo per scrivere tante altre sceneggiature belle, coerenti e fantascientifiche.
Per fortuna che l‘Inter ha un uomo come Conte, capace di fare guscio, gruppo, essere uomo in ogni dove, trasformare le chiacchiere in lavoro, i veleni in vittorie e i successi in digestivi per qualcuno. La società è forte, l’unione fa la forza, la forza fa i successi. Buon lavoro Inter, forza mister la gente, l’Inter è Con…te!”
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ORA E’ CHIARO IL PENSIERO DI CONTE…
Lo so, lo so, è la settimana di ferragosto e dovrei essere al mare invece di scrivere “orrendi” editoriali, ma mi diverto, forse mi rilassa o forse no, però mi piace dar sfogo alle mie idee, che possono piacere oppure da cestinare.
Questa mattina dopo la classica colazione con mascherina, gel e guanti, in Lombardia si devono prendere alla lettera le precauzioni, apro diversi giornali e siti per passare 15 minuti si e no dove posso leggere le ultime novità di mercato. Oggi più che mai, con Zhang a Milano, a breve partirà con Marotta per la Germania, dove l’Inter, unica squadra italiana rimasta in Europa, è attesa da un gara difficile che potrebbe portarla in finale di un prestigioso torneo, ecco spuntare dal nulla il buon MAX ALLEGRI. Il motivo? Non lo so, ci penso poi leggo e cerco di capire…
Impossibile capire, perchè tutti o quasi riportano le stesse cose ma in maniera diversa. Forse poco informati, forse perchè il mare li attende, forse perchè parlare di Conte via dall’Inter fa vendere di più o porta più click. Non capisco e non capirò mai il perchè venga stilata la lista dei possibili acquisti di Allegri, con giocatori TOP, e quella del mister del presente e del futuro nerazzurro, dove a 45enni in pensione vengono affiancati svincolati over 35 con accordi già presi o quasi con altre squadre.
Ecco…
Lo sfogo di Antonio (mi scusi per il “TU”) probabilmente voleva far capire questo:
Non lo avete capito? E’ semplice, molto semplice
Un abbraccio, Reca -
SORRISO AMARO CHE NASCONDE GRANDI RIMPIANTI
Se guardassimo il tabellino senza far caso ai minuti in cui sono avvenuti i gol e senza far caso ai marcatori allora potremmo dire che l’Atalanta ha tenuto testa ad una grande squadra e che la classe ed il prestigio dei giocatori in campo ha avuto la meglio su una bella favola che Gasperini avrebbe potuto raccontare ai suoi nipoti tra 20 anni. Se invece abbiamo assistito al match di ieri sera o analizziamo bene quello che è riportato dai dati della partita, la parola che possiamo recitare è una sola: Rimpianto!
Adesso vediamo perché usiamo questa affermazione. Il gol del pareggio arriva al minuto 89, 89 come i minuti in cui i nerazzurri erano stati in vantaggio su Neymar & Co. , 89 come i minuti in cui si era sofferto poco e niente, 89 i minuti che avevano giustificato la presenza dei bergamaschi ai quarti di Champions e che avevano dimostrato la maturità di una squadra di alto livello. E tutto ciò diventa ancora più nero se guardiamo il gol come viene subito, rimpallo con Marquinhos che spinge in porta un pallone che finisce addosso a De Roon ed entra in rete, rocambolesco è dir poco. Andiamo avanti, 92esimo minuto vantaggio Psg che rimonta la rete di Pasalic del primo tempo, 92 come i minuti in cui l’Atalanta spreca quanto di buono aveva dimostrato ed aveva fatto in questa Champions, 92 come i minuti in cui ti crolla tutto addosso e non riesci a capire neanche come, 92 come i minuti che dimostrano che questa Atalanta forse non ha ancora quella esperienza europea che serve per affrontare queste partite. A segnare non è né Neymar, né Mbappé, né Icardi ma Choupo-Moting dopo una dormita collettiva della difesa nerazzurra.
Una partita che ha visto la solita Atalanta propositiva ed arrembante nel primo tempo che non a caso trova il vantaggio che fa sognare tutti i tifosi bergamaschi, anzi tutti gli italiani, come ha tenuto a dire Gasperini nella conferenza stampa pre partita. Nel secondo tempo invece la pressione cala, perché alla stanchezza fisica si unisce magari un po’ di compiacimento dei giocatori in maglia nerazzurra in campo per la prestazione, per la completa gestione della partita e non ultimo per il risultato, a tutto ciò magari va aggiunta un po’ di soggezione al possesso palla a tutto campo di Neymar e all’entrata di Mbappé che dà sprint ai francesi. Tutti errori che l’Atalanta in questi anni non ha mai fatto e che stasera invece hanno condizionato e parecchio il finale.
Un’altra chiave di lettura è sicuramente anche la differenza di ciò che avviene sulle due panchine all’80esimo, minuto di ingresso in campo per la squadra guidata da Tuchel dell’uomo che deciderà il match Choupo-Moting, certo assolutamente non paragonabile per valore agli altri membri della rosa, ma il camerunese ha l’esperienza adatta per giocare questo genere di partite. Invece sulla panchina affianco, quella gestita dal Gasp, due minuti dopo all’82esimo uscirà Dùvan Zapata e farà il suo ingresso in campo il giovanissimo Jacopo Da Riva. Questo appunto per dire che in Champions purtroppo il blasone ed il maggior tasso tecnico di una squadra il più delle volte decidono le partite.
Gasperini a fine partita ha dichiarato che la squadra deve essere contenta lo stesso per i traguardi raggiunti quest’anno e la grande annata complessiva tra mille difficoltà, anche se la faccia diceva tutt’altro, quel volto infatti nascondeva con l’aiuto di un sorriso amaro, la convinzione durata 89 minuti di poter superare il Psg ed arrivare in Semifinale e la delusione finale, iniziata al 92esimo minuto, per l’occasione buttata via. Mettiamola così: è stata acquisita una buona esperienza da questa squadra per la Champions del prossimo anno dopo la partita di ieri sera a Lisbona. -
VIA DYBALA? E’ FINITA LA JUVENTUS..
Fine di un ciclo non significa fine del mondo, cambiare allenatore non è un dramma, puntare su un tecnico giovane con zero esperienza non è pazzia, vendere un giocatore come Paulo Dybala potrebbe essere molto grave.
La Juventus ha fatto le sue scelte, il Presidente Agnelli ha parlato chiaramente, quindi finita l’avventura per il tecnico Sarri, sta per iniziare l’era di Pirlo. Fino a questo punto le scelte fatte dalla società sono rispettabilissime, con una Juventus che ha voglia di ritrovare entusiasmo, di ringiovanire la rosa, non a caso oggi c’è stato l’addio di uno dei tanti senatori, Matuidi, e di puntare su forze fresche come potranno essere Kulusevski e Arthur.
Parlando di mercato si stanno facendo come al solito tanti nomi, su possibili arrivi e possibili partenze, oggi è stato dato come possibile partente, Paulo Dybala. Si non sto scherzando, Paulo Dybala. L’argentino in caso di un’offerta importante potrebbe partire, offerta che dovrebbe arrivare almeno a 100 milioni di euro. Bene, tutto molto giusto, in una fase di crisi come questa 100 milioni di euro sono tanta roba. Domando, chi prendere con quella cifra? Isco, Zapata e Milik? Si, bei giocatori, buoni giocatori, valgono Dybala? Non scherziamo! Vendere un giocatore come l’argentino significherebbe uccidere la Juve, e i perché sono tanti, è un giocatore in grado di fare la differenza, un top player al pari di Cristiano Ronaldo, con una diffrenza, Paulo ha 26 anni e può ancora dare e migliorare tanto.
Ok la situazione delicata a livello economico della società, ok trovare un giocatore sacrificabile per rientrare di soldi, ma prima di prendere decisioni affrettate è bene pensarci bene, e sono certo che sia la Juventus, che il nuovo tecnico Pirlo ci penseranno e non poco, giocatori come Dybala non li trovi tutti i giorni. Forza Paulo è una “Joya” vederti giocare!
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STASERA TUTTA ITALIA SARÀ (NER)AZZURRA!
“Siamo rimasti noi, cercheremo di fare del nostro meglio. Tutta Italia tiferà Atalanta, un po’ come succede con la Nazionale. È una cosa rara, ci darà la carica per fare una bella figura”
Queste sono le parole di Gianpiero Gasperini durante la consueta conferenza stampa di ieri in vista della Final Eight tra Atalanta e Paris Saint Germain. Dopo l’eliminazione a sorpresa della Juventus contro il Lione e quella del Napoli nella gara più difficile con il Barcellona, la squadra di Bergamo è l’unica italiana rimasta in Champions League grazie alla vittoria agli ottavi di finale pre-lockdown contro il Valencia.
Ha ragione Gasperini, tutta Italia farà il tifo per la sua Atalanta, e si perché questa squadra va aldilà delle inimicizie tra tifoserie, va aldilà dell’antipatia e della simpatia e va aldilà dei pronostici. L’Atalanta è l’esaltazione del calcio, è la dimostrazione che questo sport non è fatto solo di campioni e milioni, ma è l’esempio del sacrificio, del lavoro e della ricerca. Il club bergamasco quando scende in campo oltre a lottare e sprecare ogni minima goccia di sudore di tutti i componenti della rosa, gli undici che giocano in campo e tutta la panchina pronta a soffrire ed esultare, gioca a calcio e lo fa in maniera egregia. Infatti la squadra di Gasperini è diventata il modello da seguire per molti grandi club italiani ed europei, per la fase di costruzione, per il pressing a tutto campo e per la fase difensiva.
Questa partita da una parte è fonte di pressioni per tutto l’ambiente, infatti è un test fondamentale per i nerazzurri e ormai con le prestazioni a cui ci hanno abituato hanno grosse responsabilità sulle proprie spalle, e hanno puntati i riflettori di tutta Italia se non addirittura di tutta Europa. Dall’altro lato però per questa partita, una volta scesi in campo, gli uomini di Gasperini devono essere bravi a mettere da parte i discorsi di questi mesi e devono giocarla con tutta la leggerezza e la voglia di essere a questi livelli, perché alla fine l’Atalanta non ha nulla da perdere. All’inizio il club di Percassi era la Cenerentola del gruppo ma molto probabilmente di tutta la competizione, ed ora si trova a giocare questo stranissimo quarto di finale in partita secca senza avere limiti ed obblighi.
Il PSG di Tuchel invece, dopo la vittoria anticipata della Ligue 1, è in cerca dell’affermazione anche in ambito europeo e cerca la semifinale di Champions. L’attacco stellare Neymar, Mbappé e Icardi è pronto a conquistarsi il passaggio del turno a suon di gol. I parigini non giocano da tanto, hanno disputato solo qualche amichevole e la Coppa di Francia con il Lione, vinta ai rigori, questo può essere un fattore determinante soprattutto contro una squadra fisica e atletica come l’Atalanta. La squadra francese però non dovrà commettere almeno due errori, farsi influenzare dal clima di aspettativa che circonda il club per la vittoria finale visti i milioni spesi e i campioni acquistati. Altro sbaglio ancora più grave è quello di sottovalutare i bergamaschi e giocare con sufficienza, cosa che succede spesso ai francesi, l’Atalanta ormai è una realtà affermata che ha dimostrato tutta la sua forza e non è facile da affrontare per nessuno.
Gasperini ha convocato 26 calciatori, tutti tranne Ilicic, lo sloveno è rimasto a Bergamo, tra gli altri è atterrato a Lisbona anche Gollini, nonostante il tutore alla gamba sinistra. Quindi in porta sarà schierato Sportiello con davanti Toloi e Djimsiti sicuri, mentre la posizione centrale è in ballo tra Caldara e Palomino. A centrocampo ci saranno De Roon e Freuler accompagnati sugli esterni da Gosens e Hateboer, in attacco Zapata sarà sostenuto dal Papu Gomez e da Pasalic, jolly in più di questa squadra. Tuchel invece dovrà fare a meno di Di Maria squalificato, assenza sicuramente pesante, ma compensata dal trio pesante davanti, anche Mbappé verrà quasi sicuramente recuperato, e Verratti infortunato. In porta ci sarà Keylor Navas, abituato a giocare partite del genere con la maglia del Real Madrid, difesa com Kehrer e Bernat sulle fasce e Thiago Silva e Marquinhos al centro. A centrocampo Paredes in regia e Gueye ed Herrera come mezzeali, in attacco sicuri del posto Icardi e Neymar, ballottaggio che verrà risolto all’ultimo tra Mbappé e Sarabia.
Stasera tutta Italia sarà nerazzurra, tutta Italia soffrirà ed esulterà insieme al Papu Gomez & Co., tutta Italia sarà emozionata per il passaggio del turno, che auguriamo con tutto il cuore, o sarà dispiaciuta per la fine di questa prestigiosa gita a Lisbona degli uomini di Gasperini. Ore 21, ventilatore, divano, birra e pop corn per questa partita da gustare fino in fondo. -
ANDREA PIRLO, L’IMPORTANZA DELLA SICUREZZA, L’IMPORTANZA DELLA CHIAREZZA.
L’avvento di Andrea Pirlo sulla panchina della Juventus ha ridisegnato impostazioni, usi e costumi di cui la Juventus sarriana si era spogliata. La prima mossa del bresciano è stata quella di avvisare telefonicamente gli esuberi, notificandogli che non fanno parte del nuovo progetto che l’ex eroe mondiale vuole impostare. Mossa nuova, intelligente, schietta e matura. Importante, da non dimenticare, il fatto che Sarri si portò dietro le scorie delle incomprensioni e della poca chiarezza con Emre Can e Mandzukic con tutto lo spogliato e per tutta la stagione. Pirlo incarna da allenatore, quello che era da calciatore. Nascere nell’alta pianura bresciana ti dona qualità e valori, si lavora tanto, si parla molto poco. Si è chiari, limpidi e ci si porta dietro un espressione seria che si ha solo se da Flero, si riesce ad arrivare appunto sul tetto del mondo. Andrea Pirlo sta disegnando, lo faceva splendidamente in campo, sta provando a farlo con arguzia da fresco allenatore. Il suo disegno è novizio ma vuole solidificarlo con delle linee nette, profonde e già viste nella pinacoteca calcistica torinese. “Vecchie conoscenze”, “vecchi stili” per far tornare una vecchia signora ammaccata (dopo l’esperienza semi-traumatica con Maurizio Sarri) nel pieno delle sua facoltà sportive, capace di continuare a vincere in Italia e di effettuare un upgrade nell’Europa che conta. E’ per questo che il direttore d’orchestra di Flero avrebbe richiesto : Morata, Vidal, e Pogba. Operazioni sicuramente non realizzabili contemporaneamente, molto esose e che richiedono un dispendio economico che dopo la pandemia di Covid-19 appare estremo, ma che tracciano in maniera coerente ciò che vuole Pirlo per la sua Juventus. Conoscenza dell’ambiente, affetto per la società, per i tifosi ed eccelsa qualità tecnica. Alla Juve questo serve, servono calciatori che sappiano cosa vuol dire calcare il prato dell’Allianz Stadium, vestire la maglia portata da Del Piero e Sivori. Alla Juve servono calciatori che sappiano ben sposare un progetto sempre vincente ed ambizioso ma che possano arricchire un parco di giocate individuali sempre più dipendente dai soli Ronaldo e Dybala. Andrea Pirlo lo sa, è per questo che ha richiesto “l’usato sicuro”. Un usato sicuro che posso ancora rendere veloce, imprevedibile e potente una macchina zebrata che dopo tanti anni vuole il successo europeo.