Categoria: Editoriale

  • “PRIMA L’UOMO POI IL CAMPIONE….DIEGO GODIN”

    Quando sentivo parlare di te accostato all’Inter, quando c’erano le prime voci che ti volevano nella nostra squadra, facevo salti di gioia, si felicissimo, cavolo il capitano dell’Uruguay, il capitano dell’Atletico di Madrid, Diego Godin con i colori neroazzurri, un sogno, che fortunatamente è diventato realtà.
    “Ciao Diego, probabilmente non ti saresti mai aspettato di incontrare tante difficoltà iniziali nel nostro campionato, magari qualcosina, ma non così. Come hai detto tu stesso il nostro calcio è diverso, fisico, molta tattica, e poi c’è il mister Conte, che dopo vent’anni di carriera fatta in un modo,  ti ha messo a fare il terzo di una difesa a tre. Tutto nuovo dunque, eppure, hai superato queste difficoltà con l’unica arma a tua favore, il lavoro, quel lavoro che fai con tanta umiltà e serietà. Sei un professionista serio, lo sei da sempre, in un calcio dove regnano le prime donne, strafottenza, un calcio dove chi non gioca sbatte i piedi, o quando viene sostituito fa sceneggiate contro il tecnico, tu no. Sei un uomo indispensabile per questo calcio, dentro e fuori dal campo, perché il calcio ha bisogno di valori umani.
    Dopo l’ennesima prestazione monumentale di ieri sera in Europa League, hai dato un’altra grande lezione, ma di vita,  ai microfoni nel post partita, parlando di lavoro, del rispetto verso i compagni che sono in campo al posto tuo, perché per te rispetto e parte umana vengono prima di tutto. Hai parlato di rispetto del mister e delle scelte che fa, perché viene prima la squadra e poi il resto. Ora capisco la dedica di D’Ambrosio dopo il gol, che ti ha definito un uomo e  un professionista eccezionale. Tanto di cappello.”
    Adesso più che mai l’Inter ha bisogno di Diego Godin, un fuoriclasse eccezionale, un giocatore che ha lavorato tantissimo durante il lungo periodo di quarantena e ne sta raccogliendo i meritati frutti, un giocatore che può essere di grande aiuto soprattutto in campo europeo vista la tanta esperienza che ha. Il mister Conte lo sa e punta fortemente su di lui.

  • JUVE: “FINE DELLA RICREAZIONE….C’E’ IL MAESTRO!”

    “Ma secondo te, chi sarà il nuovo allenatore della Juventus?”, “Allegri! Torna me lo sento!”, “Ma vaaaa, Conte sicuro!”, “Io vorrei Zidane o Pochettino, con loro Champions sicura!”, “Per me è il Mancio”, “E secondo te lascia la Nazionale prima degli Europei??? Ti dico Simone Inzaghi!!!!”….
    E’ andata così no? Ma si! Va sempre così, dopo un esonero del genere, lampo, neanche il tempo di sparare due nomi a caso e ti arriva quella bomba, quel nome che non ti saresti mai aspettato, Andrea Pirlo. Si si, proprio quell’ex fenomeno che solo una settimana fa aveva firmato si con la Juventus, ma under 23, neanche il tempo di pensare al nuovo percorso, alla nuova esperienza, che ti arriva la chiamata del Presidente Andrea Agnelli e ti offre la possibilità di allenare i ragazzi più grandi. E’ una follia? Ah! Per molta gente sicuro, anzi già hanno iniziato con il loro show preferito, le “chiacchiere”.
    Inizialmente l’ho pensato anche io, alla Juve sono impazziti! Anche alla Juve fanno cose strane, allora sono umani anche loro? Poco dopo la cosa ha iniziato a stuzzicarmi, questo Pirlo può essere l’uomo giusto, ma non perché è stato un grande giocatore, assolutamente, perché ha avuto la fortuna di essere allenato e di conoscere i migliori allenatori in circolazione, Ancelotti, LIppi, Conte, Allegri, in più voci da Coverciano parlano di un tecnico già super preparato e con tutte le carte per fare bene. Quindi, perché no?
    Chissà cosa passerà per la testa di Pirlo in questi giorni, credo che abbia un po’ di paura, ne avrebbe tutti i motivi, pronti via subito Juventus, già solo nominarla pesa un casino. Eppure sono convinto che questo ragazzetto classe ’79 potrà fare bene, così come ha fatto nella sua gloriosa carriera calcistica dove ha vinto praticamente di tutto. Mi piace l’idea che il Presidente Agnelli ha avuto per il suo club. Fine di un ciclo? No, meglio dire “voglia di una ventata nuova d’entusiasmo”. Ora poche chiacchiere per cortesia, facciamo silenzio, il “maestro” è pronto per cominciare la sua lezione.

  • EUROPA LEAGUE: “QUESTA INTER E’ TANTA!”

    Missione compiuta, l’Inter è in semifinale. La squadra di Conte batte per 2 a 1 i tedeschi del Bayer Leverkusen e approda in semifinale di questa emozionante Europa League. Le reti tutte nel primo tempo, con i neroazzurri che vanno in vantaggio con un immenso Barella, il raddoppio neanche a dirlo è del marziano Lukaku, di Havertz  il gol dei tedeschi.
    E’ stata una partita bellissima quella di Düsseldorf, una partita che ha evidenziato ancora una volta la crescita che sta facendo questa squadra, che somiglia sempre di più al suo tecnico Conte. Una vittoria che sottolinea la voglia di un “gruppo” di lottare l’uno per l’altro per raggiungere quell’obbiettivo che è nella mente e nelle gambe di tutti i calciatori, anche di quelli che entrano dalla panchina e non. L’Inter torna quindi a disputare una semifinale europea dopo 10 anni, l’ultima a riuscirci fu la corazzata del triplete.
    Guardando la gara, il punteggio potrebbe risultare anche bugiardo, considerando le numerosissime occasioni che hanno avuto i neroazzurri, senza mai soffrire le ripartenze della squadra tedesca, questo grazie ad una prestazione monumentale della difesa, su tutti spicca la prestazione di Diego Godin, un giocatore che superate alcune difficoltà iniziali si è ritrovato ed è tornato ad essere quel pilastro dietro fondamentale e  insuperabile. Spicca anche la prestazione di Nicolò Barella, un giocatore stratosferico per quantità, qualità, è in ogni dove senza mai strafare, fa sempre la cosa giusta al momento giusto e non mai, prestazione ingrandita e impreziosita da un gol di pregevole fattura. Oltre a Nicolò, come non menzionare Romelu Lukaku, gol a parte e record assoluto di marcature in Europa, ma dalla qualità della sua prestazione, questo ragazzo si è preso l‘Inter sulle spalle e la sta portando oltre confine, con dedizione, impegno e tanta tanta qualità.
    L’Inter c’è, L’Inter piace, è tanta roba, quale modo migliore per zittire le tante chiacchiere fatte su questo gruppo di uomini, persone, di ragazzi che lavorano ogni giorno seriamente per migliorarsi sempre di più, il lavoro alla fine paga sempre. Brava Inter, complimenti alla società, alla squadra e al tecnico che giustamente in conferenza si è lasciato andare ad un pensiero condiviso da molti: “Che bravi i miei ragazzi”. Complimenti.
     

  • JUVENTUS: “UN AMORE MAI NATO”

    Il presidente Agnelli ha mantenuto la promessa, aveva parlato di una riflessione dopo l’eliminazione dalla Champions ed eccola qua, Maurizio Sarri esonerato, dopo una sola stagione e uno scudetto vinto.
    “A volte non è sufficiente fare il compitino e basta o meglio lo puoi fare, ma non in una realtà come la Juventus, non in una realtà abituata a vincere, una società che ha nel DNA il successo. Il tecnico toscano non credo paghi solo per l’eliminazione di ieri sera, credo non sia mai scoccata la scintilla. Più e più volte in questa stagione si è vista una gestione non all’altezza della situazione, con un Sarri che si, ha portato a casa uno dei tre obbiettivi, ma l’ha fatto con una fatica tale da creare scoramento generale dentro e fuori dal campo, in più circostanze il tecnico si è presentato in conferenza stampa con toni non proprio consoni con l’ambiente bianconero, nervosismi eccessivi e risposte seccate.
    Molte volte da fuori si è avuta la sensazione generale di una gestione mai convincente e serena del gruppo bianconero, della gestione non proprio ottimale di due patrimoni come Ronaldo e Dybala. Il tecnico infatti più e più volte alla domanda: “Come vede Ronaldo e Dybala insieme?”, rispondeva seccatamente con un: “Sono io il tecnico, i due insieme non possono coesistere!” “Beh caro Maurizio non è proprio così, anzi, mi permetto, le vittorie più belle e convincenti quest’anno le hai fatte con quei due fenomeni in campo insieme, dopo la ripresa post Covid, hai ottenuto un filotto di vittorie grazie alle marcature di Cristiano e Paulo.” Senza dimenticare poi nel mezzo una finale di Coppa Italia, persa si ai rigori, ma giocata senza mordente, voglia, grinta, non da Juventus.
    Credo che ognuno dei due abbia dato qualcosa all’altro, entrambi avete portato a casa un titolo, unica differenza che per la Juve era il nono di fila, per mister Sarri il primo. Ci avete provato, non è andata, l’amore non è sbocciato, il club ora si metterà in moto e cercherà un nuovo tecnico e lo farà nel migliore dei modi ed il tecnico Sarri avrà tempo e modo per meditare su cosa non ha funzionato, per migliorarsi magari domani. Buona fortuna.”

  • “NAPULE È MILLE CULURE, NAPULE È MILLE PAURE”

    Così cantava qualche anno fa il grande Pino Daniele nella sua canzone “Napule è”. Colori. Ce ne sono tanti; l’azzurro della maglia della squadra partenopea, azzurro come il cielo che sovrasterà il Camp Nou in una serena e calda sera di piena estate, inusuale per una partita di Champions, “azúl” come il colore della camiseta catalana a cui si unisce il “grana” che inietterà gli occhi dei giocatori di Setién, che guardano la Champions come il drappo rosso teso dai toreri, rosso a rappresentare la rabbia dei balugrana dopo la mancata vittoria della Liga. Il nero che in questo momento ricopre i cuori degli spagnoli, particolarmente colpiti negli ultimi tempi da questo maledetto virus, così come quello degli italiani che continuano ad avere perdite. Il verde della speranza di uscire da questo periodo tremendo ed il verde del campo, quel prato che stasera si ergerà a giudice e darà il suo verdetto indicando chi resta e chi abbandona la competizione europea più importante ed amata.
    Paure. Quelle ci sono sempre e soprattutto in un ritorno di un ottavo di Champions così in bilico e così strano. Da una parte il Napoli che come non può avere paura, mischiata a rispetto per uno dei migliori, se non il migliore giocatore del Pianeta, e per una squadra di veri fenomeni, per uno stadio nel quale il Napoli gioca per la prima volta e che pur vuoto trasmette strane sensazioni ed emozioni. Paura miscelata anche alla voglia di arrivare finalmente ai quarti di finale di Champions ed affermarsi definitivamente anche sui grandi palcoscenici europei. Dall’altra parte la paura di Setién che sente sotto la panchina bollire e sfuggirgli per la prossima stagione, la paura di Bartomeu di poter uscire dalla massima competizione europea prima dell’inizio del suo ultimo anno di presidenza, la paura di tutto il gruppo e dei veterani soprattutto che vogliono alzare la coppa dalle grandi orecchie per quella che può essere una delle ultime possibilità.
    Il motto che descrive questa sfida è “quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”. Rino Gattuso quando si trattava di essere duro rispondeva sempre presente da giocatore e lo sta dimostrando anche da allenatore. Quella durezza che il tecnico calabrese trasmette ai suoi giocatori piazzando sul loro viso il ringhio che serve per giocare queste partite di sofferenza tattica e mentale. Il Barcellona che nei periodi duri, come quello che vive attualmente, dà sempre il meglio di sé e anzi pare esaltarsi. Duri come quei dati che sembrano condannare il Napoli, perché il Barcellona nel proprio stadio in Champions perde raramente e duri come i numeri di Leo Messi che vuole raggiungere a tutti i costi CR7 nella classifica dei migliori marcatori nelle competizioni europeee e portare la sua squadra di cui ora è capitano ai quarti e poi alla finale dell’Estádio do Sport di Lisbona.
    Il Napoli arriva con la rosa al completo al suo particolare debutto al Camp Nou, recuperato anche Insigne dopo i problemi al tendine avuti in settimana, potrebbe anche partire titolare con Mertens e Callejon. In difesa si rivede Manolas che dovrebbe affiancare Koulibaly, mentre sulle fasce confermati Di Lorenzo e Mario Rui. Centrocampo titolare con Demme, Ruiz e Zielinski. Situazione diversa per il Barcellona che non può contare sul lungodegente Dembelé e sull’altro infortunato Umtiti. Inoltre saranno assenti anche Vidal e Busquets squalificati. Possibile difesa a tre con Semedo schierato terzo a destra, centrocampo con De Jong e Rakitic e poi i tre maestri in avanti a dirigere. Stasera alle 21 non prendete impegni, tutti sul divano ad assistere a questa corrida nel caldo di agosto tra gli azzurri di Gattuso che sfidano nella sua tana la banda di Messi.

  • CHAMPIONS LEAGUE: “UN SUPER RONALDO NON BASTA, JUVE FUORI!”

    Che non fosse una partita facile lo si era già capito nei giorni scorsi, che la Juventus di quest’anno non sia stata la solita squadra che siamo stati abituati ad ammirare è agli occhi di tutti, che Sarri abbia la sua dose di colpe è fuori discussione, che Ronaldo sia un fuoriclasse immenso è l’ennesima conferma.
    La Juventus esce dalla Champions, lo fa nel modo più amaro. Dopo la gara d’andata persa per 1 a 0, i bianconeri erano chiamati a fare una partita gagliarda, ma come è successo spesso in questa stagione la squadra è andata a sprazzi, andando prima sotto con un rigore dubbio siglato da Depay per poi pareggiare di nuovo con un penalty molto generoso messo a segno da Cristiano Ronaldo. Nella ripresa i bianconeri ci provano con il solito fenomeno, che va a segno con una magia di sinistro, una sassata violentissima che non da scampo a Lopes. Nel finale esce in lacrime dopo l’ennesimo infortunio Paulo Dybala, in una serata nella quale le cose non sono proprio girate per il verso giusto.
    La delusione in casa bianconera è tanta, non solo per il risultato, ma soprattutto per la prestazione. Una squadra spenta, lenta, macchinosa e prevedibile, tenuta in vita dalle giocate del solito marziano CR7. E ora? Cosa succederà in casa bianconera? Sicuramente il tecnico Sarri non sarà più così tranquillo come nei giorni scorsi, non tanto per oggi, ma un’eliminazione così netta unita ad una stagione tutt’altro che brillante, con numerosi alti e bassi, potrebbe aprire nuovi clamorosi scenari in casa Juventus.
     

  • JUVENTUS: CHI SARA’ IL REGISTA DELLA PROSSIMA STAGIONE?

    Quando nel 2015 a Napoli arrivò Maurizio Sarri ci furono tanti cambiamenti, per la maggior parte azzeccati, tanti nuovi meccanismi e in contemporanea tanti buoni rapporti che durano nel tempo. Tra questi c’è da ricordare sicuramente la sinergia nata tra il tecnico toscano, che finalmente aveva trovato il suo regista di centrocampo, e Jorge Luiz Frello Filho, meglio conosciuto con il nome di Jorginho, che aveva trovato finalmente la sua giusta sistemazione in campo. Questo rapporto è continuato anche al Chelsea, infatti quando Sarri arrivò a Londra chiese subito come primo acquisto il centrocampista italo-brasiliano, che non si fece distrarre e tentare dalla strada che poteva portarlo da Pep Guardiola, ma raggiunse il suo mentore a Stamford Bridge.
    La storia potrebbe ripetersi ancora. Infatti Sarri la scorsa estate aveva in rosa un certo Pjanic, eletto miglior centrocampista della stagione 2018-19, e la società bianconera non aveva alcuna intenzione di cederlo. Ora invece che il bosniaco andrà al Barcellona, il tecnico ex Napoli ed Empoli potrebbe approfittarne per arrivare al suo pupillo. Arthur è un ottimo giocatore giovane, tecnico e dinamico ma non può giocare davanti alla difesa, tra quelli in rosa è stato provato Bentancur, ma le sue caratteristiche sono altre. Allora tocca risolvere il problema regista.
    Lampard ha difeso più volte Jorginho dalle critiche e lo ha confermato al Chelsea, alle parole però non sono seguiti i fatti. Infatti per prima cosa il centrocampista ex Napoli è stato tenuto fuori più di una volta durante la stagione ed inoltre a ciò si aggiungono le voci di mercato che parlano di un interesse dei Blues per Brozovic e Sabitzer, guarda un po’ giocatori che ricoprono lo stesso ruolo di Jorginho. Ecco allora che la Juve diventa più di una possibilità ed una reale e al momento unica candidata per arrivare al regista Blues. L’ostacolo principale è la cifra da spendere, 40 milioni circa, ma potrebbe trovarsi una modalità di pagamento alternativa. In caso di mancato successo della trattativa la Juve potrebbe virare su Locatelli, ottimo giocatore sicuramente che ha quelle caratteristiche di impostazione ma sarebbe comunque un piano b.
    Tutto questo se diamo per scontato che Sarri sarà l’allenatore dei bianconeri anche nella prossima stagione, ma l’acquisto del centrocampista brasiliano dal Barcellona e l’interesse per Jorginho sembrano confermare la permanenza dell’allenatore toscano a meno di possibili ribaltoni. Di certo c’è solo che il tecnico bianconero nel caso in cui restasse vorrebbe l’acquisto del suo pupillo a Torino al posto di Pjanic, affiancato da due calciatori di tecnica e qualità come Bentancur e Arthur. Vedremo se alla fine Jorginho risponderà alla chiamata, il dubbio c’è certo non perché si metta in discussione la volontà del calciatore di tornare in Italia, di ritrovare Sarri e di mettersi in mostra per l’Europeo, ma considerando la volontà e le pretese del Chelsea. Tutto fa credere però che le strade dei due dopo Napoli e Londra si rincrocino anche a Torino.

  • EUROPA LEAGUE: “ROMA HAI FATTO LA STUPIDA STASERA”

    Il ritorno della Roma in Europa League non è andato di certo come se lo sarebbero aspettato, o meglio c’è modo e modo di perdere le partite.
    A Duisburg, la squadra di Paulo Fonseca cede al Siviglia di Lopetegui, 2 a 0, partita decisa nel primo tempo dalle reti di Reguilon ed En-Nesyri. I giallorossi vengono completamente annullati dalla squadra spagnola, nettamente superiore, più pimpante, più organizzata e soprattutto più convinta.
    Il tecnico Fonseca non si nasconde, anzi, nel dopo partita è visibilmente amareggiato e deluso, durante l’intervista ha riconosciuto più volte i meriti del Siviglia e ha detto di aver ampiamente meritato la sconfitta, assumendosi completamente tutte le responsabilità della disfatta giallorossa, senza cercare alibi o scuse.
    Non l’ha mandata a dire nemmeno il centravanti giallorosso Edin Dzeko, il bosniaco in fatti è stato un fiume in piena, non ha risparmiato nessuno. L’attaccante visibilmente deluso e arrabbiato ha parlato di una gara dove la sua squadra è stata completamente surclassata dagli avversari, una gara dove il Siviglia è stato nettamente superiore sotto tutti i punti di vista. Il bosniaco ha detto di una partita dove la Roma in 90 minuti più il recupero è riuscita a tirare in porta una sola volta, quando invece era stata programmata tutt’altra gara da giocare. Dzeko ha concluso le sue dichiarazioni riconoscendo che la Roma al momento è molto indietro e ci vorrà tempo e lavoro per fare quel salto di qualità importante.
    La Roma è stata eliminata, potrà trovare una magra consolazione con il cambio di proprietà, finita infatti da oggi l’era Pallotta, in una giornata purtroppo non da ricordare da un punto di vista sportivo.

  • MILAN, PAROLA D’ORDINE: CONTINUITA’. LA CHAMPIONS NON E’ PIU’ UN SOGNO PROIBITO

    Nel post lockdown il Milan ha subito una evidente trasformazione, da brutto anatroccolo a principe azzurro. Il lavoro di mister Pioli ha portato i suoi frutti e i miglioramenti dei singoli e del collettivo non passano indifferenti ma allo stesso tempo non sorprendono l’allenatore rossonero che ha più volte sostenuto che per crescere, il bisogno di tempo è inevitabile. Esatto, il tempo, quel tempo che negli ultimi anni il club di via Aldo Rossi non è stato in grado di gestire nel migliore dei modi. Purtroppo le grandi piazze, si sa, pretendono il meglio e lo pretendono subito. La pazienza è una caratteristica rara da trovare nei grandi club, sopratutto quando ti chiami Milan e hai un passato glorioso che non fa altro che starti con il fiato sul collo. Probabilmente, anzi quasi sicuramente, tanti dei protagonisti passati tra le fila rossonere delle ultime stagioni, non avevano le spalle abbastanza larghe da poter sostenere l’inevitabile pressione di un ambiente desideroso di tornare ai palcoscenici che gli competono. Ora qualcosa sembra essere cambiato, ma cambiato davvero. Ciò non vuol dire che tutti i fantasmi passati siano magicamente scomparsi, ma dalle ceneri prima o poi bisognerà pur sempre risorgere. Spesso, nelle ultime stagioni, si è visto un Milan senza anima, quell’anima che sembrerebbe essere ritornata prepotentemente. Un Milan padrone del gioco, sempre propositivo, divertente, affamato. Nel 2020 si è visto un Milan, che a differenza del passato, alla prima difficoltà non si nasconde e non scompare dal campo, ma bensì reagisce dimostrando di essere squadra, squadra vera. Dal ritorno in campo contro il Lecce, i rossoneri hanno inellato 9 vittorie, 4 pareggi e 0 sconfitte, con 35 gol all’attivo e 12 subiti. Numeri importanti, soprattutto a livello di realizzazioni. Il principale tendine d’achille dei rossoneri era proprio il reparto offensivo, reo di sparare a salve ed essere poco efficace e prevedibile. Ora tutto sembra essersi ribaltato. A fare la differenza sicuramente il grande lavoro fatto sui campi di allenamento ma anche l’arrivo di un volto già noto in quel di Milanello: Zlatan Ibrahimovic. Si è presentato dichiarando: “quando hai l’occasione di fare gol devi sfruttarla, devi ammazzare” e a quanto pare il messaggio è stato recepito velocemente, forte e chiaro. L’arrivo dello svedese ha giovato a tutti i componenti della squadra, sia a livello tecnico, sia a livello mentale. Serviva una scossa ed è arrivata proprio a margine del suo arrivo. Sarà una coincidenza? Il Milan ha cambiato volto ed è tornata a vincere convincendo. Ora la parola d’ordine è: continuità. Il rinnovo di Stefano Pioli è più che meritato ed è la dimostrazione che ora le idee sembrano essere chiare. Dispiace non essere riusciti a raggiungere direttamente la qualificazione ai gironi di Europa League ma, anche partendo dai preliminari, l’importante era ritrovare il profumo d’Europa. Ora serve programmare il futuro con l’obiettivo di dare continuità all’ottimo processo di crescita dimostrato e puntellare la rosa con innesti funzionali e che possano far fare il salto di qualità definitivo ad una squadra che deve e può puntare alla qualificazione alla Champions League. Con Donnarumma tra i pali pui dormire sonni tranquilli e il suo rinnovo sembra essere ai dettagli. La difesa ripartirà dagli intoccabili Romagnoli ed Hernandez, con la conferma di Kjaer, riscattato dal Siviglia. Gabbia dovrebbe essere riconfermato e uno tra Musacchio e Duarte potrebbe lasciare Milano. Interessano Milenkovic, Todibo e Fofana per il ruolo di centrale. Laxalt dovrebbe partire (si parla dell’interesse della Lokomotiv Mosca) e torna di moda il nome di Robinson del Wigan per rimpiazzarlo. Sulla destra il Milan cerca un nuovo titolare, per il quale si fanno i nomi di Aurier, Dumfries ed Emerson, rispattivamente di Tottenham, PSV e Barcellona. Conti dovrebbe rimanere, mentre Calabria è sempre più vicino ai titoli di coda (su di lui Torino, Betis e Siviglia). A centrocampo Bennacer e Kessie non si toccano. Con la partenza di Bonaventura e Biglia che non hanno rinnovato, i rossoneri cercheranno almeno due innesti di qualità. Un nome è quello di Bakayoko che potrebbe tornare in rossonero dopo la stagione in prestito nel 2018/19 condita da 31 presenze e 1 gol. Gli altri profili sono quelli di Roca dell’Espanyol, seguito anche dal Lipsia, Myranchuk della Lokomotiv Mosca (potrebbe rientrare nell’operazione Laxalt) e Pessina, che i rossoneri potrebbero pagare la metà del suo valore come da accordi contrattualizzati con l’Atalanta. Krunic potrebbe finire al Torino dell’ex Giampaolo. Difficile l’arrivo di De Paul per il quale l’Udinese spara alto: 40 milioni di euro. La stagione opaca di Paqueta potrebbe spingere i rossoneri ad utilizzarlo come contropartita per l’acquisto di Milenkovic della Fiorentina. Calhanoglu confermatissimo. Sugli esterni i rossoneri ripartiranno dalla conferma del giovane Saelemaekers, riscattato dall’Anderlecht, Castillejo, Rebic e Leao. Sul portoghese pare ci siano gli occhi del Real Madrid, ma il Milan non è intenzionato a privarsene. Negli ultimi giorni rimbalzano le voci di un forte interessamento nei confronti di Federico Chiesa, che sarebbe stato richiesto direttamente da mister Pioli. Il suo arrivo però è molto difficile vista la tanta concorrenza per il giocatore (Juventus e Inter su tutte). A giorni potrebbe arrivare il tanto atteso rinnovo di Zlatan Ibrahimovic a cui Pioli darà le chiavi dell’attacco. A prescindere dalla conferma dello svedese, al Diavolo servirebbe un’altra prima punta e l’ideale potrebbe essere l’acquisto di un giovane di prospettiva che possa crescere sotto la sua ala. Scamacca del Sassuolo e Vlahovic della Fiorentina i nomi che potrebbero interessare. Più complicato l’arrivo di Jovic dal Real Madrid, che difficilmente accetterebbe il ruolo di comprimario, anche a fronte della necessità di giocare in vista dell’Europeo. Di nomi se ne fanno tanti, il calciomercato ti spinge a sognare e spesso i sogni diventano realtà. Non ci resta che aspettare, ma viste le premesse è lecito pensare che per il Milan che verrà il sogno di ritornare a giocare la Champions League non è più proibito.

  • INTER: “L’IMPORTANZA DEL GRUPPO!”

    Una vittoria meritata, sofferta, ruvida, molto fisica, una gara “sporca” proprio come l’aveva definita il mister Antonio Conte.
    “L’Inter torna in Europa, lo fa battendo per 2 a 0 il Getafe, in una gara insidiosa, in un campo neutro, ma lo fa con grande determinazione e forza, con la consapevolezza di chi sa di essere un gruppo importante, che sta seguendo alla lettera i comandi del tecnico e ne sta traendo beneficio. La gara ci ha confermato l’ottimo stato di forma, quinta gara consecutiva senza subire reti, un trio difensivo eccellente, dove De Vrij conferma di essere il miglior centrale che c’è in circolazione in questo momento, un Romelo Lukaku che è sempre più leader di questa squadra, ieri gol numero 30 in stagione eguagliando il record di Eto, un Nicola Barella che avrà corso mille chilometri, fatto tanta densità e offerto tanta qualità.
    L’importanza di fare e avere un gruppo è stata la chiave per disputare un ottimo campionato e che sta portando i suoi frutti anche in Europa, basti guardare ieri sera al minuto 81, entra in campo Christian Eriksen, come gli è capitato spesso negli ultimi tempi, si mette a disposizione umilmente e con grande impegno, perché ha capito che gli equilibri e la squadra vengono prima di tutto, al minuto 83 chiude la gara con un gol pesantissimo in un’azione molto bella, impostata proprio da lui.
    Questa Inter sta prendendo una forma importante, una mentalità vincente, e lo sta facendo grazie al lavoro di una grande società che ha avuto il merito di affidarsi ad una buona dirigenza e al miglior tecnico che al momento c’è in circolazione, lavorando uniti, insieme l’Inter potrà tornare dove merita.”