Il NAPOLI ED IL PROBLEMA DEI DOPPIONI

Nelle ultime due stagioni, quindi praticamente possiamo dire nel post Sarri, il Napoli ha intrapreso un percorso all’inverso. Anziché porre come rampa di lancio il bel gioco visto sotto la guida dell’allenatore toscano, ha peggiorato sempre di più con Ancelotti e, pur riprendendosi a livello di risultati e successi, ha modificato totalmente il suo aspetto con Gattuso. Infatti possiamo dire che quella squadra che arrivò a 91 punti e fece si che il Sarrismo diventasse un termine enciclopedico, sia pian piano nel tempo sfumata e cambiata del tutto attraversando gravi periodi di crisi. Quest’anno l’umore della piazza è rinato dopo la vittoria della Coppa Italia e una serie di buoni risultati in campionato che hanno rimesso il Napoli in carreggiata per la qualificazione in Europa League, grazie al grande contributo di Gennaro Gattuso. Quest’ultimo infatti, a differenza di Ancelotti che è sembrato volesse riproporre il gioco di Sarri, ma con scarsi risultati, ha stravolto lo schema tattico della squadra. Gli azzurri da che potevano considerarsi sempre padroni del gioco e della partita, si sono ritrovati a doverla spesso subire, a porre sul viso quel “ringhio” del proprio allenatore, a soffrire e saperlo fare e sfruttare poi le poche occasioni che le venivano concesse per stanchezza o disattenzioni degli avversari. Le due partite di Coppa Italia sono l’esempio lampante di quest’analisi.
Il problema principale che ha portato a tutto questo non è soltanto legato alla gestione tecnica degli allenatori dal 2018 in poi, ma soprattutto a delle sessioni di calciomercato che non si sono dimostrate all’altezza, con i trasferimenti dei big, della spina dorsale della squadra, che non sono poi stati rimpiazzati nella giusta maniera.
Sarri negli anni a Napoli ebbe un’intuizione che si rivelò grandiosa, diede la giusta collocazione in campo a Jorginho. L’italo-brasiliano, prelevato dal Verona nel 2013, con Benitez era posizionato come mezzala o nei due di centrocampo alle spalle del trequartista, dove pestava i piedi al compagno di reparto e dove non riusciva ad esprimere al meglio le sue capacità di verticalizzazione e di visione di gioco. Sarri lo mise in cabina di regia e da lì divenne il motore della squadra, lo smistatore di palloni ed il dispensatore di giocate lungimiranti. Dopo la sua cessione non è stato mai acquistato un sostituto, Ancelotti provò Hamsik in quella posizione che fece bene tutto sommato, la squadra aveva equilibrio e produceva calcio, ma a gennaio venne ceduto anche il capitano e da lì è iniziato il blackout. Sono passate tre sessioni di trasferimenti dall’addio dello slovacco e solo in quest’ultima sono stati acquistati Lobotka e Demme per quel posto davanti alla difesa che nel calcio moderno fa la differenza di una squadra. E se andiamo a vedere bene i due nuovi acquisti di gennaio nelle loro precedenti esperienze erano mezzala il primo al Celta Vigo e mediano interdittore il secondo al Lipsia, non dei veri e propri registi, andando così a creare dei doppioni in rosa con giocatori già presenti nell’undici titolare. Ecco perché si insiste per Veretout della Roma, di cui se ne era già parlato lo scorso luglio.
Lo stesso discorso va fatto per quello che poteva considerarsi in primis l’uomo d’esperienza e la spalla perfetta di Koulibaly e poi il cosiddetto regista difensivo, Raùl Albiol. Lo spagnolo è stato ceduto lo scorso luglio al Villarreal, e sia chiaro non è un errore la sua cessione, era comunque avanti con gli anni e si è assecondato il suo desiderio di voler tornare in patria. L’errore sta nel non averlo sostituito con criterio, ma prendendo un giocatore con un nome prestigioso e che piaceva alla piazza, parliamo di Kostas Manolas, ma non così funzionale al fianco di Koulibaly. Il greco è un giocatore di altissimo livello ma che alla Roma non si occupava dell’impostazione, a quello ci pensava Fazio, i suoi compiti erano il recupero palla, lo scatto e la scappata difensiva con i tempi giusti, il contrasto nel possesso avversario e la lotta sulle palle alte. Caratteristiche tipiche anche del suo compagno di reparto come Kalidou Koulibaly. I due sono centrali con le stesse peculiarità e infatti si spiega che dal momento in cui è stato provato Maksimovic al fianco del senegalese, le trame di gioco e il possesso arretrato sono iniziati a cambiare in positivo. E così si spiega anche l’interesse della società partenopea per un giocatore come Pezzella, regista arretrato e uomo di esperienza da porre vicino a Manolas nel caso in cui Kalidou partisse.
Il problema principale del Napoli in questi anni è nato dal mercato che non ha sfruttato al meglio per sostituire i giocatori che andava a cedere e quando ha cercato di farlo lo ha fatto acquistando doppioni di giocatori che già erano presenti in rosa; grande merito quest’anno a mister Gattuso che ha risollevato un ambiente del tutto demotivato. Ora si cerca di riparare quanto non è stato fatto in passato e Veretout e Pezzella sembrano gli obiettivi principali in questo senso.