Quello del ritiro è forse il passo più importante nella vita di un calciatore. Quando si chiude il sipario, si viene avvolti dalla malinconia e dalla nostalgia, quella dei bei momenti passati insieme ai compagni tra campo e spogliatoio. Eppure la fine di un percorso, fa parte della vita. Per Samir Handanovic oggi è così. Si chiude la sua storia d’amore con il campo da calcio e comincerà una nuova avventura, da capire se come allenatore o dirigente. I guantoni hanno da sempre fatto parte della sua vita, sin da piccolo. Nato in Slovenia, sbarca ad Udine giovanissimo, pieno di sogni e di speranze. Le qualità di certo non gli mancano e quindi non ci mette tanto a guadagnarsi la titolarità tra i pali dei Bianconeri. Samir, in Friuli, si rende autore di interventi mostruosi che dimostrano come ci si trovi davanti ad un portiere potenzialmente top.
Il grande salto arriva nel 2012, quando l’Inter bussa alla porta dell’Udinese e decide di acquistarlo. Handanovic ha il merito di aver vissuto alcuni tra i peggiori anni della storia dei Nerazzurri, l’addio di Moratti, l’arrivo di Tohir e l’abbandono di quest’ultimo per passare il testimone a Suning. Quelle sono state stagioni veramente dure ma Samir c’è sempre stato, decidendo di rimanere per amore anche di fronte all’interessamento di top club. Questa scelta l’ha ripagato, consentendogli di diventare uno dei leader della rosa. Un leader dal carattere silenzioso ma che soltanto con lo sguardo riusciva a far capire ciò che volesse.
Lui è stato il presente e il passato del Biscione e forse l’unica delusione è il non aver giocato la finale di Champions League ad Istanbul, anche se in mezzo ci sono uno Scudetto e una Coppa Italia, vinte da titolare. Purtroppo nell’ultima stagione è stato rimpiazzato da Onana, per via della sua età e del suo non essere più troppo in forma. Questo gli ha fatto capire che forse era arrivato il momento di dire addio, all’Inter e al calcio giocato. Sì perchè l’idea di accasarsi ad un altro club non ha mai attraversato la mente di Handanovic, per via del suo essere troppo legato ai Nerazzurri.
Le storie d’amore esistono anche nel calcio e quella tra il portiere sloveno e il Biscione ne è la dimostrazione, la sofferenza e la tristezza del separarsi e la forza di non riuscirci. Quando scegli lo stemma a discapito dei trofei che avresti potuto vincere con altri club, dimostri affetto e riconoscenza. Quella che, ad oggi, nessun calciatore riesce più ad avere in un calcio in cui vincono solo i soldi e mai i sentimenti. Per chiudere, è doveroso ringraziare Handanovic, per quello che ha dato alla Serie A e per quello che ha dato ai ragazzini che si sono affacciati al mondo del calcio con i guantoni tra le mani. Sipario chiuso, arrivederci Samir.