Paolo Nicolato, commissario tecnico dell’Italia Under 21, ha così parlato in conferenza stampa dopo il successo degli azzurrini contro l’Irlanda, che vale la qualificazione agli Europei del 2023: Alla fine ce l’abbiamo fatta? “Sono molto soddisfatto non tanto del risultato, che è frutto di un merito. A volte il merito non aiuta ma mi sarebbe scocciato non farcela in un girone che abbiamo legittimato in piano. Ci siamo reinventati più volte, abbiamo fatto esordire 43 giocatori, c’è stata una continua evoluzione, un continuo risolvere problemi. Dalle sofferenze ne siamo usciti con grande forza. Una partita di grande livello”. Sulle sorprese, come Cambiaghi? “Lo prendo un complimento come staff. Credo che ci siano i giocatori bravi. Quanto bravi, se ai massimi livelli non lo so dire. Ma con un po’ di inventiva e coraggio questi ragazzi ti restituiscono molto. Io credo che bisogna avere coraggio di credere in loro, perché senza coraggio non c’è possibilità. Vorrei ringraziare tutti e 49 i giocatori che ho convocato. Abbiamo ottenuto un grande obiettivo, per come è venuto e per come lo abbiamo ottenuto. Mostrando allegria”. Dov’è l’Italia nel panorama europeo? “Dobbiamo crescere, non tanto in qualità ma in numeri. Non siamo produttivi in numeri di giocatori di alto livello. Ci sono giocatori di alto livello, di buon livello. Non possiamo dire che siamo tantissimi tant’è che scoviamo giocatori che giocano poco nei club”. Sulle difficoltà da ct? “È stato un periodo duro, tra gli infortuni e le convocazioni massicce della Nazionale A. Ma abbiamo superato questa prova alla grande”. Da qui a un anno cosa succederà? “L’auspicio è quello di essere fortunati nei sorteggi. Non lo siamo stati l’ultima volta. E poi essere fortunati di arrivare nel periodo con i giocatori che stanno bene”. Sulla difesa a 3?,“Gioca chi sta meglio. L’allenatore moderno non si deve fissare su un modulo. Ho sposato questa linea anche perché le situazioni mi hanno portato a trovare determinate soluzioni”. Ancora sulle difficoltà di pescare nel serbatoio italiano? “Nessun sistema che non curi i giovani ha futuro”. Lei sogna un ciclo come Azeglio Vicini e Cesare Maldini? “Di volta in volta la Federazione sceglierà il meglio in cui crede. Io sono orgoglioso di essere qui, ma non mi faccio domande”. Le manca la quotidianità? “Da uomo di campo sì ma l’esperienza in Nazionale è appagante, anche a livello internazionale”.