Torna in libertà l’ex capitano del Lecce Fabrizio Miccoli ad oltre sei mesi dal suo arresto per la condanna divenuta definitiva a 3 anni e 3 mesi di reclusione con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. A restituirgli la libertà è stato il Tribunale di Sorveglianza di Venezia (Miccoli era detenuto nel carcere di Rovigo) che ha accolto il ricorso del suo avvocato, il legale Antonio Savoia. Miccoli potrà tornare ad allenare nella scuola calcio da lui fondata sulla base dell’affidamento in prova che il Tribunale gli ha accordato. Certo, dovrà rispettare alcune prescrizioni come non rientrare in casa dopo la mezzanotte e non frequentare pregiudicati ma di certo il provvedimento era atteso dall’attaccante e dalla sua famiglia oltre che dai tanti amici e colleghi che, in questi mesi, gli hanno fatto sentire tutto il proprio sostegno durante la permanenza in una cella. Il giocatore salentino, con un passato con le maglie di Juventus, Fiorentina, Perugia e Palermo, era detenuto dal 22 novembre del 2021 quando si era presentato nel carcere della cittadina veneta accompagnato dal suo avvocato dopo che la Corte di Cassazione aveva rigettato il ricorso dell’ex capitano giallorosso confermando la sentenza emessa a gennaio 2020 dalla Corte d’Appello di Palermo. Secondo le indagini confortate dalle risultanze dibattimentali, Miccoli aveva chiesto a Mauro Lauricella, figlio di Nino, un mafioso del quartiere Kalsa a Palermo, di chiedere la restituzione di diverse migliaia di euro all’imprenditore Andrea Graffagnini per conto del suo amico Giorgio Gasparini, con un passato come fisioterapista del Palermo Calcio. La vicenda risale ormai a oltre 10 anni fa e quei soldi erano frutto della cessione della discoteca Paparazzi di Isola delle Femmine. In alcune intercettazioni telefoniche raccolte nel corso delle indagini, Miccoli e Lauricella in auto avrebvbero poi offeso la memoria del magistrato Giovanni Falcone assassinato da Cosa Nostra nella strage di Capaci. “Quel fango di Falcone, quel fango di Falcone”. In un’altra occasione i due furono intercettati mentre davano appuntamento ad un amico con queste parole: “Ci vediamo davanti all’albero di quel fango di Falcone”. A nulla, in tutti questi anni, erano servite le scuse pubbliche di Miccoli che, in lacrime, ha cercato dapprima la clemenza dell’opinione pubblica e poi il perdono giudiziario che, però, non è arrivato. Ora l’ex bomber salentino può tornare ad esultare e a riabbracciare la sua famiglia. Per Fabrizio, poi, ad una settimana esatta una gioia in più dopo la promozione in serie A del suo Lecce, la squadra per la quale ha sempre tifato e di cui ha indossato la fascia di capitano negli ultimi anni della sua carriera.