Tag: Champions League

  • INTER: NAINGGOLAN PRESENTE, VECINO FUORI DALLA LISTA CHAMPIONS

    Alla fine il ritorno di Nainggolan al Cagliari è sfumato, il centrocampista belga è rimasto all’Inter e allora lo si può considerare un uomo importante che può ritagliarsi il suo spazio all’interno del centrocampo di Conte, ecco perché farà parte della lista Champions per la prossima fase a gironi. Fuori invece Vecino che dovrà restare ai Box fino a Dicembre dopo l’intervento chirurgico e quindi non disponibile, oltre anche alla scelta di non convocare il terzo portiere Daniele Padelli.
    Ecco tutta la lista completa per la fase a gironi dell’Inter scelta da Antonio Conte:
    1 Samir Handanovic, 97 Ionut Andrei Radu,  2 Achraf Hakimi, 5 Roberto Gagliardini, 6 Stefan de Vrij, 7 Alexis Sanchez, 9 Romelu Lukaku, 10 Lautaro Martinez, 11 Aleksandar Kolarov, 12 Stefano Sensi, 13 Andrea Ranocchia, 14 Ivan Perisic, 15 Ashley Young, 22 Arturo Vidal, 23 Nicolò Barella, 24 Christian Eriksen, 33 Danilo D’Ambrosio, 36 Matteo Darmian, 37 Milan Skriniar, 44 Radja Nainggolan, 77 Marcelo Brozovic, 95 Alessandro Bastoni.
     

  • CHAMPIONS LEAGUE: LIVERPOOL, AJAX E MIDTJYLLAND LE AVVERSARIE DELL’ATALANTA

    L’Atalanta di Gian Piero Gasperini è stata sorteggiata nel girone D insieme al Liverpool, Ajax e Midtjylland.
    Un girone dove regna il bel gioco, la Dea dopo aver affrontato nella scorsa stagione il Manchester City sfiderà infatti la squadra di Klopp, i campioni in carica della Premier League. Nella strada dell’Atalanta anche l’Ajax semifinalista di Champions nel 2019 e la squadra rivelazione degli ultimi preliminari, i danesi del Midtjylland che hanno eliminato in rimonta lo Slavia Praga e quindi non da sottovalutare.
    Si gioca la Champions League, mai nessuna squadra è facile da battere ma all’Atalanta poteva andare sicuramente peggio, affronterà tutti a viso aperto in un girone che vivrà da protagonista, consapevole della sua forza e forte dell’esperienza acquisita nella scorsa stagione. Affrontare il Liverpool sarà un altro banco di prova molto importante ma come anche detto da Gasperini è bene sfidare queste tipo di squadre in Europa per crescere e diventare sempre più forti.
    Probabilmente passare il turno significa giocarsela con il gruppo di Erik Ten Hag ma conoscendo la Dea farà della sua intensità il punto di forza. L’unicità che accomuna il Gruppo D è il gioco di queste squadre molto simile tra loro e sicuramente non ci annoieremo.
    Certamente trovare l’Atalanta nell’urna non è stata una fortuna per gli altri club perché ormai tutti sanno della forza della Dea.

  • SORTEGGIO DAY UEFA CHAMPIONS LEAGUE

    Oggi è il giorno dove a Ginevra alle ore 17.00 verranno sorteggiati i gironi della Uefa Champions League 2020-2021, da seguire con attenzione il percorso delle italiane con Juventus, Inter, Atalanta e Lazio.
    Queste sono le quattro fasce suddivise che seguiranno il sorteggio:
    PRIMA FASCIA
    Bayern (Germania)
    Siviglia (Spagna)
    Real Madrid (Spagna)
    Juventus (Italia)
    Paris Saint-Germain (Francia)
    Liverpool (Inghilterra)
    Porto (Portogallo)
    Zenit (Russia)
    SECONDA FASCIA
    Barcellona (Spagna)
    Atlético (Spagna)
    Manchester City (Inghilterra)
    Manchester United (Inghilterra)
    Shakhtar (Ucraina)
    Borussia Dortmund (Germania)
    Chelsea (Inghilterra)
    Ajax (Olanda)
    TERZA FASCIA
    Dinamo Kiev (Ucraina)
    Lipsia (Germania)
    Inter (Inter)
    Olympiacos (Grecia)
    Lazio (Italia)
    Atalanta (Italia)
    Salisburgo (Austria)
    Krasnodar (Russia)
    QUARTA FASCIA
    Brugge (Belgio)
    Borussia Monchengladbach (Germania)
    Basaksehir (Turchia)
    Lokomotiv Mosca (Russia)
    Marsiglia (Francia)
    Midtjylland (Danimarca)
    Rennes (Francia)
    Ferencvaros (Ungheria)
    Il sorteggio sarà visibile in diretta sia in chiaro su canale 20 Mediaset e per gli abbonati anche su Sky e Eurosport visibile anche attraverso la piattaforma Dazn, il tutto verrà trasmesso pure in Streaming.

  • GAME SET AND MATCH

    Alcuni diranno che magari si aspettavano già una sconfitta e la conseguente eliminazione del Barcellona, perché il Bayern è più in forma si, hanno più fiducia e voglia di fare anche questo è vero, lo spogliatoio è più unito e c’è più sintonia con l’allenatore e passi anche questo, ma 8-2 come si può spiegare?
    Più che una partita di calcio è sembrata una partita di tennis, una delle squadre più forti al mondo e con una storia incredibile in campo nazionale ed europeo viene surclassata dal Bayern Monaco di Flick. Il Panzer tedesco asfalta la trincea catalana e si aggiudica la semifinale di questa particolarissima Champions League estiva. Infatti questa partita è sembrata per tutto il secondo tempo, per essere buoni, un’amichevole estiva, soprattutto per i ritmi tenuti dal Barcellona e per l’indolenza degli uomini di Setién che non hanno avuto alcun moto di orgoglio e nessuna voglia di rivalsa.
    Le differenze sono state tante e visibili ad occhio nudo, non vale neanche la pena di parlare tatticamente di una partita del genere, basta leggere il tabellino per capire cosa è successo. Da una parte c’è stata una squadra di altissimo livello, candidata alla vittoria finale, che ha giocato con convinzione e determinazione, con la consapevolezza di essere squadra e di essere una squadra forte. Dall’altra parte una squadra palesemente alla fine di un ciclo, con giocatori senza motivazioni, senza stimoli e convinzioni e con una scarsissima condizione fisica. Nella sfida tra Lewa e Messi, il polacco ha stravinto ma non solo per il gol, non solo per la vittoria della partita, ma proprio per la voglia messa in campo. L’argentino è sembrato schiacciato dalla rassegnazione, ha perso palloni che non ti aspetti possa perdere un mostro come lui, non ha mai fatto una giocata degna della sua fama, ha subito fisicamente e psicologicamente la superiorità di un Bayern straordinario. I duelli tra reparti sono stati persi tutti da parte dei blaugrana. Neuer ha messo in discussione il posto da titolare nella nazionale tedesca di Ter Stegen, Boateng senatore della difesa bavarese ha sbagliato solo sul gol di Suaréz mentre Piqué dall’altra parte è sembrato ormai molle e troppo sazio di vittorie. Sulla fascia mancina Jordi Alba è apparso nervoso e svogliato difensivamente, Davies dall’altro lato ha arato il campo, Thiago Alcantara ha surclassato la regia nulla di Busquets e De Jong, e Muller ha sfondato la fragile barriera catalana, mentre dall’altra parte Vidal ha sbattuto contro un muro. Tutto ciò riguarda un po’ l’intera ultima stagione appena finita del Barcellona , ma sicuramente non mette in dubbio ed in discussione la gloriosa carriera di giocatori straordinari che hanno insegnato calcio a tutto il Mondo e sono stati i veri protagonisti di una rivoluzione nell’intero panorama calcistico. Questo però non ci esime dal raccontare e spiegare la debacle di ieri sera. Il Bayern invece è sembrato oltre che in condizione fisica smagliante, ma una squadra convinta dei propri mezzi, unita dal primo all’ultimo e che mette in campo alla lettera ciò che indica il suo allenatore. D’altronde lo dicono i numeri, 7 gol complessivi contro il Chelsea e 8 ieri sera.
    Ciò che possiamo dire con sicurezza è che dall’atteggiamento della squadra catalana, che si è chiusa negli spogliatoi ha vietato l’ingresso della dirigenza, dagli atteggiamenti in campo dei senatori dello spogliatoio e dalle parole di Piqué si è capito chiaramente che a Barcellona si è chiuso un lungo capitolo e si è chiuso nel peggiore dei modi subendo 8 gol in un quarto di finale di Champions League. Adesso bisogna riscriverne un altro, dando per scontato che Setien andrà via ed inizierà la nuova era targata molto probabilmente Allegri, bisognerà vedere se il giocatore più forte al mondo ha voglia di restare e ripartire, bisogna vedere se due colonne come Piqué e Busquets vogliano rimettersi in gioco e soprattutto bisogna vedere le mosse di mercato che dovranno ricostruire dalle fondamenta un edificio storico e glorioso ormai eroso dal tempo. I bavaresi invece grazie alla grande qualità della rosa, della quadra giusta trovata in mezzo al campo e per la bravura del proprio allenatore Flick e della dirigenza che ha deciso di puntare su di lui e ha costruito una macchina da guerra perfetta, adesso diventa la favorita per alzare la coppa dalle grandi orecchie per la sesta volta nella sua storia.

  • LA MAGIA CONTRO LA SPIETATEZZA

    Alle volte il destino gioca strani scherzi e magari situazioni che vorresti vivere con maggiore desiderio o maggiore prestigio ti vengono messe davanti e sei costretto a viverle e combattere da subito senza possibilità di rimandarle. Questa è un po’ l’idea della partita di stasera tra Barcellona e Bayern Monaco, una partita che forse doveva avere maggiore importanza e visibilità e magari viene un po’ penalizzata e viene “declassata” a quarto di finale, quando invece ha tutto l’aspetto di una finale di Champions League. E si perché al momento sono le squadre più forti e in forma, senza nulla togliere a Manchester City, che si ha eliminato il Real ma avuto anche un aiuto da parte di Varane, e al Psg, apparso fuori forma contro l’Atalanta nonostante la vittoria ed il passaggio del turno. E soprattutto i bavaresi e i blaugrana sono le due squadre al momento in corsa per la vittoria finale con più esperienza e vittorie in questa competizione e purtroppo una delle due dovrà uscire ed abbandonare questa partita.
    Questo tono un po’ triste però non è il tono che useranno Setién e Flick questa sera per motivare, spingere e dare indicazioni alle loro squadre, perché stasera sarà partita secca senza ritorno quindi o si vince o si è fuori, o si dà tutto in campo fino all’ultima goccia di sudore o si va a casa. Sicuramente non sarà una partita dettata dalla paura e dall’immobilismo tattico in cerca dell’errore avversario, infatti queste due squadre ci hanno abituato a grandi prestazioni e grandi colpi e non deluderanno le attese di questa Final Eight, ma si daranno battaglia a suon di gol e giocate.
    Da una parte un mago, un alieno, un marziano, forse un calciatore indiscribile, tanto che si vanno a cercare appellativi extraterrestri per descriverlo, Leo Messi. Dall’altra però c’è un giocatore raro nel suo genere, certo in Europa ci sono numeri 9 come Benzema e Suaréz che il mondo intero invidia, ma non so quanto Flick o Rummenigge o la dirigenza baverese li preferisca al loro bomber di razza, Robert Lewandowski. Il polacco certo sarà sicuramente più umano del mostro citato poco su, ma sotto porta forse acquisisce un po’ di quella magia che rende unici alcuni giocatori nella storia del calcio. Il nueve del club tedesco infatti non ha solo la finalizzazione e la fame di gol sotto porta dalla sua parte, ma a tutto questo abina una spietatezza positiva che manifesta in tutto il campo, lotta, visione e tecnica in ogni zona del prato verde accompagnata a grandissima determinazione e consapevolezza.
    Sarà questo il leitmotiv di tutta la partita, la Pulce contro il Generale polacco, due corazzate che si scontrano l’una contro l’altra per arrivare a giocare la semifinale e poi ovviamente e soprattutto alla finale di Lisbona. Ci attende una partita spettacolare e da vivere tutta di un fiato, perché queste sono partite che si aspettano per un’intera stagione.

  • CAPOLAVORO TATTICO DEL GIOVANE NAGELSMANN

    Ieri sera a Lisbona si è tenuto il match tra il Lipsia di Julian Nagelsmann e l’Atletico Madrid del Cholo Simeone. La possiamo definire la partita degli opposti, tra due allenatori opposti che in comune hanno solo il fatto di essere ex calciatori. Uno difensore centrale addetto ad evitare di subire gol, l’altro centrocampista offensivo che invece ne faceva e tanti di gol. Il tedesco da ex difensore abituato a vedere tutto il prato verde e il gioco della propria squadra, l’argentino che in panchina soffre e ha imparato a far soffrire in mezzo al campo la sua squadra. Nagelsmann che ha preparato la partita mettendo in campo i suoi ragazzi organizzati in un modulo mai visto, uno stranissimo 3-3-3-1, Simeone che invece ha utilizzato lo schema più classico per la sua formazione, un normalissimo 4-4-2. E soprattutto da una parte i Die Bullen senza tanta esperienza in ambito europeo e dall’altra invece i Colchoneros che hanno giocato due finali di Champions negli ultimi anni.
    Ieri in campo non si è vista solo una partita di calcio ma di più uno scontro tra due personalità, tra due modi diversi di pensare e di vedere il calcio e tra due società completamente opposte. Infatti si è vista la partita che ci si aspettava alla vigilia ma con un risultato sorprendente. L’Atletico Madrid ha giocato la sua solita partita di contenimento, di attesa, di pressing, il punto è che a differenza delle altre volte i rojiblanco non hanno saputo soffrire la partita e soprattutto non hanno sfruttato le pochissime occasioni che gli sono state concesse, l’unico gol è arrivato con un movimento geniale, rapido e pieno di tecnica di un talento raro come Joao Felix che ha procurato il rigore da lui stesso finalizzato. Dall’altra parte un qualcosa di nuovo, di eversivo, di illuminante per il calcio del futuro. Il non seguire uno dei tanti schemi già visto nella storia del calcio, ed invece inventarne uno dal niente, fare allo stesso tempo densità in mezzo al campo con tre linee da tre, che all’occorrenza però vedeva il gioco allargato sulle fasce per poi restringersi di nuovo, sfruttare i buchi centrali del campo con le avanzate di uno straripante Upamecano, con Sabitzer e Kampl che giocavano da mediani ma che li ritrovavi in fase di costruzioni sugli spigoli dell’area di rigore, e con l’unica punta avanti Poulsen su cui appoggiarsi in caso di pressing alto e a cui passarla in fascia in sovrapposizione, tutto questo è un qualcosa di meravigliosamente incredibile. Ma l’azione che rappresenta al massimo il canovaccio tattico del match è il gol di Dani Olmo, possesso difensivo, uscita pulita e facile con il apllone tra i piedi, si arriva in area di rigore, palla avanti, palla dietro riapertura in fascia, cross preciso e gol.
    Ieri sera abbiamo assistito ad una grande partita piena di novità e di tradizione allo stesso tempo e possiamo dire che a passare il turno è stata meritatamente il club di Lipsia guidato dal giovane maestro innovativo Nagelsmann.

  • SORRISO AMARO CHE NASCONDE GRANDI RIMPIANTI

    Se guardassimo il tabellino senza far caso ai minuti in cui sono avvenuti i gol e senza far caso ai marcatori allora potremmo dire che l’Atalanta ha tenuto testa ad una grande squadra e che la classe ed il prestigio dei giocatori in campo ha avuto la meglio su una bella favola che Gasperini avrebbe potuto raccontare ai suoi nipoti tra 20 anni. Se invece abbiamo assistito al match di ieri sera o analizziamo bene quello che è riportato dai dati della partita, la parola che possiamo recitare è una sola: Rimpianto!
    Adesso vediamo perché usiamo questa affermazione. Il gol del pareggio arriva al minuto 89, 89 come i minuti in cui i nerazzurri erano stati in vantaggio su Neymar & Co. , 89 come i minuti in cui si era sofferto poco e niente, 89 i minuti che avevano giustificato la presenza dei bergamaschi ai quarti di Champions e che avevano dimostrato la maturità di una squadra di alto livello. E tutto ciò diventa ancora più nero se guardiamo il gol come viene subito, rimpallo con Marquinhos che spinge in porta un pallone che finisce addosso a De Roon ed entra in rete, rocambolesco è dir poco. Andiamo avanti, 92esimo minuto vantaggio Psg che rimonta la rete di Pasalic del primo tempo, 92 come i minuti in cui l’Atalanta spreca quanto di buono aveva dimostrato ed aveva fatto in questa Champions, 92 come i minuti in cui ti crolla tutto addosso e non riesci a capire neanche come, 92 come i minuti che dimostrano che questa Atalanta forse non ha ancora quella esperienza europea che serve per affrontare queste partite. A segnare non è né Neymar, né Mbappé, né Icardi ma Choupo-Moting dopo una dormita collettiva della difesa nerazzurra.
    Una partita che ha visto la solita Atalanta propositiva ed arrembante nel primo tempo che non a caso trova il vantaggio che fa sognare tutti i tifosi bergamaschi, anzi tutti gli italiani, come ha tenuto a dire Gasperini nella conferenza stampa pre partita. Nel secondo tempo invece la pressione cala, perché alla stanchezza fisica si unisce magari un po’ di compiacimento dei giocatori in maglia nerazzurra in campo per la prestazione, per la completa gestione della partita e non ultimo per il risultato, a tutto ciò magari va aggiunta un po’ di soggezione al possesso palla a tutto campo di Neymar e all’entrata di Mbappé che dà sprint ai francesi. Tutti errori che l’Atalanta in questi anni non ha mai fatto e che stasera invece hanno condizionato e parecchio il finale.
    Un’altra chiave di lettura è sicuramente anche la differenza di ciò che avviene sulle due panchine all’80esimo, minuto di ingresso in campo per la squadra guidata da Tuchel dell’uomo che deciderà il match Choupo-Moting, certo assolutamente non paragonabile per valore agli altri membri della rosa, ma il camerunese ha l’esperienza adatta per giocare questo genere di partite. Invece sulla panchina affianco, quella gestita dal Gasp, due minuti dopo all’82esimo uscirà Dùvan Zapata e farà il suo ingresso in campo il giovanissimo Jacopo Da Riva. Questo appunto per dire che in Champions purtroppo il blasone ed il maggior tasso tecnico di una squadra il più delle volte decidono le partite.
    Gasperini a fine partita ha dichiarato che la squadra deve essere contenta lo stesso per i traguardi raggiunti quest’anno e la grande annata complessiva tra mille difficoltà, anche se la faccia diceva tutt’altro, quel volto infatti nascondeva con l’aiuto di un sorriso amaro, la convinzione durata 89 minuti di poter superare il Psg ed arrivare in Semifinale e la delusione finale, iniziata al 92esimo minuto, per l’occasione buttata via. Mettiamola così: è stata acquisita una buona esperienza da questa squadra per la Champions del prossimo anno dopo la partita di ieri sera a Lisbona.

  • STASERA TUTTA ITALIA SARÀ (NER)AZZURRA!

    “Siamo rimasti noi, cercheremo di fare del nostro meglio. Tutta Italia tiferà Atalanta, un po’ come succede con la Nazionale. È una cosa rara, ci darà la carica per fare una bella figura”
    Queste sono le parole di Gianpiero Gasperini durante la consueta conferenza stampa di ieri in vista della Final Eight tra Atalanta e Paris Saint Germain. Dopo l’eliminazione a sorpresa della Juventus contro il Lione e quella del Napoli nella gara più difficile con il Barcellona, la squadra di Bergamo è l’unica italiana rimasta in Champions League grazie alla vittoria agli ottavi di finale pre-lockdown contro il Valencia.
    Ha ragione Gasperini, tutta Italia farà il tifo per la sua Atalanta, e si perché questa squadra va aldilà delle inimicizie tra tifoserie, va aldilà dell’antipatia e della simpatia e va aldilà dei pronostici. L’Atalanta è l’esaltazione del calcio, è la dimostrazione che questo sport non è fatto solo di campioni e milioni, ma è l’esempio del sacrificio, del lavoro e della ricerca. Il club bergamasco quando scende in campo oltre a lottare e sprecare ogni minima goccia di sudore di tutti i componenti della rosa, gli undici che giocano in campo e tutta la panchina pronta a soffrire ed esultare, gioca a calcio e lo fa in maniera egregia. Infatti la squadra di Gasperini è diventata il modello da seguire per molti grandi club italiani ed europei, per la fase di costruzione, per il pressing a tutto campo e per la fase difensiva.
    Questa partita da una parte è fonte di pressioni per tutto l’ambiente, infatti è un test fondamentale per i nerazzurri e ormai con le prestazioni a cui ci hanno abituato hanno grosse responsabilità sulle proprie spalle, e hanno puntati i riflettori di tutta Italia se non addirittura di tutta Europa. Dall’altro lato però per questa partita, una volta scesi in campo, gli uomini di Gasperini devono essere bravi a mettere da parte i discorsi di questi mesi e devono giocarla con tutta la leggerezza e la voglia di essere a questi livelli, perché alla fine l’Atalanta non ha nulla da perdere. All’inizio il club di Percassi era la Cenerentola del gruppo ma molto probabilmente di tutta la competizione, ed ora si trova a giocare questo stranissimo quarto di finale in partita secca senza avere limiti ed obblighi.
    Il PSG di Tuchel invece, dopo la vittoria anticipata della Ligue 1, è in cerca dell’affermazione anche in ambito europeo e cerca la semifinale di Champions. L’attacco stellare Neymar, Mbappé e Icardi è pronto a conquistarsi il passaggio del turno a suon di gol. I parigini non giocano da tanto, hanno disputato solo qualche amichevole e la Coppa di Francia con il Lione, vinta ai rigori, questo può essere un fattore determinante soprattutto contro una squadra fisica e atletica come l’Atalanta. La squadra francese però non dovrà commettere almeno due errori, farsi influenzare dal clima di aspettativa che circonda il club per la vittoria finale visti i milioni spesi e i campioni acquistati. Altro sbaglio ancora più grave è quello di sottovalutare i bergamaschi e giocare con sufficienza, cosa che succede spesso ai francesi, l’Atalanta ormai è una realtà affermata che ha dimostrato tutta la sua forza e non è facile da affrontare per nessuno.
    Gasperini ha convocato 26 calciatori, tutti tranne Ilicic, lo sloveno è rimasto a Bergamo, tra gli altri è atterrato a Lisbona anche Gollini, nonostante il tutore alla gamba sinistra. Quindi in porta sarà schierato Sportiello con davanti Toloi e Djimsiti sicuri, mentre la posizione centrale è in ballo tra Caldara e Palomino. A centrocampo ci saranno De Roon e Freuler accompagnati sugli esterni da Gosens e Hateboer, in attacco Zapata sarà sostenuto dal Papu Gomez e da Pasalic, jolly in più di questa squadra. Tuchel invece dovrà fare a meno di Di Maria squalificato, assenza sicuramente pesante, ma compensata dal trio pesante davanti, anche Mbappé verrà quasi sicuramente recuperato, e Verratti infortunato. In porta ci sarà Keylor Navas, abituato a giocare partite del genere con la maglia del Real Madrid, difesa com Kehrer e Bernat sulle fasce e Thiago Silva e Marquinhos al centro. A centrocampo Paredes in regia e Gueye ed Herrera come mezzeali, in attacco sicuri del posto Icardi e Neymar, ballottaggio che verrà risolto all’ultimo tra Mbappé e Sarabia.
    Stasera tutta Italia sarà nerazzurra, tutta Italia soffrirà ed esulterà insieme al Papu Gomez & Co., tutta Italia sarà emozionata per il passaggio del turno, che auguriamo con tutto il cuore, o sarà dispiaciuta per la fine di questa prestigiosa gita a Lisbona degli uomini di Gasperini. Ore 21, ventilatore, divano, birra e pop corn per questa partita da gustare fino in fondo.

  • CHAMPIONS LEAGUE: “BUON NAPOLI, TROPPA QUALITA’ IL BARCELLONA”

    Il Napoli di Gattuso si presenta a Barcellona, senza paura e con grande voglia e determinazione ha disputato la sua onestissima partita, anche se il risultato purtroppo dice altro, i blaugrana si impongono 3 a 1 ed eliminano i partenopei dalla Champions League.
    C’è amarezza in casa Napoli, ma anche grande consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono e di aver impensierito e non poco il Barcellona. La differenza? Qualità e individualità, quando ti trovi difronte gente del calibro di Messi, Suarez, Pique e De Jong, non è facile per nessuno. Dopo la Juventus quindi è la volta del Napoli che cade sotto i colpi di Lenglet, Messi e Suarez, di Insigne su calcio di rigore il gol napoletano della bandiera. I blaugrana se la vedranno ora contro il Bayern Monaco che ha surclassato per 4 a 1  il Chelsea di Lampard.
    Parlando di individualità non si non può non parlare di Lionel Messi, fenomeno assoluto che nel momento di dare la scossa, ha cambiato marcia, alzando il livello da normale a qualcosa di indescrivibile, proprio come il gol che si è inventato, dopo aver saltato mezza difesa del Napoli, ha calciato a rete nonostante la caduta a terra causata dal precario equilibrio, un fenomeno. Altro fenomeno mostruoso è stato De Jong, pazzesco in mezzo al campo, immensa visione di gioco, mai una palla sbagliata, strappi e cambi di velocità disarmanti.
    Gattuso e i suoi faranno bene ad essere amareggiati, ma difronte a tanta qualità, possono anche prenderla con lo spirito giusto ed essere soddisfatti, con la consapevolezza di chi sa che si poteva fare di più, ma difronte all’esperienza e a tanta qualità individuale, di più non si poteva fare.

  • “NAPULE È MILLE CULURE, NAPULE È MILLE PAURE”

    Così cantava qualche anno fa il grande Pino Daniele nella sua canzone “Napule è”. Colori. Ce ne sono tanti; l’azzurro della maglia della squadra partenopea, azzurro come il cielo che sovrasterà il Camp Nou in una serena e calda sera di piena estate, inusuale per una partita di Champions, “azúl” come il colore della camiseta catalana a cui si unisce il “grana” che inietterà gli occhi dei giocatori di Setién, che guardano la Champions come il drappo rosso teso dai toreri, rosso a rappresentare la rabbia dei balugrana dopo la mancata vittoria della Liga. Il nero che in questo momento ricopre i cuori degli spagnoli, particolarmente colpiti negli ultimi tempi da questo maledetto virus, così come quello degli italiani che continuano ad avere perdite. Il verde della speranza di uscire da questo periodo tremendo ed il verde del campo, quel prato che stasera si ergerà a giudice e darà il suo verdetto indicando chi resta e chi abbandona la competizione europea più importante ed amata.
    Paure. Quelle ci sono sempre e soprattutto in un ritorno di un ottavo di Champions così in bilico e così strano. Da una parte il Napoli che come non può avere paura, mischiata a rispetto per uno dei migliori, se non il migliore giocatore del Pianeta, e per una squadra di veri fenomeni, per uno stadio nel quale il Napoli gioca per la prima volta e che pur vuoto trasmette strane sensazioni ed emozioni. Paura miscelata anche alla voglia di arrivare finalmente ai quarti di finale di Champions ed affermarsi definitivamente anche sui grandi palcoscenici europei. Dall’altra parte la paura di Setién che sente sotto la panchina bollire e sfuggirgli per la prossima stagione, la paura di Bartomeu di poter uscire dalla massima competizione europea prima dell’inizio del suo ultimo anno di presidenza, la paura di tutto il gruppo e dei veterani soprattutto che vogliono alzare la coppa dalle grandi orecchie per quella che può essere una delle ultime possibilità.
    Il motto che descrive questa sfida è “quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”. Rino Gattuso quando si trattava di essere duro rispondeva sempre presente da giocatore e lo sta dimostrando anche da allenatore. Quella durezza che il tecnico calabrese trasmette ai suoi giocatori piazzando sul loro viso il ringhio che serve per giocare queste partite di sofferenza tattica e mentale. Il Barcellona che nei periodi duri, come quello che vive attualmente, dà sempre il meglio di sé e anzi pare esaltarsi. Duri come quei dati che sembrano condannare il Napoli, perché il Barcellona nel proprio stadio in Champions perde raramente e duri come i numeri di Leo Messi che vuole raggiungere a tutti i costi CR7 nella classifica dei migliori marcatori nelle competizioni europeee e portare la sua squadra di cui ora è capitano ai quarti e poi alla finale dell’Estádio do Sport di Lisbona.
    Il Napoli arriva con la rosa al completo al suo particolare debutto al Camp Nou, recuperato anche Insigne dopo i problemi al tendine avuti in settimana, potrebbe anche partire titolare con Mertens e Callejon. In difesa si rivede Manolas che dovrebbe affiancare Koulibaly, mentre sulle fasce confermati Di Lorenzo e Mario Rui. Centrocampo titolare con Demme, Ruiz e Zielinski. Situazione diversa per il Barcellona che non può contare sul lungodegente Dembelé e sull’altro infortunato Umtiti. Inoltre saranno assenti anche Vidal e Busquets squalificati. Possibile difesa a tre con Semedo schierato terzo a destra, centrocampo con De Jong e Rakitic e poi i tre maestri in avanti a dirigere. Stasera alle 21 non prendete impegni, tutti sul divano ad assistere a questa corrida nel caldo di agosto tra gli azzurri di Gattuso che sfidano nella sua tana la banda di Messi.