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  • Verona, Cioffi: “Ripartire dal buon punto di Bologna”

    Verona riparte dal punto e dalle buone sensazioni di Bologna. Alla vigilia del match del Bentegodi contro l’Atalanta, Gabriele Cioffi interverrà in conferenza nella sede del club scaligero. Si torna al Bentegodi: come sta preparando la partita? “L’Atalanta è una società che spende 17 milioni senza batter ciglio per fare un acquisto. Hanno avuto episodi arbitrali favorevoli in queste prime due giornate, ma parliamo di una squadra di alto livello. I segnali che abbiamo dato a Bologna vanno riconfermati, su quelli dovremo ripartire a lavorare, sapendo che non affrontiamo una squadra di palleggio come il Napoli, ma una diretta e fisica”. Il mercato in entrata è finito? “Devono arrivare un paio di profili. Cabal viene dal campionato colombiano, ha finito la stagione il 17 luglio, oggi non è in condizione. È un profilo giovane nel quale credo molto. Hien è un profilo europeo, un giocatore forte che abbiamo strappato a una concorrenza grande. Credo che la società mi farà ancora più contento a breve. Kallon rientra nella categoria giovani, porta caratteristiche che non avevamo”. La salvezza si costruisce sui gol di Henry? “La salvezza del Verona va costruita sulla squadra: i gol verranno da Henry, Lasagna, Djuric o chiunque giochi in posizione avanzata. Hanno la mia fiducia, la stanno ripagando, vorrei la ripagassero abbondantemente”. Chi recupera per domani? “Ceccherini e Dawidowicz sono recuperati, pur non avendo una settimana piena di allenamenti nelle gambe, proveremo domani Faraoni. Lui vuole esserci, ma dovremo valutarlo”. Nel caso giocherebbe Terracciano? “È la prima opzione. Quando è entrato a Bologna non ha battuto ciglio. Ci sono giovani che vanno aspettati e altri che sono pronti, dai quali c’è comunque da aspettarsi l’errore. Con gente come Coppola non c’è da balbettare, anche se si può mettere in preventivo qualche sbavatura. Che non ci sarà…”. Cosa direbbe al bambino che l’aveva invitata a non mollare? “Che ho letto la squadra, che mi ha mandato dei messaggi. Il DNA che ha il Verona è troppo forte, la strada l’abbiamo trovata e ora possiamo iniziare a pedalare forte”. Com’è avvenuto quel confronto? “Quando hai la fortuna di allenare una squadra con questo DNA conclamato non sarebbe quasi necessario parlare. La difficoltà vera che c’è stata è che c’erano diversi punti di disturbo legati al mercato. L’importante però è che ci siano, il come non conta”. Anche lei è cresciuto in queste difficoltà?
    “Penso di sì, e crescerò ancora perché ce ne saranno delle altre. Delle caratteristiche ci sono, e vanno rispettate”. Bologna è una rondine che fa…? “Primavera. Ma direi estate, visto il periodo”. Ora però c’è da confermarsi. “Certo. Siamo una squadra umile, e vogliamo rimanere tali. Un cambiamento di mentalità c’è stato, e io ho apprezzato anche il vostro equilibrio nei giudizi e nel saper aspettare. Credo sia un segnale d’amore. Ci mancano ancora 39 punti alla salvezza, nessuno se n’è dimenticato”. È finita la zona grigia di cui aveva parlato? “L’unica zona grigia era quella di Retsos. Il ragazzo ha sorpreso tutti per professionalità, è stato il migliore a Bologna, e il desiderio di trattenerlo è stato forte. Il ragazzo ha però scelto di cambiare aria, e io l’ho dovuto assecondare perché non possiamo trattenere giocatori infelici. Ma andrà in panchina domani”. Coppola può giocare centrale? “Sì, può fare tutti e tre i ruoli in difesa”. Potete tornare al passato dal punto di vista del modulo? “Si parla di atteggiamento. L’aggressione bassa non era digerita, dovevo essere io ad accettarlo. Un gruppo così difficilmente si trova, quindi andiamo a prendere gli avversari più alti. Tra i compiti di un allenatore c’è quello di leggere una squadra, il che non vuol dire annullarsi. La squadra deve rappresentarmi come uomo e allenatore in campo”. Ora si ragiona di partita in partita. “Sì, hai detto bene. Ora c’è l’Atalanta, poi penseremo ai prossimi scontri diretti”. Quanto incidono per lei le cinque sostituzioni? “Conta tanto. Alza sicuramente la competizione in allenamento”. Si aspetta un colpo importante sulla trequarti? “Ho parlato con la società e credo che mi accontenteranno. Rimandiamo i giudizi al primo settembre”. Che Atalanta incontrerete? Più forte o più debole dello scorso anno? “Esce Malinovskyi e entra Muriel, esce Zapata ed entra Lookman. È una squadra che vuole arrivare tra le prime tre in Italia: ci aspettiamo una squadra fortissima”. Come sta Doig? “Inizia ad avere minuti nelle gambe. Si era fatto male dopo due allenamenti in ritiro, ora si comincia a intravedere il motore che ci ha indotto a puntare su di lui”. Come vede invece Hongla? Lo sta usando molto. “Un anno di panchina non te lo levi in un secondo. Ha fatto pochissimi minuti, era andato in Nazionale e aveva avuto il Covid. I ragazzi sono esseri umani, vanno aspettati, ma è in crescita e ha la mia fiducia. Starà a lui dimostrare di poter mantenere il posto da titolare”.

  • Verona, Cioffi: “Non mi sento in discussione”

    L’imperativo è reagire dopo il brutto tonfo all’esordio contro il Napoli: a due giorni dalla trasferta di Bologna, il tecnico del Verona Gabriele Cioffi interverrà in conferenza stampa nella sede del club scaligero. Ecco le sue dichiarazioni. Su cosa ha lavorato mentalmente e tatticamente? Aveva chiesto dei rinforzi di esperienza, ma stanno arrivando prospetti giovani. “A me piace lavorare, e ho una squadra a cui piace il lavoro. Quindi ci siamo detti: ‘Testa bassa e si lavora’. Dei primi 50-55′ col Napoli si può essere relativamente soddisfatti, ma c’è molto da lavorare. Bisogna incrementare delle mancanze sul positivo fatto. Del mercato ne parliamo il 31 agosto”. C’è più chiarezza su chi ha la testa qui e chi no? “Un pelo di più sì, da quello è ripartita la settimana. Ma un po’ di chiarezza devo darla anche io, e devo fidarmi delle sensazioni, che siano 2001 o 2004: non possiamo permetterci di entrare con le figurine”. Lavora più sulla tattica o sulla testa? A settembre la squadra sarà diversa da quella attuale. “Lavoro sull’adesso: qualche volta è la testa, qualche volta è l’intensità, che non è mai mancata. La base è però la testa, il Verona otterrà i risultati solo attraverso quella. Siamo consapevoli del momento, ma dobbiamo focalizzarci sull’ora”. L’impressone è che la squadra non sia convinta della proposta tattica.
    “Vedo un gruppo che mi segue e mi rispetta, non è circostanza in quello che dico. C’è però da trovare delle soluzioni, anche se contro il Napoli, che è più forte dell’anno scorso, c’è stato del buono. Ad ogni modo, è una domanda che mi sono posto anche io”. Può essere il caso di tornare al calcio che si faceva fino allo scorso anno? “Il mio tipo di calcio non esiste. Io sono un allenatore aggressivo, voglio vincere le partite, ma devo ricordarmi tutti i giorni chi sono ad oggi, ovvero un allenatore che ha cominciato ‘ieri’. Devo portare la squadra ad esprimere ciò che sono io, ovvero aggressivo. Col Napoli ho visto una squadra ben organizzata tatticamente, ma passiva, e io non sono passivo. Delle domande me le sono fatte anche io, cercheremo degli accorgimenti”. Come sta Ceccherini? Amione può giocare? “Federico proverà domenica mattina: ha recuperato e si sta allenando, ma la prova vera sarà prima della partita. I sostituti sono Amione o Retsos: chi vedrò meglio giocherà”. Doig torna a disposizione? “Sì, si è rimesso. Ha grande potenziale e qualità, il dazio che paga è il fatto di aver saltato praticamente tutto il ritiro. È comunque una freccia che si aggiunge”. Barak è pronto per giocare titolare? “Con Simeone la scelta era fatta, era fuori: quando un giocatore è fuori stimoli chi può sostituirlo. Antonin è in una zona di grigio: lui è un grande professionista, è arrivato un po’ acciaccato, sta riprendendo condizione. A un certo punto le scelte si fanno di pancia”. Si insiste anche sull’orgoglio per ripartire? “Certo, è la base del nostro lavoro. È una componente che si aggiunge alla testa e all’appartenenza. Noi dal giorno uno siamo stati un cantiere aperto, adesso c’è da mettere il primo mattoncino, che è fatto di senso di appartenenza e orgoglio”. Che Bologna si aspetta? “Una squadra che ha continuità da 3-4 anni, che non ha avuto un inizio in salita come il nostro e che è chiamata a fare un passo in più rispetto alle ultime stagioni. Una squadra consolidata, nonostante i cambiamenti che ha portato il mercato. Sarà un’avversaria tosta”. Ci presenta il nuovo acquisto Cabal? “Ha fatto le visite ma ancora non c’è l’esito. Appena firma ve lo presento (sorride, ndr)”.

  • Verona: Cioffi già sotto esame; se salta può arrivare Ballardini

    Gabriele Cioffi non ha iniziato nel migliore dei modi la sua avventura sulla panchina del Verona. La squadra sembra essere in difficoltà e la dirigenza sta già valutando la posizione del tecnico il quale se non darà una svolta molto probabilmente verrà esonerato. Ballardini in tal caso può essere un alternativa molto valida. Si attende l’esito della prossima partita.

  • Verona: per la panchina molto vicino Cioffi

    Gabriele Cioffi è prossimo a diventare il nuovo allenatore del Verona. Il tecnico che ha fatto un ottimo lavoro sulla panchina dell’Udinese salvo clamorosi colpi di scena prenderà il posto di Igor Tudor che lascerà il club gialloblù dopo una grande stagione. Nelle prossime ore si attendono sviluppi con il tecnico pronto a firmare un contratto biennale.

  • Udinese, Cioffi: “Da dicembre in poi siamo cresciuti molto”

    Il tecnico bianconero Gabriele Cioffi parla così della prossima sfida allo Spezia e del finale di stagione della squadra: “Abbiamo una grande responsabilità perché sappiamo che rappresentiamo Udine e tutto il Friuli. Per quanto riguarda la classifica, a noi non interessa. A noi interessa il riconoscimento di un percorso che da dicembre ci ha visto avere una media punti da Europa ed una resilienza che ci ha permesso di attraversare anche lo tsunami Covid vissuto nelle gare contro Atalanta, Juve e Genoa. Per noi sarà una partita di grande orgoglio e, quindi, non lo facciamo per la destra o la sinistra della classifica ma per noi stessi”. In termini di punti, con almeno altri due conquistati, questa sarebbe la miglior stagione dell’Udinese dal 2012/2013 ad oggi, avvertite questo ulteriore stimolo? “Noi avvertiamo che affrontiamo un avversario che deve salvarsi e viene qua per vincere. Troveranno davanti una squadra che non vuole concedere e fare un gol o, almeno, un gol più di loro, sapendo che ci saranno diverse fasi della partita che dobbiamo essere bravi a leggere e interpretare”. Che avversario è lo Spezia, sono reduci da 4 sconfitte consecutive e in piena lotta salvezza, quali le loro caratteristiche e cosa dovrà fare l’Udinese per avere la meglio? “Motta ha dato un’identità e solidità alla sua squadra. L’interpretazione che noi abbiamo deciso di dare alla partita prende ispirazione dal ciclismo che viene visto come uno sport individuale ma, in realtà, nelle corse a tappe, non vinci se non hai la squadra e noi domani vogliamo giocare da squadra”. Dovrà ancora fare i conti con qualche defezione tra attacco ed anche difesa con l’assenza di Becao, potranno essere queste partite importanti per i giocatori che hanno avuto sin qui meno spazio? “Noi crediamo nel gruppo. Ce lo siamo sempre detti. Se un giocatore non sta giocando ma si sente titolare, e di questo è l’esempio lampante Nuytinck, vuol dire che si allena da titolare e, quando viene chiamato in causa, risponde sempre presente ed è quello che ha fatto Bram”. In quest’ottica, il gol di Nuytinck a Sassuolo è il tredicesimo stagionale dalla panchina, solo l’Inter ha fatto bene come l’Udinese, quanto la soddisfa proprio in termini di risposta del gruppo questo dato? “I numeri, come ho già ripetuto, si guardano a fine campionato anche se fanno piacere”. Lei ha giocato allo Spezia, lo affronta da allenatore per la prima volta che ricordi e che sensazioni ha? “Il primo pensiero va a Sergio Borgo che è la persone che mi scelse lì e fece una squadra di giocatori in cerca di autore tutti, poi, arrivati in Serie A. Eravamo tutti “rottami” che lui ha ricomposto a livello fisico e mentale. Una delle frasi che mi diceva sempre era che un difensore deve essere semplice, concentrato e implacabile. E’ una frase che mi è rimasta dentro e che riuso perché, per me, nella semplicità c’è il calcio. Inoltre mi diceva che sarei diventato un grande allenatore, grande no, perché non lo sono, ma allenatore sicuramente e credo che tanto sia dovuto a quello che lui ha innescato in me”. L’ultima è personale, lunedì riceverà a Frosinone il Premio “Maestrelli” che è un riconoscimento molto importante, quanto e contento ? Si aspettava alla prima stagione da capo allenatore in Italia qui all’Udinese di avere questa soddisfazione con l’Udinese che ti ha affidato la partita? “Sono concentrato solo sullo Spezia, questa domanda mi va rifatta lunedì sera”.