Trionfa l’Olympiakos in Conference League, sconfitta per il secondo anno consecutivo in finale la Fiorentina di Vincenzo Italiano che prende goal al 116′ del secondo tempo supplementare, firmato dal centravanti della nazionale marocchina Ayoub El Kaabi al termine comunque di una partita molto equilibrata. Arriva un’altra delusione per la Viola, dopo la sconfitta dello scorso anno a Praga contro il West Ham.
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Finale di Conference League, attimi di tensione nel corso di Olimpiakos-Fiorentina
Attimo di tensione alla fine del primo tempo, nella finale di Conference League Olympiacos – Fiorentina. Nell’intervallo, sono entrati in contatto alcuni tifosi sostenitori costringendo la polizia in tenuta antisommossa ad intervenire.
Per fortuna, dopo qualche momento di tensione con anche Italiano, calciatori e staff viola che sono intervenuti, è ritornata accorsi la calma e la normalità.
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Finale di Conference League, le formazioni ufficiali di Fiorentina – Olimpiakos
Finale di Conference League, ecco le formazioni ufficiali di Fiorentina – Olimpiakos .
OLYMPIACOS (4-2-3-1): Tzolakis; Rodinei, Retsos, Carmo, Ortega; Hezze, Iborra; Podence, Chiquinho, Fortounis; El Kaabi.
A disposizione:
Allenatore: Mendilibar.
FIORENTINA (4-2-3-1): Terracciano; Dodo, Milenkovic, Quarta, Biraghi; Arthur, Mandragora; Gonzalez, Bonaventura, Kouame; Belotti.
A disposizione:
Allenatore: Italiano -
Oggi è il giorno della finale di Conference e l’Italia si dipinge di viola
Ci risiamo, la Fiorentina per il secondo anno consecutivo è in finale di Conference League. L’anno scorso, all’esordio in questa competizione, i ragazzi di Italiano si arresero solo in finale per un solo gol contro il West Ham. Quest’anno davanti alla Viola c’è l’ostacolo Olympiakos e la finale si giocherà, manco a farlo apposta, in Grecia allo Stadio AEK Arena ad Atene questa sera alle 21.
A prescindere dal tipo di competizione, a prescindere dall’avversario che ti ritrovi da dover combattere, a prescindere dallo sfondo in cui lo farai, il motto è sempre lo stesso: “la finale non si gioca, si vince”. L’amaro che ha lasciato nelle bocche dei calciatori della Fiorentina la sconfitta nella finale della scorsa edizione della Conference, dovrà essere per Biraghi & Company un motivo in più per vincere e non riprovare quella sensazione. Dall’altra parte invece Mendilibar l’anno scorso è stato protagonista della vittoria del Siviglia in Europa League. In un periodo di crisi totale infatti il tecnico spagnolo ha risollevato l’animo europeo della formazione andalusa e l’ha condotta alla vittoria. Quest’anno vorrà ripetersi per riprovare, invece in questo caso, quel sapore al miele, che si gusta dopo il trionfo in una competizione europea.
La Fiorentina arriva a questa finale con una sola sconfitta nel percorso, in estate nei preliminari contro il Rapid Vienna, dopodiché sono stati collezionati tutti risultati positivi. La squadra di Italiano ha dimostrato di onorare sempre la competizione, offrendo tante partite dall’elevato agonismo e dall’ottima espressione calcistica. Molte volte è capitato che il turnover venisse fatto in campionato per arrivare al meglio alla partita del giovedì. In più il club viola in bacheca, come trofeo internazionale, al momento ha solo una Coppa delle Coppe, che risale al 1961. Sono sessantatré anni che a Firenze non si vive un trionfo europeo, è il momento per la formazione toscana di riparare a questa maledizione. Inoltre con la vittoria della Fiorentina in Conference, potrebbe arrivare un’altra buona notizia per il campionato italiano. Infatti la squadra di Commisso sarebbe qualificata alla prossima Europa League e così in Conference andrebbe il Torino; così l’Italia sarebbe rappresentata da ben nove squadre nella campagna europea della prossima stagione. Italiano per questa finale avrà a disposizione tutti gli effettivi, la difesa sarà quella titolare; a centrocampo Arthur e Bonaventura sono i favoriti su tutti gli altri; in attacco Nico Gonzalez, Beltran e Kouamè agiranno alle spalle di Belotti.
Anche l’Olympiakos non vince un trofeo internazionale da esattamente sessantatré anni, nel 1961 infatti arrivò l’unica vittoria extra-nazionale dei greci con la Coppa dei Balcani. Il percorso in Conference della società del Pireo è stato veramente emozionante. Infatti, a differenza della Viola, i greci sono retrocessi dall’Europa League in Conference ed in più sono tre le sconfitte nella fase ad eliminazione diretta. A dare un carattere euforico a questa cavalcata alla finale è stato sicuramente il doppio confronto in semifinale contro l’Aston Villa di Unai Emery. Infatti l’Olympiakos ha vinto in Inghilterra per 4-2 ed in casa per 2-0, non c’è stata quasi mai storia in un match invece che poteva apparire complicato alla vigilia. In più i biancorossi hanno in rosa quello che è il capocannoniere del torneo, El Kaabi, grande protagonista della semifinale. Anche Mendilibar, per questa sfida, avrà a disposizione tutti i componenti della rosa.
Insomma è finito il tempo dei sogni, delle parole e delle speranze, ora è arrivato il momento tanto atteso, in cui sarà il campo verde ad emettere il verdetto finale. Nell’ambientazione epica, alle pendici del Partenone, che è stato protagonista nella storia dell’umanità di grandi guerre e racconti epici, sarà il turno di Nico Gonzalez e Jovetic armarsi di lancia e scudo, per portare a casa un trofeo europeo alla propria gente ed entrare nella storia del proprio club.
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Fiorentina, Italiano: “Siamo tutti maturi”
Vincenzo Italiano, allenatore della Fiorentina, presenta in conferenza stampa la finale di Conference League di domani contro l’Olympiacos.
Cosa cambia da un anno fa?
“L’unica cosa differente è che certe cose le abbiamo già vissute. Poi secondo me queste sono partite da 50-50: forti loro e forti noi, dobbiamo giocare una partita come vanno giocate le finali. Un po’ di esperienza la abbiamo, qualcosa dietro ci portiamo e domani dobbiamo farlo vedere. Io vivo questa partita con grande attesa… Sento e leggo quello che dicono, per noi è una sorta di rivincita. Domani non dobbiamo commettere errori, rimanendo attenti e concentrati. La finale va giocata con il fuoco dentro e la massima applicazione. Lo scorso anno non abbiamo avuto un bell’epilogo, metteremo quell’amarezza per farla finire diversamente. Sapendo che l’avversario è forte, di qualità e preparato: sarà tosta”.
Avete recuperato Dodo: quanto è importante questo?
“Da quando è rientrato non ci aspettavamo di trovarlo in questa condizione. Già così pronto a prestazioni di alto livello… E’ sempre sceso in campo andando forte, all’inizio abbiamo provato a gestirlo ma quando è tornato al 100% si è espresso ai suoi livelli. Sta bene, al ritorno col Bruges ha disputato una grande gara e per noi è un’arma in più. Lì abbiamo anche Kayode e Faraoni… A destra siamo messi bene”.
Quale la parola o il concetto chiave?
“Quello che mi hanno sentito dire tra campo e spogliatoi è che l’identità non dobbiamo mai perderla. Anzi, a maggior ragione va mostrata l’organizzazione, il pensiero calcistico che ti ha permesso di giocarti una finale. Con aggiustamenti e adattamenti a livello individuale: massima percezione del pericolo, concretezza e concentrazione su tutto ciò che si va a fare. Il dettaglio. Non c’è tempo per replicare ed è una finale, quindi dico identità e furore agonistico. Quello non deve mancare, la partita è troppo importante”.
Che piano ha per El Kaabi?
“Abbiamo portato catene e lucchetti (sorride, ndr). Sia lui che la squadra hanno fatto un grande percorso: se noi arriviamo imbattuti loro hanno fatto prestazioni grandiose nelle ultime partite, arrivando in finale con prove di alto livello. Lui segna con regolarità e sa segnare in ogni modo, sta bene e sappiamo che è un punto di forza per il nostro avversario. Cercheremo di limitarlo, possiamo farlo con abnegazione e determinazione. Ha fiducia datagli dal finale di stagione strepitoso”.
Avrebbe preferito giocare in un’altra città?
“Che l’Olympiacos avesse già vinto qui non lo sapevo, un altro pericolo che si aggiunge… Però in campo passa tutto in secondo piano: mezzo stadio è per la Fiorentina, mezzo per l’Olympiacos. Giocano nella loro città ma non cambia nulla. Buon per loro che non hanno viaggiato senza preparare situazioni in anticipo e potendo lavorare a casa. Però scendi in campo ed è 50-50. Mettiamo tutto da parte e pensiamo a noi stessi, dando tutto ciò che abbiamo”.
Qualche rimpianto su come sono andati i campionati nei tre anni?
“Neanche ci pensavo al campionato… Però vuoi o non vuoi il percorso in Europa qualcosa ti toglie. Cerchiamo di ruotare tutti e avere gente fresca, di fare rotazioni, ma qualcosina ti toglie. Quella concentrazione avuta in Europa ogni tanto ci è mancata. Però alla fine secondo me non abbiamo fatto così male in Serie A, con un settimo posto e due volte ottavi, arrivando sempre in Europa. Tutti volevamo di più e non ci siamo riusciti, ma una doppia finale europea rimane motivo di grandissima soddisfazione. In coppa abbiamo trovato strategie diverse, specie sulla seconda gara, per fare le strategie che volevamo. Questo ci ha permesso di arrivare alle due finali. Per me tra Serie A, Conference e Coppa Italia, aggiungendo anche la Supercoppa, il nostro cammino è più che positivo. Quando sono arrivato a Firenze pensare di presentarmi per due anni consecutivi di fronte a una platea del genere non era neanche nell’anticamera del mio cervello, così come arrivare a giocarsi tutte queste finali con il gruppo. Domani abbiamo la possibilità di raggiungere questa gioia che rincorriamo da tempo”.
Quanto è cambiato e cresciuto da quando è a Firenze, lei con la squadra? A cosa ripensa quando rivede le immagini di Praga?
“Normale che sia diverso da quando sono arrivato. Il mio sogno era raggiungere l’Europa con la Fiorentina e ci sono riuscito. Il mio bagaglio di conoscenze è cresciuto notevolmente. Coi ragazzi abbiamo modificato tante cose in campo e ho scoperto aspetti nuovi: non mi sono fatto mancare niente in questi tre anni, tra traguardi collettivi e aspetti tattici. Sono diverso dal 2021 e di questo ne sono contento, ma lo sapevo. Quando hai a disposizione calciatori di questo livello, devi metterti a disposizione e sai già che qualcosina dovrà essere modificato. Ripensando a Praga penso alle facce dei ragazzi al fischio finale e non vorrei rivederle domani. Per noi l’interpretazione della gara deve essere come se fosse l’ultima della carriera. Nessuno ci dà la certezza di poter essere ancora dentro stadi così belli e a differenza di Praga servono certi aspetti. Quella partita ha fatto male a noi, a tutta la società e a Firenze: cercheremo di ribaltare la situazione”.
Avete preparato qualcosa per contrastare Mendilibar? Avete preparato i rigori?
“Col nuovo allenatore hanno trovato la quadra: avevano problemi, era il terzo allenatore e con lui hanno messo a posto tutto, andando forte in Europa e battendo avversari di grandissimo livello. Abbiamo visto una squadra organizzata, che sa dare pressione e giocare sotto la linea della palla, attaccando diretto. Hanno giocatori esperti, di qualità, di valore e di talento. Già che siano in finale determina il valore, è la carta d’identità. Quello che ci fa più paura è l’entusiasmo, per metterli in difficoltà dobbiamo saper creare tanto ed essere concreti per fare male a una squadra che possiamo mettere in difficoltà. I rigori li abbiamo provati, ci siamo fermati perché può essere una possibilità. Ne abbiamo tanti con la personalità per batterli, ai rigori abbiamo passato due turni di Coppa Italia mentre in campionato alcuni li abbiamo sbagliati e per questo forse non siamo in una posizione diversa. Vediamo come andrà”.
Ha pensato a un fioretto in caso di vittoria? La coppa può condizionare il suo futuro?
“Al fioretto non ci ho pensato, lo farò adesso. Ci penserò, comunque… Se dovesse capitare, poi ci inventeremo qualcosa. Sul futuro, davvero, il telefono spesso è spento o spesso in silenzioso e non mi interessa ascoltare niente. Siccome la semifinale non l’abbiamo giocata da tanto, dovevo solo concentrarmi su tutte le partite importanti. Il calcio è strano e certezze ne dà zero, pensiamo alla partita poi si valuterà tutto”.
Domani si chiude un cerchio?
“Secondo me è stato fatto un gran lavoro, ma dal momento in cui siamo di nuovo qui domani dobbiamo cercare di aggiungere qualcosa a questo percorso ottimo, pieno di record, soddisfazioni, semifinali e finali. Nessuno sa quale sarà il futuro in termini di presenze in altre finali, soprattutto europee, quindi domani facciamo di tutto per aggiungere la ciliegina”.
Domani potreste regalare 9 squadre in Europa all’Italia nel prossimo anno.
“Abbiamo anche questa ‘responsabilità’ in più, sarebbe spettacolare. Da quando seguo il calcio non è mai successo… Possiamo dare questa gioia al Torino e cercheremo, oltre che per noi e la Fiorentina, di andare forte per dare un’altra squadra in Europa al calcio italiano. Giocare queste partite è sempre bello, me ne sono accorto, cercheremo di far felici gli amici di Torino”.
Cosa le ha detto Commisso?
“Il presidente è carico come sempre, non è come me che soffro i viaggi in aereo: si fa 16-17 ore e arriva carico, sereno e sorridente. Sempre un piacere vedere lui e la moglie, oggi appena arrivato ha fatto il discorso alla squadra. Trasmette la fiducia che serve per questi impegni così difficili e non devo aggiungere il fatto che domani in campo qualche goccia di sudore va buttata per lui, per la sua famiglia, per Joe Barone e la famiglia di Joe. Per quanto vissuto negli ultimi mesi: questa tragedia non ce la meritavamo, il presidente e la Fiorentina non meritavano momenti tanto brutti come perdere un amico. Nello spogliatoio ci sono già le immagini di Joe e del presidente”.
Sembra la fine di un’era. Pensato alla possibilità di salutare con un trofeo? Possibilità che lavori in Grecia l’anno prossimo?
“Ci ho provato, mi sono concentrato qualche notte a sognare i ragazzi che alzano il trofeo. Ma non ci sono mai riuscito: significa che o è la realtà o sarà un sogno. Per il resto non ci ho mai pensato… In futuro può accadere qualsiasi cosa. Sono giovane, ancora, uno degli allenatori più bravi di Italia ha smesso a 72 anni (Ranieri, ndr) io ne ho ancora 46”. -
Fiorentina, Bonaventura: “Una finale importante”
Giacomo Bonaventura, centrocampista della Fiorentina, presenta la finale di Conference League di domani contro l’Olympiacos.
Ecco le sue dichiarazioni.
Cosa significherebbe per lei portare un trofeo a Firenze?
“Siccome non ho ancora fatto gol ci spero, ma in una finale la cosa più importante è il risultato di squadra: mettiamo da parte gli aspetti personali per vincere. Un trofeo a Firenze sarebbe ancora più bello, qui è più difficile, l’ultima coppa è stata vinta più di 20 anni fa e si sente la voglia dei tifosi. Avevo già notato passione e attaccamento da avversario, quando ho messo questa maglia me ne sono reso conto. Domani avremo una nuova possibilità, speriamo di vincere”.
Come sta? Giocherà mediano o trequartista?
“Sto bene, nelle ultime partite ho fatto parecchi minuti. Sul mio ruolo di domani ancora non sappiamo neanche chi va in campo, il mister ci dice chi gioca solamente il giorno della partita. La strategia c’è, domani entriamo nel dettaglio dei singoli ma penso che non cambieremo molto”. -
Fiorentina, Biraghi: “Non possiamo di nuovo sbagliare”
Alla vigilia della finale di Conference League contro l’Olympiacos ad Atene, il capitano della Fiorentina, Cristiano Biraghi, ha parlato ed ecco le sue dichiarazioni.
“È molto bello, quando si avvicina la partita e fai allenamento nello stadio cominci a entrare nel clima e si inizia a sentire l’importanza della partita, anche se lo sapevamo già nei giorni scorsi. È la seconda finale per noi, una ce la siamo fatta scappare, questa vogliamo vincerla”.
Avere giocato la finale lo scorso anno può essere un vantaggio?
“Non lo so. Sicuramente l’esperienza qualcosa conta. Abbiamo avuto la fortuna di averla già giocata l’anno scorso e non è una cosa nuova. Spero che possa esserci qualcosina in più per noi in questa finale”.
Con quale atteggiamento entrerete un campo domani sera?
“Dovremo approcciare la partita come siamo abituati, facendo quello che abbiamo fatto in questi tre anni, senza cambiare niente e cercando di sbagliare il meno possibile, perché in una finale tutti i dettagli sono importanti”.
Ci saranno 10.000 tifosi della Fiorentina.
“Nonostante le mille difficoltà per arrivare qui ad Atene ci hanno dimostrato affetto e appartenenza. Siamo contenti di avere regalato loro la finale e faremo di tutto per portare a casa il trofeo”.
E in più lei ha fatto una promessa a una persona (a Joe Barone ndr)…
“Sì. Domani spero che questa promessa si avveri”. -
L’attaccante Kalinic lascia il calcio giocato
L’attaccante croato, Nikola Kalinic dà l’addio al calcio. Il giocatore croato, ex giocatore di Fiorentina, Roma, Milan e Verona, appende gli scarpini al chiodo.
Il 36enne, quindi mette fine alla sua carriera da calciatore ed inizierà a fare il direttore sportivo. Comincerà con l’Hajduk Spalato.
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Fiorentina, Belotti: “Per me sono stati mesi importanti”
Belotti ha parlato alla vigilia della finale di Conference League. L’attaccante viola ha parlato anche di questi suoi cinque mesi a Firenze.
Ecco le sue parole:
Sul cammino della Fiorentina verso Atene: “Sono arrivato a Firenze prima degli ottavi di finale e fino a quel momento avevano giocato molto bene. Il fatto che molti dei miei compagni di squadra abbiano vissuto un’esperienza simile l’anno scorso, li ha aiutati a gestire meglio certe situazioni e abbiamo raggiunto meritatamente la finale”.
Sul suo gol in semifinale contro il Club Brugge:”È stato un gran gol, ma credo che tutti i miei gol siano speciali, anche quelli più semplici. Segnare in una semifinale europea, in una partita così importante, è qualcosa di cui essere orgogliosi. La mia esultanza è stata un’esplosione di emozioni. È stato un modo per dimostrare quanto fosse importante quel gol in quel momento chiave”.
Sulla finale in Grecia:” Una finale è sempre difficile. L’Olympiacos è un’ottima squadra con grandi giocatori. Hanno eliminato un club importante come l’Aston Villa, protagonista di una stagione straordinaria in Premier League. Sarà difficile, è una partita secca. Non bisogna avere paura di perdere, perché quando si ha paura si commettono sempre degli errori. Parlerò sicuramente con i miei compagni di squadra, perché aver giocato una finale l’anno scorso può aiutare nella gestione della partita”.
Su cosa significherebbe la vittoria per la città: “Firenze vive e respira calcio. Vincere renderebbe la città felice, le permetterebbe di festeggiare. Anche se non c’ero, posso immaginare cosa abbiano passato l’anno scorso quando hanno perso. Questa volta abbiamo bisogno di un risultato diverso, per far risollevare la città. Questa finale è importante anche per qualcuno che purtroppo non è più con noi. Una persona che ha vissuto la Fiorentina con il cuore e con l’anima, che ha fatto tutto per la Fiorentina e che vivrà per sempre nei nostri cuori. Parlo di Joe Barone”.