Tag: Gravina

  • Gravina conferma il Ct Spalletti

    Gravina conferma il Ct Spalletti

    Nella conferenza stampa, il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha confermato il Ct Luciano Spalletti.

    “Non abbiamo nulla da nascondere ma dobbiamo continuare ad avere responsabilità. Serve senso di responsabilità: ieri c’è stata una lunga chiacchierata col mister e credo sia impensabile risolvere i problemi abbandonando un progetto che è pluriennale, non si può abbandonare il progetto dopo 8-9 mesi. Nel progetto è centrale un allenatore subentrato da 9-10 gare, che non può avere a disposizione sempre tutti i calciatori. Ci deve essere una riflessione politica all’interno del mondo federale. Spalletti deve avere la nostra fiducia e ha la nostra fiducia, deve lavorare perché fra 60 giorni c’è già una nuova sfida”.

  • Italia, Gravina e Buffon in conferenza stampa

    Italia, Gravina e Buffon in conferenza stampa

    Ecco le parole in conferenza stampa di Gianluigi Buffon. Il nuovo capo delegazione della Nazionale e del presidente della FIGC Gabriele Gravina.

    Prende la parola Gravina: “Sabato con Spalletti abbiamo parlato di un nuovo capitolo della storia azzurra e quella di oggi è un’altra bellissima giornata. Uno dei più grandi monumenti della squadra azzurra, della nostra storia, torna finalmente a casa. Dal 1° settembre Buffon è il nuovo capo delegazione. Come avevo preannunciato in occasione della presentazione di Spalletti, questo ruolo rientra nelle prerogative del presidente Federale e sono particolarmente orgoglioso di poter dare il testimone a Buffon per tantissime ragioni. In termini di coerenza, sabato ho parlato di orgoglio e appartenenza, ho parlato di identità. E Buffon è un professionista con 214 convocazioni e 176 presenze in Nazionale, un record. La sua presenza in questo ruolo è emblema di grandissima coerenza: la maglia azzurra Buffon ce l’ha come seconda pelle, è una componente fondamentale nella sua vita. Quando Buffon stava pensando di smettere col calcio l’avevo già contattato, poi lui molto deciso e testardo nelle sue scelte ha voluto continuare e ha scelto di continuare a fare il calciatore. Poi ha deciso di smettere e siamo tornati alla carica e Gigi ha accettato questo nuovo ruolo. Quando Buffon ha accettato ha nominato due persone a noi molto care: Vialli e Riva. Con Vialli abbiamo condiviso quattro anni e ci ha dato una grande lezione di vita, mentre con Riva nel 2006 abbiamo vissuto momenti straordinari. Chi conosce i principi della nostra gestione sa i nostri valori a cui diamo risalto. Molte volte diamo peso al prezzo, ma ci dimentichiamo del valore. Ringrazio Gigi per aver accettato questo ruolo e gli faccio un grande augurio affinché possa rientrare nell’Olimpo azzurro: lo è già come calciatore, ma con le sue qualità potrà diventarlo anche come dirigente. Per me la giornata di oggi rappresenta emozioni forti e dopo aver vissuto una estate turbolenta, non per colpa nostra, oggi sono ancora di più soddisfatto perché so che questa squadra è in mani salde tra Spalletti come allenatore e Buffon come capo delegazione. Se è vero che ognuno di noi deve fare il massimo, credo che come presidente Federale con queste scelte ho fatto il massimo per onorare la maglia azzurra”.

    Prende la parola Buffon: “Ringrazio chi mi ha voluto qui. Immaginare la mia figura qui è un qualcosa che mi inorgoglisce e mi stimola, mi rende un uomo felice. Torno in un ambiente che penso di conoscere abbastanza bene. Il sunto del mio ruolo è dare un piccolo contributo in quelle che saranno tutte le dinamiche che andremo a vivere in futuro”.

    Raccogli una eredità pesante. Che ricordo hai di Vialli?
    “Il ricordo è immenso e bellissimo, avevamo un rapporto straordinario fuori dal campo. Ci scambiavamo continuamente le maglie, c’era una condivisione totale e devo dire che sarebbe sbagliato pensare di arrivare subito al suo livello. Ognuno di noi ha un proprio passato, un percorso, riesce a dare delle risposte che a giovane non riesci a darti. Poter venire qui cercando di riproporre un Vialli sarebbe sbagliato, non sarei all’altezza. Cercherò di essere ciò che sono sempre stato che poi è il motivo per cui qualcuno mi ha apprezzato”.

    Nelle nuove generazioni è cambiata la considerazione di questa maglia? Questo nuovo ruolo sana il rimpianto di non aver salutato in campo questa maglia?
    “Non ho rimpianti… Ancora oggi mi chiamano per fare una gara d’addio, ma a me non vanno. Io quando chiudo devo pensare al presente al presente e al futuro, vado avanti. E’ stato bellissimo e ora stop, arriva una nuova avventura. Per quanto riguarda i giovani, io credo sia molto importante la conoscenza della storia delle cose e degli ambienti in cui vai per poterli apprezzare. Io sono nato e cresciuto col mito di Paolo Rossi, di Zoff, degli azzurri del 1982 oltre ai racconti di mio padre. Quindi per me, la prima volta che ho visto Riva, è stato come vedere un monumento. I giovani li puoi aiutare in questo modo, oltre ad avere una Nazionale bellissima e vincente”.

    Chi ti piace tra i giovani portieri italiani?
    “Negli ultimi 3-4 anni il serbatoio italiano dei portieri è cresciuto molto e ora ce ne sono 5-6 di un livello elevatissimo, senza toccare Donnarumma che è un portiere consacrato. Lui ormai se la gioca con i primi della classe mondiale. Tutti gli altri hanno fatto un percorso e stanno dando risposte importanti, a cominciare da Vicario che in Premier crescerà. Poi Provedel, Meret che ha vinto lo Scudetto. Poi anche Falcone a Lecce, Di Gregorio a Monza. Ci sono tanti portieri che stanno dimostrando di essere super affidabili e di avere qualcosa di speciale. Carnesecchi ora non sta giocando all’Atalanta ma il campionato è lungo. Provedel è stato probabilmente il miglior portiere dell’ulimo campionato e questo ci fa ben sperare dovesse avere un raffreddore Gigio”.

    Come è cresciuto Donnarumma? E’ stato difficile smettere?
    “No, per nulla. Anche perché sono arrivato a un’età che mi permetteva di prendere in considerazione questa idea. Nell’ultima stagione sono arrivato ai play-off in un ottimo stato psico-fisico e sono riuscito a farmi male… Quello è il segnale più grande che la natura potesse darmi, lì ho capito che dovevo chiudere. Nello spogliatoio a Cagliari avevo già deciso di smettere, non volevo angustiarmi per un altro anno. Per quanto riguarda Gigio, dico che l’ho visto in tv, l’ho visto parare e crescere anche attraverso degli sbagli perché dagli errori impari molto di più. Dal ragazzo che ho lasciato ho ritrovato un uomo”.

  • Italia e Turchia ospiteranno insieme Euro 2032

    Italia e Turchia ospiteranno insieme Euro 2032

    Italia e Turchia sono insieme per ospitare i campionati europei di calcio del 2032. Ecco le parole di Gabriele Gravina.

    “Siamo di fronte ad una svolta storica che ha come obiettivo la valorizzazione del calcio continentale; il progetto, oltre ad avvicinare due realtà consolidate nel panorama calcistico europeo, esalta i valori di amicizia e cooperazione, coinvolgendo due mondi contraddistinti da profonde radici storiche, due culture che, nel corso dei millenni, si sono reciprocamente contaminate influenzando in maniera sostanziale la storia dell’Europa mediterranea. Il calcio vuole essere un ponte ideale per la condivisione delle passioni e delle emozioni legate allo sport”.

  • L’Italia si candida per Euro 2032

    Adesso è ufficiale l’Italia si è candidata per ospitare Euro 2032. Nei prossimi mesi ci sarà la valutazione da parte dell’Uefa che renderà nota la sede degli Europei del 2028 e del 2032. «È una straordinaria opportunità per l’Italia» le parole di Gabriele Gravina della Figc. Le città designate a ospitare la fase finale dell’Europeo sono Milano, Torino, Verona, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Cagliari. Palermo continuerà a essere coinvolta nell’iter a supporto della candidatura. «Dopo mesi di lavoro coordinato che ha visto scendere in campo accanto alla Federazione il governo, il parlamento, i Comuni e tutti gli altri stakeholder, la documentazione richiesta è ora nelle mani della Uefa». Gravina spiega: 《il dossier presentato si è ispirato a un Nuovo Rinascimento, da un lato esaltandone le bellezze storiche e artistiche, dall’altro rispettandone l’impatto e la sostenibilità». La Federazione ha parlato ancora di più del dossier proposto: «È il frutto di un lavoro intenso, in cui il calcio si è fatto ancora una volta strumento di unità e di aggregazione trasversale, concretizzatasi nell’adozione di diversi provvedimenti, governativi, parlamentari e comunali, che nobilitano la nostra candidatura. Abbiamo immaginato l’Italia e il calcio europeo fra 10 anni, nella consapevolezza che il lascito positivo di un evento del genere moltiplichi straordinarie opportunità per l’intera nazione. Ringrazio tutti gli stakeholder coinvolti, che hanno sposato il progetto con grande entusiasmo e spirito collaborativo».

  • Gabriele Gravina è stato nominato vice presidente dell’Uefa

    Gabriele Gravina è stato nominato vice presidente dell’Uefa

    Oggi Aleksander Ceferin è stato rieletto presidente della Uefa. Ma l’altra notizia importante del giorno e che il presidente della Federcalcio italiana Gabriele Gravina è stato nominato vicepresidente dell’Uefa insieme con Laura Mcallister al termine del comitato esecutivo che si è svolta proprio dopo la rielezione alla presidenza, di Aleksander Ceferin.

  • FIGC, Gravina non lascerà il suo incarico

    FIGC, Gravina non lascerà il suo incarico

    Giancarlo Abete bastarono pochi minuti. A Carlo Tavecchio servì una settimana di tempo. Ma alla fine le dimissioni arrivarono comunque. Gabriele Gravina lo ha detto chiaro e tondo, prima e dopo la clamorosa sconfitta della Nazionale: non ha alcuna intenzione di seguire l’esempio dei suoi predecessori. Il presidente della FIGC ha spiegato che “il progetto andrà avanti” e si è anche augurato che possa fare lo stesso Roberto Mancini, con il quale per la cronaca in passato non sono mancati screzi poi appianati. Difficile che si proceda davvero come nulla fosse: le dimissioni del commissario tecnico sono nell’aria e potrebbero arrivare al ritorno dalla farsesca trasferta turca di Konya. Quelle di Gravina, si diceva, no: lo ha ribadito in una conferenza stampa nella quale, dopo aver perso in casa contro la 67esima nazionale al mondo, si è trovato il tempo di parlare soprattutto del (calante) amore per la Nazionale e delle incomprensioni con i club. Ma andiamo con ordine. Le elezioni e i programmi. Presidente della Federcalcio per la prima volta a ottobre del 2018 superando Tommasi e Sibilia ritiratisi, Gravina è stato riconfermato in via Allegri nel febbraio 2021 battendo ancora lo sfidante Sibilia, questa volta in una contesa ben più aspra. Maggioranze bulgare in entrambi i casi, anche se in calo: 97,2 per cento prima, 73,45 per cento poi. Tra gli obiettivi del suo primo programma: il Club Italia da guidare come una società, la riduzione delle squadre professionistiche, la revisione dei pesi elettorali in federazione, l’inserimento dei requisiti di onorabilità per entrare nel mondo del calcio. Alcuni di essi, riproposti nei successivi buoni propositi del 2021: sempre la riforma dei campionati (“qualitativa e non per forza quantitativa”), nuova mutualità, interventi sul vincolo sportivo dopo la gamba tesa dell’allora ministro Spadafora. Tra un’elezione e l’altra, bene ricordarlo, l’emergenza da Covid-19 che ha reso tutto più complicato.

    Cosa ha fatto da presidente. Il Club Italia oggi è realtà, guidato dallo stesso Gravina, con l’obiettivo di coordinare il lavoro di tutte le squadre nazionali. Nei tre anni e mezzo di presidenza, alcuni degli obiettivi dichiarati nei due programmi sono divenuti concreti. Del 2019 è il Codice di Giustizia Sportiva, a lungo richiesto a gran voce dall’allora sottosegretario Giorgetti. Più recenti i grandi passi verso il professionismo femminile, in questo caso fortemente voluto dal CONI ma ben assecondato dalla Federcalcio. E ancora, i requisiti per “entrare” nel calcio sono diventati più stretti: il controllo sulle acquisizioni di partecipazioni superiori al 10 per cento ha alzato l’asticella da questo punto di vista. Poi, appunto, la complicata gestione emergenziale: la pandemia ha cambiato orizzonti e prospettive, in un periodo nel quale Gravina si è oggettivamente trovato a cavalcare una tempesta ed è stato il primo a crederci, l’ultimo ad arrendersi. Ne siamo usciti con le ossa rotte, ma più interi del previsto. E cosa non ha fatto: una riforma nelle sabbie mobili. C’è però anche quel che manca all’appello. Una cosa su tutte: la riforma del calcio italiano. Non un topolino, ma la montagna non è nemmeno vicina a partorirlo. Non sono cambiati i pesi elettorali – oggi Lega Pro e Serie D contano molto di più della Serie A – non vi è stato alcun intervento sul format dei campionati. E non si sono neanche viste le novità più care al numero uno federale: che a Gravina piacciano i playoff, per esempio, lo sanno anche i muri. Restano nel limbo, così come qualsiasi intervento strutturale sulle cento squadre professionistiche italiane. Tante erano, tante restano e gli ultimi mesi – dalla rielezione ne sono passati quattordici – non hanno segnato alcun passo in avanti da questo punto di vista. Anzi: il profluvio di indiscrezioni ha avuto il suo corso, senza che mai si capisse quali fossero le reali intenzioni. Forse perché da questo pantano il calcio non si è mai davvero smosso. Stesso discorso, per la cronaca, per un argomento molto tecnico ma ancora più caro ai club e alle leghe: la criticatissima legge Melandri, nonostante i buoni rapporti col governo, è sempre lì. Politicamente, Gravina è più saldo che mai. Di riforma si è tornato a parlare nelle ultime ore. Come ogni volta che l’Italia fallisce il suo obiettivo. Troppe squadre, troppi stranieri: sono solo alcuni degli argomenti più caldi nelle ore immediatamente successive al disastro, perché di questo si tratta. Il paradosso? Gravina non è riuscito a condurla in porto, anche per la fortissima litigiosità delle componenti federali, ma è allo stesso tempo abbastanza forte politicamente in questo momento da poter escludere dal tavolo l’ipotesi delle dimissioni. Memore delle intemperie elettorali, ha attorno a sé un fortino: senza ridurre a ruoli improbabili per la rispettiva caratura due figure di assoluto rilievo come Francesco Ghirelli, presidente di Lega Pro, e lo stesso Abete, di recente eletto a numero uno di LND, è un dato di fatto che in questo momento chi guida Serie C e Serie D sia in grande affinità con Gravina. Considerato che queste due leghe in sede elettorale rappresentano complessivamente il 51 per cento dei voti, il dado è presto tratto. Il nodo Serie A. E non solo quello. Quindi, tutto va avanti perché niente cambi? A livello politico e formale, proprio così. Senza le dimissioni, il progetto proseguirà come ha detto lo stesso Gravina. I temi sono però due: anzitutto, il sentimento “popolare”. Quelle percentuali di cui sopra sono poi da tradurre in delegati, in club. Ogni Lega ha un peso elettorale ripartito tra i soggetti che la compongono, e non è detto che resti un monolite inscalfibile di consenso (o dissenso). E poi, gli attriti con la Lega Serie A: da maneggiare con estrema cura. I club del massimo campionato sono sembrati più volte, di recente, una bomba a orologeria. Verso l’interno, come certifica l’elezione di Lorenzo Casini a presidente, avvenuta col minimo indispensabile; e non vanno dimenticate le frizioni sul tema Superlega con le big, Juventus su tutte. Ma anche verso l’esterno: dapprima il paventato commissariamento, da ultimo questo botta e risposta sul rinvio di una giornata che quasi nessuno in Europa ha toccato e che difficilmente ha avuto un peso reale su una partita contro una formazione modesta come quella di Skopje. Politicamente, le società più importanti d’Italia conteranno magari molto poco: non è proprio così, ma meglio non scadere nel tecnico. A livello d’immagine ed economico, mettersi contro via Rosellini – dove alcuni inquilini, Lotito e De Laurentiis su tutti, sono già in fermento – rischia però di essere una scommessa impossibile da vincere.

  • Gravina: “Momento difficile per il Covid19, ma il calcio non può fermarsi”

    Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha rilasciato un comunicato ufficiale esprimendo soddisfazione per l’introduzione dell’apprendistato, la possibilità per le Federazione di reinvestire gli avanzi di gestione e la rateizzazione degli oneri fiscali e contributivi per i club, tutte misure contenute nella legge di bilancio del Governo Draghi. “Come tutto il Paese, il calcio è ancora nelle morsa del Covid, ma le misure richieste e introdotte all’interno della legge di Bilancio saranno di grandissimo aiuto. Ringrazio il Governo per la sensibilità dimostrata – ha continuato Gravina – in particolare il Ministro dell’Economia Daniele Franco e la Sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali, ai quali abbiamo rappresentato in tempi non sospetti criticità e richieste e con i quali ci siamo confrontati costantemente”.

  • Italia, Gravina: “Il calcio non può permettersi di fermarsi ancora”

    Il presidente federale Gabriele Gravina, al Word Globe Soccer di Dubai, ha parlato ai microfoni di SKY , ed ecco le sue dichiarazioni: “Sono molto orgoglioso di avere vissuto insieme a tantissimi italiani un anno straordinario, indimenticabile. Lo hanno meritato davvero, loro, Mancini, il club Italia, tutti gli italiani che hanno riposto tantissima fiducia in questa squadra”. Com’è ritrovarsi in questo gruppo azzurro? “Noi non vogliamo tornare indietro, vogliamo coltivare questa nostra realtà. Non è più un sogno, qualche sogno vogliamo centrarlo nel 2022, rivedersi è sempre molto bello. Per noi è un’impresa sportiva straordinaria, ma contava mettere insieme i sentimenti per trasformare in una grande famiglia”. Cosa serve per rifare ciò che è stato fatto nel 2021? “Dobbiamo tornare a essere quella squadra speciale che abbiamo dimostrato nel 2021 e negli ultimi tre anni. Recuperare le energie che ci sono mancate nei momenti cruciali. Abbiamo sprecato due jolly, non possiamo più sprecarne altri. Aspettiamo la partita del 24 marzo e poi quella del 29 per andare in Qatar”. Serve un protocollo più severo? “Il calcio non può fermarsi, è linfa per dodici settori merceologici diversi. Dobbiamo stare più attenti, mi piacerebbe confrontarci con i nostri scienziati, con gli specialisti, per indicarci una strada per condizioni ideali. Non stresserei troppo il rapporto, il 97% dei nostri atleti è vaccinato, stiamo accelerando con la terza dose. Dobbiamo valorizzare meglio l’idea di un super green pass, ci stiamo ragionando”. Sulla questione Salernitana. “Ci deve essere speranza, vorrei essere ottimista. Una piazza così importante merita di continuare la sua strada, ma con la dignità che appartiene a una città che lo merita. Auspichiamo una soluzione in tempi rapidi. L’unica ancora di salvezza è una proprietà che possa dare continuità a progetto sportivo”. Cosa chiede a questo 2022? “Maggiore serenità, poi dobbiamo recuperare la possibilità di relazionarci, abbracciarci più spesso. Rivedere i nostri sorrisi, siamo abbastanza amareggiati, tristi e offuscati nelle manifestazioni d’affetto, sperando in una qualificazione Mondiale che ci manca da tanto tempo”.

  • Gravina: “Italia-Macedonia a Palermo. Europeo in Italia? Possibilità concreta”

    Gravina: “Italia-Macedonia a Palermo. Europeo in Italia? Possibilità concreta”

    presidente della FIGC, Gabriele Gravina, presente al Museo FIFA di Zurigo per onorare la memoria di Paolo Rossi, ha parlato ai microfoni di Sky Sport: “Oggi è una giornata importante, di riflessione, memoria, ricordo e anche di grande dolore. Ci manca la sua dolcezza e uil sorriso che avvolgeva ognuno di noi. Vorrei ringraziare di cuore il presidente Infantino che ha dimostrato che il calcio ha una grande sensibilità. Tutti gli amici di Paolo sono qui, oltre alla moglie e agli amici. Gli ex compagni hanno sempre condiviso tutto con lui, essere qui a Zurigo è un atto doveroso”. Ufficiale la scelta di Palermo per Italia-Macedonia. “La scelta è stata condivisa con Mancini ed è stata fatta per evitare ulteriori distrazioni legate all’Europeo. Non vogliamo girare pagina ma non doveva essere un peso e un’ansia quello che abbiamo costruito nel 2021. Dobbiamo concentrarci sul futuro. A Palermo vogliamo tanto calore da parte del pubblico, vogliamo essere accolti e coccolati. Il tifoso italiano vuole spingere i ragazzi verso una qualificazione importante”. Europeo in Italia in futuro? “Ci sono possibilità concrete, abbiamo presentato la manifestazione di interesse e aspettiamo l’esecutivo del 16 dicembre. L’Italia vuole esserci”.

  • Gravina: il calcio italiano non è in bancarotta

    Gravina: il calcio italiano non è in bancarotta

    Ospite alla trasmissione televisiva Tiki Taka, il presidente federale Gravina ha parlato della situazione economica che sta vivendo il campionato italiano. Ecco alcuni suoi estratti: Il calcio italiano non è in bancarotta, sta attraversando difficoltà economiche come altri Paesi europei. In questo momento abbiamo grandi difficoltà legate alla pandemia che generato una perdita di oltre un miliardo di euro che va ad aggiungersi alla perdita pregressa di 4 milioni. Ma nonostante tutto il calcio italiano è appetibile, ha un interesse straordinario rispetto ad altri.