Venerdì 22 dicembre Giuseppe Bergomi, campione del mondo nel 1982, compie 60 anni. Ecco le sue parole in un’intervista.
«Sto bene, faccio quello che mi piace di più: commento le partite in tv, alleno i ragazzi, vado nelle aziende a fare formazione».
Non sente il peso dell’età?
«Invecchiando si diventa più selettivi. Si fanno scelte migliori. E il mio riferimento è Beppe Baresi, mio partner a padel, che A 65 anni corre molto più di me».
Perché tutti voi ex calciatori vi date al padel?
«Più facile del tennis è uno sport che fa salire la carogna, noi ex atleti restiamo sempre molto competitivi».
Lei è una bandiera dell‘Inter (519 presenze), ma in una recente intervista alla Gazzetta dello Sport ha raccontato che da bambino tifava Milan. Smentisce la celebre frase di Eduardo Galeano: «Nella vita un uomo può cambiare moglie, partito o religione ma non la squadra del cuore».
«Mio papà era milanista, io simpatizzavo per i rossoneri ma a 13 anni l’Inter mi ha scelto e io ho scelto l’Inter. Ricordo quando mi diedero il primo borsone con le maglie, la tuta e tre paia di scarpe con i tacchetti. A Settala, dove sono nato, portavo in giro quella borsa come un trofeo. Invecchiando sono ancora più interista, soffro molto di più».
Quando commenta le partite in tv come fa?
«I primi tempi essere equilibrato mi pesava. Alla fine ho capito che non puoi piacere a tutti. So per chi batte il mio cuore».
Da calciatore aveva particolari scaramanzie?
«La barba. Se vincevamo, non mi radevo fino alla partita successiva. Altrimenti, mi sbarbavo subito. E poi il solito posto sul pullman e, a San Siro, prima di entrare negli spogliatoi, mi affacciavo a una finestrella da cui si vedeva il campo. Ancora oggi, da allenatore, indosso qualcosa di grigio a ogni partita».
La sua carriera da allenatore delle giovanili è lunga.
«Ora alleno l’Accademia Inter dei 2007, abito a San Siro, il campo è sotto casa».
Nato a Settala, quando si è trasferito a Milano?
«Nel 1993 quando mi sono sposato, poi ho sempre abitato in zona San Siro. I primi tempi all’Inter erano Baresi o Muraro a darmi un passaggio a casa, altrimenti metro, treno e pullman».
Com’era essere un calciatore nella Milano da bere?
«Ho vissuto quel periodo con spensieratezza ma anche con disciplina ed educazione. L’esperienza da chierichetto mi è servita».
Come compagni di squadra aveva Berti e Zenga, noti festaioli. Non si è mai fatto trascinare?
«Ho sempre avuto delle fidanzatine, poi nel 1989, l’anno dello scudetto dei record, ho incontrato Daniela, che è diventata mia moglie. Ci siamo conosciuti al Rose’s, una discoteca dietro San Babila che non esite più. Poi, certo, le feste di Nicolino Berti restano nella storia. Aveva una casa con vista sulla Madonnina, ai suoi party succedeva di tutto… un sacco di bella gente di ogni genere e lui ci obbligava a fumare i suoi sigari. Walter Zenga era mio compagno di camera in ritiro, aveva dei casini pazzeschi. Diceva che più era incasinato meglio giocava».
Lei e Zenga bandiere interiste non avete mai avuto un ruolo nel club.
«Quando vai in tv prendi dei rischi. Capita di fare domande che magari al club non piacciono. Ma con l’Inter non ci sono mai stati problemi. Sia Facchetti che Walter Sabatini fecero dei tentativi per portarmi in società. Di certo sarei andato con un ruolo di responsabilità non d’immagine. Con Marotta, Ausilio, Baccin sono amico. Marotta partecipa alle iniziative dei Bindun (associazione di volontariato con cui Bergomi collabora, ndr). Amo l’Inter».
Ha dichiarato che l’allenatore a cui è più legato è Gigi Simoni: quello invece con cui ha avuto contrasti?
«Ho fatto fatica con Roy Hodgson, ora abbiamo un ottimo rapporto. Quando arrivò all’Inter non mi faceva giocare, ci fu un confronto molto schietto. Venduto Roberto Carlos, mi provò da terzino sinistro e le giocai tutte».
Sposato da trent’anni, in tv a Sky con Fabio Caressa forma una coppia di fatto.
«Nel 2024 saranno 25 anni insieme. Ci completiamo: lui il classico romano casinista, io il tipico milanese ordinato. Fabio è una persona molto intelligente. La coppia funziona perché, fuori dal lavoro, non ci frequentiamo».
Mai avuto la tentazione di lasciare Sky?
«Tre anni fa, alla scadenza del contratto, pensavo che fosse il momento di cambiare, avevo delle richieste».
E la tentazione di lasciare l’Inter?
«Nell’anno di Orrico allenatore fui avvicinato da Lazio e Roma, ma ero all’Inter, una delle squadre più importanti del mondo».
Pronostico per Inter-Atletico Madrid di Champions?
«Sarà durissima, diciamo il 50% di possibilità di passare il turno».