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  • Napoli, Spalletti: “Stiamo vedendo i frutti del nostro lavoro”

    Napoli, Spalletti: “Stiamo vedendo i frutti del nostro lavoro”

    Alla vigilia della sfida contro la Lazio, l’allenatore del Napoli Luciano Spalletti risponde alle domande della stampa nella sala conferenze del Training Center di Castel Volturno. Ecco le Sue dichiarazioni.

    La gara di domani chiude un percorso iniziato tempo fa, proprio con Sarri. O è un taglio col passato perché diversa e superiore?
    “Ci portiamo dietro una cultura di lavoro iniziata anche da altri, un modo di stare in campo che erano caratteristiche di alcuni giocatori precedenti. Sarri ha delle cose che sono simili, piace andare entrambi in tuta, a me anche quando passeggio mi piacciono le scarpette (ride, ndr), poi l’idea di voler comandare il gioco. E’ stato anche un tema nell’ultimo periodo, possesso palla o non possesso (ride, ndr). Il possesso ti fa decidere dove vuoi giocarla, poi è fondamentale saper alternare ritmi e dimensioni del possesso, ma qui poi si va in discorsi più profondi. Si dice gioco verticale… anche quello, si deve alternare perché dipende se gli altri ti vengono a prendere o meno, se vengono a prenderti la difesa deve salire… lui è stato un po’ un masaniello calcistico, si è reso capo-popolo di una rivolta del modo di vedere il calcio. Io a casa sceglievo sempre di vedere il Napoli di Sarri e lo applaudivo in piedi. Non m’importa meglio o peggio, ho preso quello che volevo prendere, quando ho potuto sono andato a vedere le partite e sui campi di Castel Volturno ancora ci sono le linee di passaggio del suo calcio. Poi non mi fregano i paragoni”.

    C’è una percezione diversa in città, più equilibrio nell’attesa? Dipende dalla maturità o dalle delusioni del passato?
    “Sicuramente da una conoscenza del calcio in generale, una maturità di saper valutare le cose come funzionano nella vita. E’ fondamentale che non vadano ad aspettarci all’arrivo, ma che scendano in campo con noi ad ogni partita. Non date retta a chi vuole farci togliere le mani dal volante, farcele alzare in segno di vittoria quando abbiamo tante curve da affrontare!”.

    Osimhen come altri, ha speso parole belle per lei.
    “Prova ad intervistare Demme o chi gioca meno e vediamo (ride, ndr), è uno di quelli che meriterebbe di giocare per qualità, esperienza. Per me è facile lavorare con ragazzi che hanno qualità, attitudine all’ascolto, all’apprendimento perché c’è sempre la possibilità di andare avanti. Li ringrazio, ma sono sempre loro gli artefici di quello che sta succedendo. Le differenze non le so, lui sicuramente è più ordinato nel modo di stare in campo, è leggibile la sua quadratura difensiva, di contro-offensiva, pressione, la Lazio pure fa un calcio bellissimo, difendono e attaccano insieme, è un corpo unico, ce l’hanno chiusa a doppia mandata, noi ogni tanto alcuni scappano e alcuni vanno addosso, per praticità a me piace più così, a lui bisogna chiederlo a lui”.

    Il manifesto di Sarri era “la grande bellezza”, il suo? Da osservatore quali sono le differenze tra i due Napoli?
    “Non lo so, manco quello di Sarri perché lo sa lui. Dipende chi sei, dove vuoi andare, che calcio vuoi fare, ci sono davanti sempre delle persone. Dipende se stimola di più diamo le bastonate davanti o comandiamo lì in mezzo, secondo me è più stimolante la seconda e percorriamo ciò che ci piace. A me non piace il calcio tutti dietro davanti alla difesa, eppure l’ho fatto e ho perso spesso, quando non mi piace non la sanno fare neanche i ragazzi. Se giochi a pallone c’è sempre lo step successivo alla bellezza, a ciò che piace alla gente. Quando sono arrivato la mia battaglia era riportare gente allo stadio, fare qualcosa per creare emozione”

    Sullo Scudetto: “Ognuno quando fa questo mestiere sogna il massimo, poi c’è anche altro che dà soddisfazione. Non sono tra quelli del vincere a tutti i costi e poi l’anno dopo fallire, ma mi piace collaborare con la società per fare un discorso corretto per gli obiettivi comuni”.

    Con la Lazio all’andata, dopo due pareggi e andando sotto, fu un bivio?
    “Secondo me invece la svolta l’hanno darta le due gare precedenti, è rimasta la stessa mentalità, hanno creato disponibilità al sacrificio e poi se continui, non essendo a quel livello un giorno ti svegli, riprovi e sei a quel livello lì con la costanza. Succede sempre, altrimenti non avrebbe significato il modo di lavorare”.

    Sarri parlò di uno scudetto perso in albergo per Inter-Juve il giorno prima. Gli scudetti si perdono in albergo?
    “Bisognerebbe chiederlo a lui, anche se quel risultato lì ha influito sulla corsa, secondo lui molto… io prendo sempre me come obiettivo alle cose che non vanno, non altri, la stavamo vincendo, ho fatto sostituzioni che hanno determinato quella roba lì perché poi tutti vanno a finire lì, ma io le rifarei perché eravamo molto sofferenti in quel momento in 10 uomini, ma io responsabile di quello che ha fatto il Napoli… vi ringrazio, ma mi date troppe responsabilità. Errore Orsato? Non ne parlo, io scelgo sempre me come responsabile di ciò che non è andato.  Sbagliammo dei gol, potevamo avere un atteggiamento diverso, il responsabile ero io e si poteva fare quello che ha fatto il Napoli ad Empoli anche di fronte c’era la Juve, la più forte”.

    C’è un pizzico di rivincita, ora lei è celebrato come maestro di calcio, anche dai tifosi interisti.
    “Io non alleno per rivincite verso nessuno, io penso a far bene il mio lavoro, non devo fare altro. Sono i risultati del calcio giocato che fanno la differenza. Mi fa piacere, ora non so a quale pagina si riferisca, ma ce ne sono diverse. Anche se sono pochi… 900mila (ride, ndr). Anzi, 90mila… quando una pagina parla solo di te, commentano quello che tu dici ogni giorno è una roba che ti rende ancora più responsabile. Mi ricordano con piacere e lo stesso faccio io. Ma non c’è rivincita, io ho sempre dato il massimo, anche quando ho litigato l’ho fatto per il bene della società e della squadra, difendendo il lavoro”.

    Qualcuno prova a sminuire il Napoli parlando di livello del campionato basso.
    “Io non ci penso, penso ad occupare il tempo con le cose che dobbiamo fare noi, poi valuteremo le differenze con gli avversari. Per me domani è un derby del condominio di cui si parlava ad inizio anno, per guadagnarci un pianerottolo nel condominio e non ci interessa altro. Sui risultati in generale stiamo facendo cose importanti, straordinarie, e gli va detto bravi e dati i meriti. Al di là dei risultati, hanno fatto grandi partite, macinando roba, idee, responsabilità, calcio fatto bene. Non è una gara che vinci o una coppa con 3-4 partite, qui è la continuità con cui scendi in campo!”

    Il +18 in classifica non lo considerate proprio oppure è uno stimolo?
    “Non lo consideriamo, noi dobbiamo valutare le partite ed essere gli stessi, quello che fa la differenza, giocarle allo stesso modo, anche in 10 ad Empoli dando il rispetto all’avversario. Può succedere di tutto, basta un dettaglio per invertire tutto, funziona così. In questo campionato sono successe delle cose se si sta attenti, devi essere bravo a metterle davanti ai giocatori per avere un modo di ragionare equilibrato”.

    Il distacco dalle altre fa pensare di poter aprire un ciclo?
    “E’ un’osservazione interessante, sono basi buone, un gruppo forte, sano, roba fresca che può esploderti in mano e può durare negli anni. Qui la società è stata brava, Giuntoli bravissimo a sceglierli, individuarli, poi funziona così che tramite i suoi collaboratori tira fuori una serie di nomi poi c’è da vedere se la società te li compra o meno, tenendo conto le possibilità che giustamente un presidente attento ha come riferimenti. Può succedere di aprire un ciclo, ci sono ragazzi fuori che hanno giocato poco ed hanno qualità enorme e che ogni volta che ne scelgo 11 mi piange il cuore, Elmas va fatto giocare, lui non è mai venuto ma se venisse a chiedermi cosa deve fare per giocare io sarei in prigione, non saprei cosa rispondere. C’è Raspadori, il presidente ce l’ha messo a disposizione, sembrava difficile, è arrivato, è il futuro dell’Italia e non l’ho fatto giocare, c’è Gaetano, stravedo, Zerbin che ha disponibilità, Zedadka non l’avete mai visto ma mi avrebbe fatto piacere passare in Coppa per farvelo vedere, perciò mi diede fastidio, un paio di partite avrebbero influenzato il ritmo di recupero della squadra, ma potevo scegliere soltanto 15 in ritiro e lasciare a casa altri, far sentire titolari chi non giocava”.

    Ha visto le tante testimonianze d’affetto in città verso la squadra che vanno oltre lo stadio? C’è l’attesa.
    “E’ difficile far finta di niente, l’atmosfera fatico a descriverla a parole, ma poi bisogna ribadire che dobbiamo restare concentrati con le partite e loro devono scendere in campo con noi perché ne abbiamo bisogno”.

  • Napoli, Spalletti: “Sono addolorato per Maurizio Costanzo”

    Napoli, Spalletti: “Sono addolorato per Maurizio Costanzo”

    Spalletti risponde alle domande della stampa nella sala conferenze del Training Center di Castel Volturno. Ecco le sue dichiarazioni: “Ho appreso da poco della morte di Costanzo, sono molto dispiaciuto, perdiamo un uomo importante per le tante cose che ha fatto e sono vicino al dolore della famiglia”.

    L’anno scorso ad Empoli il punto più basso? Quel momento ha aiutato a costruire questo Napoli? 
    “Credo ci siano stati passi avanti importanti dopo le sconfitte, la lettura e le gestioni di situazioni simili è stata ammortizzata bene. E’ una partita delicatissima per la loro precisa geometria tattica, noi dovremo dilatare la loro compattezza. Loro hanno un modo di giocare che viene da lontano, sanno stare in campo benissimo, hanno calciatori forti, fortissimi tipo Vicario, ormai ne parlano tutti, Parisi, Baldanzi, sono calciatori che noi ci troveremo il prossimo anno nelle grandi squadre a confrontarsi per l’alta classifica e già ora sanno come comportarsi in campo, poi c’è l’esperienza di Luperto che abbiamo avuto e doveva giocare con continuità, tutti segni della difficoltà della gara e dovremo essere bravi. Lei ha mai fatto il fabbro? Io sì, con gli occhiali da fabbro si vede solo davanti, di lato no perché c’è la barriera”.

    Ad Empoli lei ha iniziato, com’è cambiato Spalletti e come immagina il traguardo?
    “Sono partito da lì e sono molto grato ad Empoli, visto che l’ha citato facciamo una parentesi corretta. Nel calcio cerchiamo continuamente modelli da cui prendere qualcosa e per lavorare in maniera corretta bisogna imparare e da quelle parti c’è possibilità di vedere come si fa calcio. Lì di spunti su come fare calcio e di una visione futura se ne possono trovare tanti. Io sono stato favorito nel lavorare lì con quella impostazione, 7 anni tra allenatore e calciatore, 20 da tifoso, ne ho avuto benefici e strada facendo si fanno nuove esperienze”.

    Sulle condizioni della squadra in vista delle rotazioni: “Gli abbiamo dato un giorno di recupero totale dopo Francoforte. Potevamo fare un allenamento di recupero, ma riportarli nello spogliatoio era già riportarli alle cose di tutti i giorni, poi abbiamo dei preparatori molto bravi, sanno benissimo indicarmi il carico muscolare che dobbiamo fare negli allenamenti successivi. Noi lavoriamo in modo da non addizionare fatica su fatica. Quando si vincono le partite così sono dei massaggi alla testa oltre che ai muscoli e funzionano più di un massaggio di un professionista. Stanno tutti bene e poi è chiaro che cerchiamo di scegliere meno possibile anche se per me non è facile perché di dubbi ne ho sempre tanti per la qualità dei calciatori”.

    C’è un aggettivo non ancora usato o uno che lei userebbe? 
    “Non fare confusione tra il lavoro e la scaramanzia. Se uno non parla dicono è per scaramanzia, ma è per il lavoro. Dopo una partita si mette un pannello, non ci pensiamo, poi chi vuole comprare lo spumante… qui non c’è, oggi è il compleanno di Rrahmani altrimenti non ci sono pasticcini e spumante. Qui si lavora in maniera corretta, la partita con l’Empoli ci ha distrutto il lavoro di un anno intero, non del poter vincere o meno, ma proprio per l’equilibrio, la forza, potevamo perdere ma c’era sempre stata una reazione mentre lì fu brutta perché potevamo andare 3-0 e invece perdemmo e quelle gare diventano devastante e soffrimmo tantissimo. Capisco che voi facciate fatica a interpretare la difficoltà delle partite come queste, ma noi non dobbiamo farlo, venendo qui sarebbe più facile per voi capire certi discorsi. Non c’è nessuna scaramanzia! Vogliamo vincere per la nostra città, lo sentiamo, lo percepiamo. Non bisogna fare il minimo errore, a volte anche non volendo vengono fuori e sono determinanti per ribaltare le situazioni. Dall’euforia non deve iniziare la presunzione che mette fine alla crescita”.

    Napoli modello del calcio italiano? Va sempre a mille, è organizzato, strutturato ed in Europa sembra una inglese con gli stessi interpreti.
    “Non lo so se può diventare un modello, la nostra impostazione è questa, giocare un buon calcio, per le nostre caratteristiche per fare più risultati possibili. I complimenti ci fanno piacere, ovviamente. Sui sostituti poi, se ragioniamo su Di Lorenzo che si propone sempre così, perchè devi cercare un sostituto? Oppure Osimhen che all’80’ lo vedi così e poi ti strappa ancora, lui è disponibile a quel sentimento per l’aiuto ai compagni. Gli altri non sono uguali, sono differenti: poi c’è chi ha bisogno di recuperare, non ha un motore potentissimo e dopo alcuni km devono fare una pausa. Quando hai due forti invece è meglio se funzionano tutti perché il titolare poi alla lunga può abbassare, a meno che non sia Di Lorenzo, Osimhen, Lobotka… sono valutazioni per gli altri da fare per evitare rischi”.

    Ancora sulla continuità senza presunzione: “Il modo di venire ad allenarsi, quando uno viene con lo spirito di ‘devi darmi qualcosa’, ma io non devo dare niente, devo ricevere, loro devono dare qualcosa a chi li guarda, indossando una maglia come quella del Napoli”.

    Anguissa un diesel nella ripresa, come si spiega non abbia mai giocato in una big europea?
    “Io non devo spiegare tutto (ride, ndr). Spesso si è detto di Lobotka, ma io sono fortunato, lo conoscevo dai tempi dell’Inter, me lo segnalò Pane, un mio collaboratore che giocava davanti alla difesa, ha allenato squadre importanti in B e C. Mi ricordo che pensammo di aggiungere un giocatore, poi facemmo giocare Brozovic, ma non potevamo spendere quei soldi per Lobotka e quando sono arrivato sapevo benissimo chi fosse. Di solito funziona così, il direttore fa un nome o ascolta se conosci qualcosa, qui ho Beccaccioli che di giocatori ne conosce tanti, a volte parla col direttore e qualche nome lo tira fuori anche lui, poi il direttore ti dice i nomi sul taccuino e si vanno a guardare. Di lui non ce n’è stato bisogno, lo conoscevamo già. Pane mi disse guarda questi qui che è bravo. Anguissa? Mi garbava fare un complimento a Lobo e Pane (ride, ndr), ma Anguissa è fortissimo, è extra-large per i complimenti, si sovrappone in bandierina, crossa, poi loro ripartono e lo trovi a contrastare. E’ uno da raggio d’azione per tutto il campo, con una forza e continuità senza sosta”.

    La sua emozione per il Premio Bearzot?
    “Un premio importantissimo, mi rende orgoglioso per il personaggio, il comportamento, il suo calcio, averlo a casa mia mi fa sentire più forte”.

  • Napoli, Spalletti: “In Champions ci vuole maturità”

    Napoli, Spalletti: “In Champions ci vuole maturità”

    Alla vigilia della sfida di Champions League contro i tedeschi dell’ Eintracht Francoforte parla il tecnico del Napoli Luciano Spalletti.

    “Io conosco abbastanza bene i miei calciatori, anche che uomini sono i miei. Per cui mi aspetto che sappiano interpretare bene la partita. Loro hanno più esperienza di noi nelle partite dentro o fuori, ma nelle ultime partite di campionato abbiamo provato a sviluppare questo. Giocare senza pensare al piccolo margine che ci siamo ritagliati in campionato”.

    A che punto è il bimbo Luciano nello scartare i regali di Natale? Il tecnico dell’Eintracht ha detto che c’è fate un calcio anti-italiano, gli altri però ci provano.
    “Devo dare del latte alle renne, perché siamo alla sera prima, è una festa per me. Vedremo se riusciremo a scartare i regali oppure no. Quella dell’anti-italiano è un luogo comune, magari a tratti le squadre che giocano in Europa fanno delle scelte dove decidono di concedere campo all’avversario, con squadre che hanno capacità di andare a giocare in velocità nello spazio, come l’Eintracht. Sanno andare addosso all’avversario, ma anche ripiegare di 20-25 metri. Si fa un po’ tutti di usare strategie che non siano sempre le stesse. È difficilissimo, per la qualità in Europa, fare la partita nell’altra metà campo”.

    Sui risultati.
    “Non mi fido di voi, sono ancora a pensare alle domande di inizio campionato, dove probabilmente non saremo entrati in Champions League. Ora mi dite tutto l’opposto, meglio non fidarsi. Ci sta di rimanerci male. Noi sappiamo di avere potenzialità come il nostro avversario. Glasner ha detto bene, che il Napoli è una squadra forte ma che ha possibilità di passare il turno. Ha il 50% di vincere nella doppia sfida. Io la penso come lui”.

    Kvara e Osimhen sono considerati i Campioni di domani, ma come vivono mentalmente questa vigilia?
    “Da un punto di vista di maturità, si può portare per esempio la reazione di Osimhen a Sassuolo: appena ha sentito un problemino ha valutato in maniera corretta, chiedendo la sostituzione. Questo è il calciatore che sa valutare benissimo le cose, questi due tipi sono due di quelli che hanno veramente l’estro, la fantasia, la qualità per mandare segnali al calcio mondiale. Allo stesso tempo sono due ragazzi giovanissimi, Giuntoli e De Laurentiis sono stati bravi a sceglierli in un pacchetto molto ampio di calciatori, questa gioventù va ancora plasmata, fatta maturare. Quello di domani sera sarà un evento da sfruttare, loro secondo me la sapranno interpretare, la partita di domani. Non è lecito avere paura. Vedremo le giocate che solamente chi è a questo livello sa fare”.

    Quale qualità vuole vedere domani?
    “Dipende un po’ dalle caratteristiche dei calciatori, ognuno ha la sua. A Kvaratskhelia non si può chiedere le stesse cose di Di Lorenzo, ma metterà molte più delle sue e altre che è meno abituato a fare. Quando ha la palla l’Eintracht – e farà la ripartenza che sono abituati a fare – bisogna ripiegare con gli attaccanti, fare fase difensiva, blocco squadra basso. Ci vuole la disponibilità degli attaccanti a rincorrere gli avversari, quello che mi aspetto a livello generale è che si riesca a fare la partita che il Napoli sa fare da quando si è iniziato. Tentare di prendere la gara in mano, fare gioco, farla circolare, provare a fare gol e comandare la partita”.

    Come valuta il lavoro di Glasner.
    “Lo conosco bene perché lo avevo già incontrato quando ero allenatore dello Zenit, c’è il rispetto reciproco per quanto riguarda il lavoro degli altri tecnici, da parte mia. Io ho una serie di collaboratori che il Napoli mi mette a disposizione e che vanno a vedere il lavoro delle squadre che riescono a fare buon calcio, da quando ha vinto l’Europa League anche noi siamo andati a vedere ciò che fa Glasner. È moderno, sa fare giocare cortissima la sua squadra, sa benissimo andare a pressare alto e portare il blocco squadra basso e ripartire nello spazio. Ha calciatori di gamba che sanno benissimo usare questo spazio. Si fanno i complimenti per il calcio che ha fatto, anche in campionato lo sta facendo. Appunto per questo sarà delicata e difficile”.

    Vi siete incontrati in un ascensore?
    “Se vuole la tranquillizzo, non è successo niente (sorride, ndr). Pensavo non interessasse, l’importante è il rispetto del lavoro dell’avversario, dal mio punto di vista ha qualità che trasferisce alla squadra, si possono imparare cose per poi portarle nel nostro lavoro. Come dicevo prima, noi abbiamo osservatori che vanno a riportare i numeri, le giocate più belle da copiare e riproporre. Ne abbiamo diverse sue, sul nostro block notes”.

    Avete due terzini sinistri di alto livello…
    “Ne ho diversi di bei problemi da gestire. La partita che ha giocato Elmas al posto di Zielinski ha fatto benissimo, quando all’inizio eravamo titubanti del nostro cammino in campionato Raspadori e Simeone ci hanno messo a posto molte cose. Lozano e Politano li ho cambiati più volte, non perché ci fosse scarsa fiducia, ma perché il livello è altissimo di entrambi, quindi si guarda di far funzionare il 100% della coppia a disposizione. Chiaro che nella lunghezza di un campionato ci sono dei momenti dove il grafico si abbassa e se si ha un altro calciatore che lo riprende e tira su, il grafico diventa importante. Ne ho diverse, di coppie, dove ho qualità in quello che ha giocato di più o meno. Alcuni hanno giocato un po’ e un po’. Mario e Olivera sono una coppia di queste, è chiaro che ognuno dei due ha qualità superiori in alcune cose e viceversa. Però per ora hanno funzionato bene e vedremo di farlo anche domani sera”.

  • Napoli, Spalletti: “Stiamo attenti alle trappole”

    Napoli, Spalletti: “Stiamo attenti alle trappole”

    Alla vigilia della sfida di campionato contro lo Spezia, l’allenatore del Napoli Luciano Spalletti risponde alle domande nella sala conferenze del Training Center di Castel Volturno. Ecco le sue dichiarazioni.

    L’avversario del Napoli è il Napoli stesso? Domani partita trappola?
    “La partita trappola esiste se facciamo discorsi che riguardano vittorie facili, proiettandoci già ad un finale scoppiettante. Attenzione verso il derby? Allo Spezia del derby non interessa niente, gli interessa dei punti salvezza che merita per la storia del club e della città. Io ci sono stato e so quanto tempo dedicano alla squadra di calcio. Noi dobbiamo concentrarci su un match importantissimo, sarà una gara difficile in un campo difficile, solo l’attenzione e la dedizione, l’applicazione ci permetterà di andare a sfruttare l’occasione”.

    Ha chiamato a raccolta i tifosi, ora sarebbe importante un contatto diretto. Ai tempi di Diego c’erano allenamenti aperti al giovedì.
    “A me sembra che ci sia sempre, visto l’affetto che raccogliamo per le strade e nei pensieri dei tifosi, quello a cui fa riferimento lei necessita di strutture e regole a cui attenersi. Anche l’anno scorso siamo andati a fare degli allenamenti al Maradona, fatto partite, abbiamo pensato anche questa settimana di un sistema per tenere in condizione chi gioca di meno e fargli fare lo strappo settimanale per averli in pari il giorno dopo la gara con la Primavera. S’è parlato di come farla al Maradona per far vedere chi gioca di meno e che meritano la stessa attenzione e hanno la stessa importante come s’è visto nelle partite ed anche per far venir bene l’allenamento. Credo però ci sia l’impegno di essere insieme, è fondamentale, è indispensabile che ognuno di noi faccia la propria parte, sia noi che i tifosi, senza mollare di un centimetro. I calciatori hanno orecchio alle indicazioni dell’allenatore, l’altro all’incitamento della Curva, se manca qualche componente è difficile, lo stesso che dicevamo della personalità a volte si passa da coglioni per guadagnarci dopo, anche quando devi avere una reazione per forza altrimenti sei considerato meno di quello che sei in realtà. Quello è il momento in cui bisogna star zitti, ingoiare ed andare avanti. Se stiamo insieme, se avessimo avuto la Curva a la Spezia come l’anno scorso, saremmo stati più forti”.

    Spalletti votato miglior tecnico di gennaio, molti pronosticavano un calo proprio a gennaio, ma non c’è stato. Se lo aspettava?
    “Quando dicevano che sarebbe stata dura a gennaio, l’attenzione era rivolta ad allenarci bene, a far venire bene gli allenamenti, con ritmo, un pallone che gira a 2mila con una qualità e precisione tale per evidenziare il nostro livello. Il risultato per me era difficile poterlo dire, ma l’attenzione a quei particolari che lo potevano determinare è stata massimale e la risposta dei giocatori sul comportamento da avere è stata totale”.

    A +13 è difficile non pensare all’orizzonte entusiasmante: è la più bella opera d’arte di Spalletti? Quando ha capito che stava nascendo?
    “Se ci voltiamo insieme, vediamo tante cose che non si sono realizzate. Si diceva all’inizio che non potevamo fare questo percorso, c’erano dubbi. Poi è stato segnato da eventi e risultati totalmente diversi. Ora pensiamo allo stesso modo che gli altri non possano fare questo percorso che noi abbiamo fatto, è la stessa cosa! Perché una di quelle 6 squadre non può fare ciò che abbiamo fatto noi? A noi ci resta l’obbligo di fare risultati, in modo da non farli venire vicini per crearci difficoltà. Serve la consapevolezza che i fatti, i risultati, sono capaci di scrivere la storia. Bisogna continuare a farli, ci sono squadre forti, in grande salute tipo l’Atalanta, anche se sono a distanza, anche se lui fa così ‘che c… dice’. Dico ciò che voglio. All’inizio si diceva che questo non poteva avvenire, ora si dice non può avvenire e se non ti fai trovare pronto ed attento sul comportamento poi ci rimaniamo male”.

  • Napoli, Spalletti: “Dimentichiamo la Coppa Italia”

    Napoli, Spalletti: “Dimentichiamo la Coppa Italia”

    Alla vigilia della sfida di campionato contro la Salernitana, l’allenatore del Napoli Luciano Spalletti risponde alle domande della stampa nella sala conferenze del Training Center di Castel Volturno. Ecco le sue dichiarazioni:

    Un aggiornamento su Kvaratskhelia.
    “Non parte, sta a casa. Non ha febbre, ma il medico ha dovuto dargli dei farmaci per i sintomi”.

    La delusione in Coppa può favorire la prova di Salerno?
    “Non ci ha fatto piacere, ma non ci sono strascichi di nessun tipo e mi aspetto la reazione corretta che deve esserci per una squadra che va a giocare in un campo difficile, caldo, ci giochiamo qualcosa di importante e non vediamo l’ora di giocare”.

    Sui due mesi di stop alle trasferte per i tifosi del Napoli.
    “Siamo in un momento storico importante, tutti sono importanti figuriamoci i nostri tifosi, proprio per questo non si deve ragionare così. E’ per la storia della città che dobbiamo comportarci in un certo modo, se si fa casino e si prende il calcio per fare casino poi bisogna subirne le conseguenze. Ci fa male non avere i nostri tifosi a supporto, importantissimi. Per tutto l’anno abbiamo parlato di stadio pieno e non capisco, sembra che conti altro e non il sostegno alla squadra. Non lo so se è giusta la punizione, non so le regole, mi occupo di altro, ma so mi dispiace non averli al nostro fianco”.

    Quanto sta crescendo Osimhen?
    “Avrà un futuro importantissimo, è un bravissimo ragazzo, una bella persona, ha reazioni da persona forte, se lo sfidi trovi roba dura, non ha problemi a reagire ed ha fatto passi avanti importanti e non lo vedo più reagire a cose banali come un fallo quando sono arrivato. Fu subito espulso quando arrivai. E’ un ragazzo intelligente, questo è fondamentale, partecipa di più alla manovra, poi si butta nello spazio, quando va nel lungo è un piacere vederlo, sono vantaggi che lui si crea, è dentro la squadra come movimenti e comportamenti ed avrà il futuro che merita”.

    Dopo tutto quello che è successo a Salerno, oltre all’eliminazione, come cambia la partita?
    “Mi fa piacere ritrovare Nicola, lo stimo, può essere una complicazione in più ma mi fa piacere che ci sia. La partita avrà duemila difficoltà. Sarà una gara dura, in uno stadio caldo, ma nel nostro percorso non possiamo scegliere che tipo di gara affrontare, ma non possiamo scegliere quale tipo di allenamento fare male con l’occasione che abbiamo di fronte. Affrontiamo ciò che ci viene presentato, mentalmente dovremo essere pronti alla determinazione dell’avversario e altrettanto di consapevolezza e qualità, rimettendo in campo le nostre armi”.

    I giocatori hanno avuto difficoltà a riattaccare la spina dopo la Juventus? 
    “Nel calcio dare 1% in meno al 100% non è un punto, ma 20! Significa dare possibilità agli avversari. In questo caso qui l’abbiamo pagata più cara del dovuto la mancanza del nostro punto, non s’è messo il 100% ma sulla formazione voi stessi avete detto che si giocava tre partite importantissime perché pure Genova lo era per cosa era successo, poi c’è il derby a Salerno e bisogna stare in campana ed è una necessità fare scelte differenti e quando si gioca in una grande squadra devi essere  quel giocatore che si fa trovare pronto altrimenti non siamo di quel livello lì. Quelli che non hanno giocato pensano che non sia la loro partita, sono quelle piccole cose, interpretazioni, che ti tolgono qualcosa. Bisogna sempre farsi trovare pronti, con la fame, per vincerle tutte”.

    E’ soddisfatto della crescita di Elmas? E’ il sostituto di Kvara?
    “Sì, sono soddisfatto di tutti, al di là di alcuni piccoli particolari come quello di prima che abbiamo pagato più caro della nostra mancanza. Lui è uno che sta facendo vedere il suo valore, giocando più spesso è più facile, è uno che mette sempre tutto in campo. Un bambino gli disse ‘Elmas tu corri sempre’, ma lui da sempre tutto in campo, è uno che sarà sicuramente dalla partita, merita di giocare in questo momento”.

    Su Raspadori.
    “Sotto l’aspetto tecnico ci possiamo aspettare di più, lui è un grande giocatore nelle scelte che fa di posizionamento o tecniche, è stato sfortunato perché in quell’episodio che poteva far gol si sono passati male la palla ma si era fatto trovare al posto giusto, Raspa per me è un giocatore che può farci fare la differenza e lui lo sa e si allena sempre al meglio”.

    Sul girone d’andata straordinario ed il rinnovo: sta parlando col presidente?
    “Significa che siamo in testa, c’è molta strada da fare, aumenterà la voglia di mantenere questa classifica. Su altre cose si ragiona nei tempi corretti, contratti e discorsi non ci interessa niente di niente, ma solo arrivare in fondo a questa stagione come vogliamo arrivarci”.

    Dall’eliminazione vede qualcosa di positivo? Calendario meno fitto?
    “Nessuna sconfitta dà vantaggi, tanto meno un’eliminazione, poi è chiaro che per dargli il verso che ci può far comodo si pensa a meno partite. In alcuni contesti nella Coppa Italia è fondamentale esserci… noi abbiamo una rosa per affrontare più competizioni, perciò si è scelto così, facendo giocare chi ha giocato meno e per questo mi dispiace. La soluzione nelle sconfitte e nelle vittorie è la stessa, allenarsi con serietà sempre al massimo”.

    Osimhen-Simeone è una coppia ipotizzabile anche dal primo minuto?
    “Può essere una soluzione anche dall’inizio, poi è chiaro che dentro le decisioni devi portarti un po’ tutto, le caratteristiche, il momento di alcuni elementi, per non sbagliare. Ma possono giocare insieme, ma s’è visto, si era fatto gol insieme, palo-traversa c’è stato, qualcosa di strano ma è andata così”.

  • Napoli, Spalletti: “La Juventus è la più forte”

    Napoli, Spalletti: “La Juventus è la più forte”

    Alla vigilia della sfida di campionato contro la Juventus, l’allenatore del Napoli Luciano Spalletti risponde alle domande della stampa nella sala conferenze del Training Center di Castel Volturno. Ecco le sue parole:

    Come dice Allegri, il Napoli ha più da perdere rispetto alla Juve?
    “Capisco che per Allegri sia conveniente passare da comprimario, ma per una Juve sempre imbottita di campioni è impossibile nascondersi dal ruolo di favorita, certi investimenti si ripagano solo giocando per Scudetto e vittoria Champions. E’ inutile mettersi il cappello o la barba finta, non c’è quarto posto che soddisfi la Juventus”

    Allegri l’ha definito buffo, divertente e bravo.
    “Non lo so, lui è il più bravo perché lo dice il palmares, io mi inchino al suo palmares”

    Chi deve avere più paura?
    “Quando si vestono casacche così importanti la vedo dura giocare con la paura, paura non ce l’avrà nessuno, ci sono calciatori forti come personalità e tecnica e tutte e due giocheranno per vincere e sarà un grande spettacolo”.

    Sull’approccio alla partita.
    “Non ascoltando nessun discorso e portando dentro il lavoro settimanale, quello che facciamo e ci diciamo, da professionisti. Una conseguenza logica”

    Juve reduce da 8 vittorie di fila, è un calcio da non sottovalutare chiudendo gli spazi? La prima mossa quale sarà?
    “La prima mossa la fa chi batte al centro, avrà la palla tra i piedi. Sono due filosofie differenti, Allegri sposa il motto juventino, vincere è l’unica cosa che conta, qui è tutto più anima e cuore, c’è stato Maradona, l’hanno visto giocare, e quando ha vinto ha mostrato quanta bellezza c’è nel calcio e non possiamo fare a meno di portarci dietro un po’ di quella bellezza e ricordiamo quel calcio sperando di riproporlo, poi è chiaro che le gare raccontano che loro ci lasceranno campo, come si è visto anche con Cremonese e Udinese, e lì diventa una gestione in cui essere bravi a far possesso e cercare il gol, ma devi sapere interpretare correttamente perché lasci campo e prendi quello che loro ti concedono. Loro ripartono e hanno giocate individuali multiple, la prima considerazione sarà non perdere mai equilibrio nell’attaccare”.

    Perché è diventato difficile far gol alla Juve?
    “Loro si abbassano davanti l’area di rigore, è più facile difensivamente rispetto pressare alti, poi c’è la volontà di un calcio che vuoi fare, le capacità che ritieni abbiano i tuoi calciatori e se può piacere come spettacolo fare quel calcio lì al di là delle vittorie. Noi faremo ciò che ci piace e ciò che piace ai tifosi. Un tecnico è passato da qui, poco tempo fa, Sarri che non ha vinto niente ma si parla solo del suo calcio e quindi ha un valore e a me piace quella roba lì che altra… c’è stato Benitez che ha vinti un paio di titoli, si parla bene anche di lui, ma non ha impressionato come Sarri quindi c’è da starci attenti. A volte si lascia un segno più col visibile che con ciò che porti a casa senza un lavoro fatto sul campo”.

    Le vicende extra-campo prima o poi peseranno per la Juventus?
    “Non si sa mai la reazione di una squadra, a volte è il contrario e le squadre si compattano e tutto quello extra diventa uno stimolo ulteriore, magari è servito per fare questa striscia di vittoria”.

    Sulle decisioni drastiche per i tifosi di Napoli e Roma.
    “Devono stare fuori quelli che hanno voglia di picchiarsi anziché di vedere lo spettacolo. Questa roba qui non si può vedere, devono starsene a casa e se non ci stanno deve essere imposta”.

    Da cosa è incuriosito dalla sfida di domani?
    “Di vedere la mia squadra se saprà avere equilibrio e quelle giocate veloci per mettere in difficoltà la quadratura difensiva della Juve, se riuscirà ad andare dietro la linea della Juve perdendola lì e non sulla trequarti dove loro ripartono. Sono curioso di questo perché abbiamo posto l’attenzione”

    Cosa promette ai tifosi?
    “L’impegno, l’unica cosa che posso promettere da quando faccio questo lavoro. Due terzi della mia giornata, tutti i giorni, è di lavoro sulla partita. I tifosi meriterebbero tre terzi ma io devo dormire altrimenti il giorno dopo non riesco”.

    Juve bassa e difensiva ha detto, sarebbe un azzardo schierare Raspadori a destra?
    “No, per calciatori come Raspadori si possono dire tante cose perché lui sa cosa fare da tutte le parti, non sarebbe azzardato”.

    Lobotka un po’ bloccato, contro la Juve?
    “Avrà spazio in costruzione tra i due attaccanti della Juve, in ampiezza, fino a quando non gli verrà addosso il play della Juve, lui deve fare ciò che fa sempre, ritagliandosi quel metro in anticipo vedendo pure dove non guarda per portarci la palla con la sua solita rapidità in torsione”.

    Sul difensivismo della Juventus
    “Se una squadra gioca davanti alla linea difensiva, difficilmente l’altra farà 10 occasioni da gol, diventa più angusto lo spazio e serve una qualità superiore alla media. Le difficoltà ci saranno e noi abbiamo le carte in regola per poter fare la partita che vogliamo. Cambiare qualcosa? Le sostituzioni. Avere altri freschi che danno vampate di velocità in alcuni momenti può scardinare qualcosa”.

  • Napoli, Spalletti: “Arrabbiati per la sconfitta. Ora dobbiamo reagire”

    Napoli, Spalletti: “Arrabbiati per la sconfitta. Ora dobbiamo reagire”

    Alla vigilia della sfida di campionato contro la Sampdoria, l’allenatore del Napoli Luciano Spalletti risponde alle domande della stampa nella sala conferenze del Training Center di Castel Volturno. Ecco le sue parole in conferenza stampa: “Con la squadra, prima di iniziare l’allenamento, abbiamo pensato a come partecipare al ricordo di Vialli e Mihajlovic, non ci fu conferenza stampa quando è scomparso Sinisa e li uniamo entrambi i ricordi in un minuto di raccoglimento”.

    “Non vi faccio buttar via una domanda e comincio col ricordo di Gianluca: il ricordo personale che lo rappresenta è nella stagione 85, a Chiavari, era la Sampdoria sua e di Mancini e si usava fare amichevoli perché non c’erano tutti questi infrasettimanali e su un lancio mi trovai a correre su di lui, fece 20 metri all’indietro per rialzarmi e tirarmi su, già lì si vedeva molto bene da giovane la capacità di essere un leader, senza farlo mai pesare a nessuno, è stato un uomo di grande carisma, precursore di grandi idee, visioni, in campo e fuori, me lo ricordo sempre nella Juve ed è stato tra i più a pressare alto ed in quel momento non si usava molto. E’ uno dei primi usciti dall’Italia che s’è fatto valere in Premier, facendo poi anche l’allenatore, il commentatore, ricordo benissimo a Sky la sua competenza ed il rispetto di tutti, una grandezza in campo e nella vita ed ha speso tutto se stesso per noi perché l’abbiamo visto anche nell’ultimo mondiale dare consigli a tutti nonostante la sua condizione. Ci ha dato insegnamenti ed abbiamo imparato molto da lui, grazie Gianluca”.

    Cosa ha imparato il Napoli da Milano? Vedremo uomini diversi domani?
    “Abbiamo imparato che potevamo avere 8 punti di vantaggio e ne abbiamo soltanto 5 (ride, ndr). E’ giusto ciò che dicono tutti, una sconfitta ci può stare. il nostro campionato è positivo, abbiamo fatto bene, ma la verità è che a noi ci girano le scatole e devono girarci, non abbiamo fatto quello che avremmo voluto fare e noi non vogliamo accontentarci della classifica e del vantaggio che c’è tra noi e le altre. Noi vogliamo giocare anche le gare difficili contro squadre allestite per vincere lo Scudetto con la stessa voglia delle altre giocate per fare risultato pieno, ma in quest’ultima non lo abbiamo fatto. Sulle scelte non è che arrivano ora per la prestazione, ma erano già state un po’ previste prima di Milano. Si va a fare delle valutazioni perché ci saranno 3-4 cambiamenti, come giusto che sia”.

    Sulla personalità ed i leader dello spogliatoio: “Di Lorenzo, Rrahmani, Anguissa, Mario Rui, Osimhen che è un leader nel modo di saltare addosso all’avversario perché ci va con quella ferocia e determinazione, sono calciatori forti anche nel carattere come Elmas, altri più taciturni e più buoni che prendono le stecche senza protestare… ma sono calciatori forti che hanno la stoffa del calciatore forte caratterialmente e leader”.

    Quanto è un fattore ricominciare con avversari che hanno moduli e caratteristiche simili?
    “Sì, sono sistemi di gioco in base alle caratteristiche, noi abbiamo delle complicazioni, come le hanno loro sul 4-3-3, dipende come si va ad incastrarsi nelle contrapposizione. Anche a Milano, loro ti danno quello spazio lì sui terzini e devi essere bravo a scavare dentro la difesa e devono scegliere se far uscire il quinto o meno e si aprono degli spazi, ma l’abbiamo fatto al di sotto delle nostre possibilità, ma non abbiamo fatto male al di là di quelle 2 occasioni all’inizio in cui abbiamo sbagliato noi in costruzione, poi abbiamo avuto delle circostanze in area nonostante loro l’abbiano affollata molto. Dovremo migliorare nelle prossime partite, ma non sarà una delle più facili al di là del modulo perché loro erano in difficoltà ma hanno fatto una buonissima partita, noi stavamo facendo bene ed abbiamo fatto una partita al di sotto e troveremo un ambiente particolare per l’ultima gara e per queste situazioni che sono accadute”.

    Ancora sull’Inter e la reazione: “Ci sono state due-tre situazioni da dentro l’area, in cui siamo andati al tiro ravvicinato, non siamo stati neanche fortunatissimi, poi è anche il valore dell’avversario che non ti fa avere o meno una reazione. Loro quando si arroccano dietro poi hanno difensori fisici… la palla di Osimhen che ha stoppato… erano situazioni importanti, come le loro, ma noi non siamo contenti, non abbiamo la mentalità di chi vuole essere la squadra rivelazione perché non vogliamo perdere anche se l’avversario si chiama Inter”.

    Qualche anno fa ci sarebbe stata depressione, ma i tifosi non hanno fatto drammi. Maturità è un suo merito?
    “A chi ci ci sta criticando per la sconfitta dico che la pensano come noi, siamo a +5 e volevamo essere a +8, noi ragioniamo così”.

    Disse che per Rrahmani serviva la risposta sul campo. E’ pronto alla continuità?
    “L’ho visto bene, ha costruito molte azioni correttamente, contro gli attaccanti dell’Inter e sul gol è stato bravo Dzeko a crearsi lo spazio col cross che cadeva proprio lì alle spalle. Sono contento del suo rientro, poi caricarlo di 90 minuti tutti insieme potrebbe essere sbagliato e per cui stiamo valutando”.

    Kvara ha ricevuto un trattamento ruvido, ma anche nei test è parso aver perso smalto ma anche di grinta. Quando tornerà quello vero?
    “Io divento il primo difensore, era quello che prima gli chiedevo ma voi ritenevate non fosse giusto appuntargli qualcosa. Il calciatore di grande qualità di solito è così, se non gli partono quei numeri che sa fare diventa facilmente sotto osservazione. Per me non ha fatto male, è entrato dentro l’area cercando di crearsi lo spazio, è stato uno di quelli che ha calciato, si è preso responsabilità perché si poteva anche passarla e deve solo ritrovare confidenza perché in allenamento si vede che fa le stesse cose a cui ci ha abituato e c’è fiducia che le rimetta in pratica”.

    Kvara per qualità può giocare ancora più in mezzo al campo? Il dribbling lì può creare gol e assist, sull’esterno è raddoppiato.
    “Lui partendo dalla fascia spesso si accentra, se si parla di gabbia e raddoppi ne riceverebbe più in mezzo al campo dove è più facile portare raddoppi. Lui vuole quel pezzetto di campo, sfruttare quello, lo si può usare però in entrambe le zone”.

  • Napoli, Spalletti: “In questo periodo abbiamo fatto quello che si poteva”

    Napoli, Spalletti: “In questo periodo abbiamo fatto quello che si poteva”

    Alla vigilia della sfida di campionato contro l’Inter, l’allenatore del Napoli Luciano Spalletti alle 11 risponderà alle domande della stampa nella sala conferenze del Training Center di Castel Volturno. Ecco le sue dichiarazioni:

    Come sta la squadra? E’ pronta? 
    “In questo periodo di break abbiamo fatto quello che dovevamo, lavorando in profondità su tutte le qualità che servono, valutando individualmente i calciatori tra chi tornava dal mondiale e chi era stato in vacanza. Per quello che abbiamo visto le risposte sono state buone, come ho già detto per noi non è un ripartire perché con la testa siamo rimasti a dove abbiamo lasciato. Abbiamo iniziato questo bellissimo viaggio un anno e mezzo fa e non ci sono fermate, non ci sono stazioni, ci fermeremo solo quando sapremo come sarà finita”.

    La frase ricorrente in città è “faranno di tutto per farci cadere”. Senza parlare di complotti, ma il Napoli è il nemico da battere: è uno stimolo in più o un’insidia? 
    “Noi non pensiamo a complotti di nessun genere, però se tanti e spesso tirate fuori questi discorsi è segno che il nostro sistema è migliorabile. La credibilità deve essere la prima cosa, soprattutto in un momento come quello attuale, bisogna lavorare con estrema attenzione ed essere bravi ai nostri comportamenti, scritti, parlati, per non alimentare questi dubbi. Noi dobbiamo usare l’amore di Napoli per questo sport, la nostra voglia di dare felicità alle persone e giocare belle partite”.

    Su Lobotka e Kvaratskhelia.
    “Si sono applicati in maniera corretta. Con la Juve Stabia è venuto fuori un bel match, sia Kvara che Lobo hanno fatto una prestazione di buonissimo livello per il tempo che li ho tenuti dentro, si va tranquilli con la loro qualità. Kvara ha imprevedibilità, cose normali le fa diventare eccezionali, per noi è un grande valore aggiunto. Sono questi i calciatori che determinano dal niente l’occasione importantissima della partita, senza aver bisogno di schemi e compagni, supera gli avversari e determina”.

    Lei ha parlato di sistema migliorabile, la designazione di Sozza ha scatenato polemiche.
    “Dobbiamo comportarci meglio tutti, pensare in maniera corretta tutti ed eliminare questo modo di pensare”.

    Come sta Rrahmani? 
    “Forse è quello che andrà giudicato per la prestazione per il periodo che ha attraverso, ci vorrà la partita per poi trarre le conclusioni sulla sua condizione. E’ chiaro che per me diventa facile dire che ha fatto tutto, rientrando gradualmente, seguito passo passo da Cacciapuoti, siamo soddisfatti ma serve il risultato del campo, della partita, per giudicare”.

    Cercare altri stimoli per evitare appagamento?
    “Noi non ci arriviamo forti della posizione in classifica o di non aver mai perso, ma forti per la consapevolezza di ciò che sappiamo fare in campo. E’ quello fondamentale per avere buone statistiche, solo su questo svilupperemo le prossime gare, su quello che sappiamo fare in campo. Avremo di fronte una grande squadra, non ti salva dove sei ma cosa sai riproporre in partita, come sai confrontarti anche se alcuni club superati sono di quelli importantissimi e non c’è stato timore di non farcela. Si gioca il nostro calcio, che è piaciuto a tanti, ed ha dato benefici alla squadra e che ha esaltato molti giocatori”.

    Ha le stesse sensazioni positive dei mesi scorsi? 
    “Sono sempre giuste, io voglio essere sotto pressione al massimo. io quando lavoro lo sono sempre e sono felice così, quando sei al massimo come voglia, preparazione, attenzione, mi aspetto una risposta corretta per ripagare le attese dei tifosi, del nostro popolo”.

    Che Inter si aspetta senza Brozovic e forse col doppio centravanti.
    “E’ una squadra di livello top, negli ultimi 3 anni e mezzo ha fatto investimenti da squadra di livello top europeo, ha grande capacità di dilatare facilmente il campo per ampiezza e profondità. E’ una squadra che sa chiudersi, lascia il doppio centravanti contro i nostri due centrali e nei ribaltamenti dell’azione diventano pericolosi e dovremo stare sempre in ordine, con equilibrio tattico di squadra. Loro ti costringono a modificare forma in un attimo, per la fisicità che hanno addizionata alla qualità tecnica, sanno cambiare velocemente l’azione, sui quinti, sulle due punte, e noi dovremo essere bravi a mantenere equilibrio ed il comando del gioco che è fondamentale”.

    Sui 5 nazionali reduci dal Mondiali.
    “Stanno tutti bene, forse c’è quello che sta benissimo e quello che sta bene e basta, ma sono tutti pronti a giocare questa grande sfida, lo sappiamo da quando è uscito il calendario che sarebbe stata una grande sfida”.

    Quanto è importante per l’Inter e quanto per il Napoli?
    “Noi siamo entrati in una fase eccitante e godibile del nostro lavoro, siamo in un grande campionato a giocarcelo con le altre. Non è una sfida solo della squadra, ma di una città intera, solo le grandi sfide consegnano a chi le affronta in maniera corretta una grandezza. Si diventa grandi nelle grandi sfide, se si vanno a usare tutte le nostre qualità, dobbiamo essere più forti di tutto, scetticismo, pregiudizio, pure le paure di chi ci vuole bene. Dobbiamo giocare liberi da tutto, senza dubbi così ci metteremo qualcosa di più, sapendo che lo facciamo per l’orgoglio della nostra città intera e per quello che ho visto i calciatori sono dentro questa grande sfida”.

    Sull’importanza di Lukaku.
    “Perché Dzeko, Calhanoglu, Skriniar? Alcuni che ho anche allenato e so benissimo il valore di questi campioni, le insidie non hanno un nome di un giocatore, ma il nome Inter”.

    Sulle dichiarazioni dei rivali.
    “Noi dobbiamo staccarci da tutte queste cose, entrare in sintonia il più possibile con l’amore della città con quello che può essere il valore della follia e della felicità di Napoli, cose importantissime, poi quello che sviluppiamo può far felice molti bambini, molte persone che magari sono meno fortunate di noi e questo deve essere da stimolo, le altre cose sono bischerate che ogni tanto vanno lasciate così, c’è un pezzo di campionato lunghissimo e partite importanti da disputare. I giocatori sanno che possono ritagliarsi dei momenti fondamentali, indelebili nella loro vita”.

    Sono accaduti fatti molto gravi dallo scandalo D’Onofrio, l’inchiesta Prisma ecc mentre l’Italia guardava il Mondiale dal divano. Con quale credibilità si affronta la seconda parte di stagione? 
    “Andrebbero sviluppate con molto tempo, bisogna sempre domandarci se tutti stiamo facendo del nostro meglio affinché sia un calcio più credibile, potendo usare il calcio anche per il sociale. Non so se si può andare nelle situazioni con una frase in una conferenza rivolta alla gara con l’Inter, la cosa fondamentale è quella, poi ci sarà tempo per approfondire, ma in questo momento parliamo della partita”.

    Sulla ripresa dopo il Mondiale.
    “Intanto si può usare l’entusiasmo del popolo argentino, è energia pura che possiamo usare per il nostro calcio. Poi abbiamo visto un calcio fatto di continui imprevisti, come in finale, qualità assoluta a livello individuale, ne usciamo arricchiti da ciò che abbiamo visto e poi quella che sarà la ripresa sono convinto che ci troveremo anche qualcosa del mondiale e il campionato sarà di primo livello come sempre”.

    Analogie Napoli-Argentina? Spalletti si sente più napoletano nel procedere di questo percorso?
    “Lo Scudetto è un po’ la vostra ossessione, non la mia, si va sempre a finire lì. La mia ossessione è vedere impazzire di gioia questa città, ho imparato anche io ad essere napoletano, mi sono accorto che già lo ero abbastanza e questo veder esplodere la città di gioia è quello che più mi farebbe piacere al di là dei meriti e degli elogi”.

    Sulla scomparsa di Pelé
    “E’ stato un altro dispiacere che abbiamo subito in questo periodo, Messi, Maradona, Pelé, anche se in diverse fasi sono e sono stati calciatori che hanno lasciato un marchio indelebile per le loro qualità tecniche e professionali. Su Pelé volevo fare i complimenti a chi non ha tolto la maglia, su richiesta del giocatore, ma lui era già moderno come persona. Se una maglia si toglie, lo dico a chi resta indietro, poi non si vede più. Il 10 andrebbe fatto vedere più possibile che è di Pelé, alcune cose non le capisco ma complimenti a chi non ha levato il numero di maglia”.

    Lo dice anche per rivedere la 10 del Napoli?
    “Quello di avere il numero dei grandi giocatori è una cosa che ritengo corretta, non è mettendola nell’armadio… vedendola tutti i giorni ritorna in mente ancora di più ed è una responsabilità ancora maggiore per chi la indossa e chi ci gioca insieme per essere a quel livello lì”.

  • Napoli, si lavora al rinnovo di Spalletti

    Napoli, si lavora al rinnovo di Spalletti

    La straordinaria prima parte di stagione del Napoli ha ovviamente l’impronta del tecnico Luciano Spalletti. Il gioco mostrato dal club partenopeo è spumeggiante e straordinariamente efficace, con numerosi calciatori valorizzati in seguito ad una campagna acquisti nella quale ci sono stati importanti addii.

    I meriti dell’allenatore toscano sono lampanti, pertanto la società azzurra sembrerebbe volerlo premiare. Secondo quanto riportato da Nicolò Schira, il Napoli può attivare l’opzione di rinnovo fino al 2024 presente sul contratto di Spalletti, in scadenza nel giugno 2023. Tuttavia, resta viva anche la possibilità di estendere il contratto fino al 2025, blindando di conseguenza l’intero progetto.

  • Napoli, Spalletti: “Andiamo avanti così”

    Napoli, Spalletti: “Andiamo avanti così”

    L’allenatore del Napoli Luciano Spalletti risponde alle domande della stampa nella sala conferenze del Training Center di Castel Volturno in vista della sfida contro l’Udinese:

    Vittoria sull’Empoli e poi pareggio del Milan che vi ha messo a +8, mentalmente su cosa ha lavorato?
    “Non cambia molto per noi, si fanno le stesse cose, a livello professionale ci interessano quelle cose, noi abbiamo chiaro il nostro obiettivo giornaliero e settimanale. La partita ci ha creato delle difficoltà, ma abbiamo vinto meritatamente, condotta per lunghi tratti molto bene, aggirando come volevamo, l’Empoli sa usare tutte le qualità, ha giovani scelti bene, forti, sono bravi a far calcio, ma l’abbiamo portata a casa e lì pensiamo subito a quella dopo. Ci sono due allenamenti dopo da poter sviluppare, facciamo vedere gli episodi salienti e si pensa all’Udinese. Quello che succede altrove non possiamo determinarlo, poi se viene fuori un pareggio di una grande anziché una vittoria è normale ci faccia piacere, ma non è su quello che ci basiamo, ma sul nostro calcio e le nostre caratteristiche. Poi sui discorsi, sugli episodi, gli diamo un’occhiata sì, vediamo che roba è, ma il nostro sguardo è orientato sulla nostra strada. Mancano 72 punti da qui alla fine… quello che è fondamentale è allenarsi bene giorno dopo giorno, qui ed ora”.

    Udinese partita forte, quali sono i rischi?
    “Lo conosco bene, l’ho allenato, so il suo carattere, si vedeva già sarebbe diventato un tecnico forte, aveva già la visione in fase difensiva. E’ una partita difficile, non una partita trappola, è difficile e basta. Ora sembra che l’Udinese sia di secondo livello, ma hanno vinto 1-0 con la Fiorentina, 4-0 con la Roma, 3-1 con l’Inter ed a Sassuolo, pareggiato con Atalanta e Lazio, vinto fuori anche a Monza e Verona e c’è qualcuno che la reputa facile ma i miei giocatori non lo credono”

    Stanchezza verso l’Udinese? E le insidie?
    “Le difficoltà sono tante, abbiamo valutato la loro capacità di ripartire, quando riconquistano palla ribaltano le azioni. Se pensiamo che è la partita che ci permette di andare in vacanza è un pensierio da dilettanti, ma se pensiamno che ci permette di affrontare la sosta ed il periodo duro che arriverà allora siamo professionisti. Partita da sbranare”.

    Sul rinnovo di Anguissa.
    “Lui quando è uscito dall’ufficio del direttore è venuto da me, gli ho chiesto come si sentiva e mi ha detto che sarà totalmente contento solo se vincerà domani. Era contento anche per il contratto però e mi fa piacere. Lui però ha messo prima la partita di domani, poi è importante anche l’altra cosa”.

    C’è un pericolo all’orizzonte?
    “Non lo so, i pericoli si affrontano se arrivano, ma non li richiamiamo (ride, ndr). Attacchiamo tutto col sorriso del nostro gioco, noi abbiamo solo questo, noi qualsiasi cosa la affrontiamo con la velocità di far muovere il pallone. Le big? Sta tornando la serie A secondo me, molte squadre in lotta, tante vincono, quelle più titolate sono di nuovo davanti, sarà una guerra serrata e noi si ride e si gioca ad alta velocità, riportando fuori quanto fatto finora”.

    Con l’Udinese la finale della prima parte?
    “Sì, chiude il primo ciclo, poi ce ne saranno altri due perché siamo ad un terzo del campionato e ci permetterà di migliorare durante questa sosta. Il tempo bisognerà usarlo bene, questo tempo per me ci farà comodo, poi ci sono varianti che non conosciamo, ci sono statistiche tutte da dimostrare, ci alleneremo al meglio e insieme ai vertici del club abbiamo tentato di programmare quello che crediamo sia il meglio possibile e potremo migliorare ulteriormente”.

    Kvara è ancora out?
    “Sì, sente ancora male, abbiamo provato ma come arriva a quel livello di velocità e pressione muscolare e sente male e quindi non sarà della partita. Ci dispiace però queste due partite ci dimostrano che siamo una squadra e non un insieme di singoli, però Kvara lo vogliamo al più presto ma ci possiamo fidare pure degli altri che hanno altrettante qualità, magari non di quel livello lì perché se tutti lo individuano come il nuovo grande calciatore del calcio mondiale… ma anche gli altri sanno eseguire quello che ci vuole”.

    Tutti vogliono mettere pressione al Napoli, ma non è che la mette il Napoli vincendo?
    “Sì, è l’arma più difficile da cui difendersi, quando uno gioca bene non deve temere niente, l’episodio può andarti a favore o contro, ma tu rifai le stesse cose ed è la strada giusta ad ogni partita contro chiunque”.

    L’Udinese può fare come la Fiorentina l’anno scorso e disturbare le grandi?
    “Sì, ha una società che sa fare calcio, prende i migliori giovani in giro nel mondo, è attenta, all’inizio del campionato Giuntoli già lo diceva, ne parlavamo di una squadra ad alti livelli, conosce più di me il mercato ed i giovani che si mettono in mostra anche se non si erano ancora visti nel nostro campionato”.

    Durante la sosta come lavorerà sulla testa di chi resterà non essendo convocato?
    “Ci saranno dinamiche da affrontare con semplicità, in base alle reazioni, in quel periodo lì dovremo mantenere la condizione e si farà bene il nostro mestiere, standogli un po’ addosso a chi lo interpreta in maniera vacanziera (ride, ndr), ma in sostanza io faccio l’allenatore, ogni giorno parlo con loro e ci sono quelli col drone che tirano fuori i pezzi migliori dell’allenamento per lavorarci e si parla di ciò che si fa. Staremo tutti intorno a loro col meglio a disposizione”.

    Napoli con più gol dalla panchina, merito della rosa ma anche di aver coinvolto tutti?
    “La rosa è forte, sicuramente, chi è fuori ha dimostrato di allenarsi e essere professionisti intelligenti in tutto, dipende da chi si allena bene per 4-5 partite senza giocare e poi entra e determina che fa la differenza. Questo lo sanno, oltre a parlare con voi, che mi è più difficile, parlo con loro ed è più facile parlare di campo e partita. Ci aspettiamo le stesse risposte avute finora, ragazzi interessati e che vogliono bene alla città”.

    Ha già vissuto la sosta invernale allo Zenit ed ha vinto. Ha già previsto la preparazione?
    “Dobbiamo confrontarci con le cose, trovare soluzioni di volta in volta, poi verrà fuori anche qualcosa perché si va in un posto che abbiamo visionato e l’abbiamo trovato ottimo per alcune cose, qualche dubbio su altro, andremo lì e abbiamo uno dei preparatori più bravi come Sinatti che già conoscevo con una faccia ed una semplicità che fa bene, poi lavorandoci insieme ha professionalità, bravura, sintesi, prendiamo subito il meglio. Sono contento di averlo conosciuto, di lavorarci ed ascoltarlo”.

    Hanno definito rigorino quello su Osimhen, come risponde anche a Cremonese-Verona e l’episodio della Juve?
    “Non ci riguarda la polemica di ciò che accade, noi abbiamo il nostro principio, il biglietto da visita è di fare calcio interessante, coinvolgendo il sentimento dei nostri tifosi. Rigorino poi posso fare le statistiche… prendere tutti i giornali e capire cosa hanno detto, verrebbero fuori cose divertenti. Mi sembra molto simile a quello che subimmo contro il Lecce, l’analisi è facile. E chiudo come avevo iniziato, per il calcio che vogliamo fare non c’è polemica sugli episodi”.

    Stanno cercando di creare polemiche intorno al Napoli? I numeri però non sbagliano.
    “Domani dobbiamo uscire dallo spogliatoio e riproporre le stesse cose, senza modificare niente, sempre noi stessi, ripetitivi, come dall’inizio dalla prima amichevole. Dobbiamo essere quelli che al tentativo di crearci difficoltà tiriamo fuori il sorriso e la qualità del gioco, facendo di nuovo gol e stando nella loro metà campo perché ci piace di più giocare così, poi quando non ci riesce si prova a soffrire ma ci proveremo sempre”.

    Napoli è un meccanismo perfetto, percepisce la soddisfazione della città?
    “Come no, domani più di 50mila saremo, siamo entusiasti ad avere lo stadio pieno e per noi il boato del Maradona in certi momenti è come la borraccia lanciata al ciclista nel momento della salita difficile, è quel sorso di energia che ti dà la spinta a fare la differenza. La vittoria vera è dei tifosi che stanno insieme con gioia. Noi speravamo proprio questo, di coinvolgerli. Sono contentissimo, non si vede? (ride, ndr)”.