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  • Barcellona troppo più forte contro un Napoli disattento, addio all’Europa per gli azzurri

    Barcellona troppo più forte contro un Napoli disattento, addio all’Europa per gli azzurri

    Niente da fare per il Napoli che termina stasera l’avvenuta europea nel big match contro il Barcellona. La squadra di Xavi si qualifica meritamente al turno successivo di Europa League vincendo per 4-2 allo stadio Diego Armando Maradona. La squadra di Spalletti tenta all’inizio la gestione della palla e la costruzione bassa, ma le uscite pulite sono poche e le riconquiste avanzate dei blaugrana invece sono tante. Il gol che sblocca il punteggio però arriva con una ripartenza dopo un calcio d’angolo dei padroni di casa, Adama Traorè inseguito da tre uomini fa tutto il campo palla al piede e poi scarica su Jordi Alba che con un destro preciso batte Meret e porta in vantaggio i suoi. Dopo pochi minuti però arriva anche il raddoppio catalano, De Jong recupera palla in mediana e libero di calciare dai 20metri spedisce la palla sotto l’incrocio dei pali. I partenopei riaprono il match però e danno speranza al loro popolo, al 20esimo Osimhen lanciato in porta viene atterrato irregolarmente da Ter Steven, calcio di rigore. Dal dischetto si presenta Insigne che spiazza il portierone tedesco. Nel finale del primo tempo sugli sviluppi di un calcio piazzato Piqué stoppa con eleganza il pallone nell’area di rigore avversaria e traccia un preciso destro che Meret non vede partire e che osserva solo una volta superata la linea di porta. Nel secondo tempo lo spartito non cambia ed Aubameyang trova il gol del poker sul cross di Traorè e la sponda precisa del talento De Jong. Nel finale di partita Politano recupera palla su Nico Gonzalez all’interno dell’area e fissa il risultato finale.

     

     

     

     

     

     

     

  • Conferenza stampa ADL: “Vi spiego la situazione Gattuso e Superlega, con Insigne parliamo dopo l’Europeo ma nessuno è incredibile, Spalletti top”

    Il presidente partenopeo Aurelio De Laurentiis ha rotto oggi pomeriggio il silenzio stampa che durava dallo scorso febbraio. Il patron del Napoli ha risposto a tutte le domande facendo chiarezza su questi mesi di silenzio e fissando gli obiettivi di mercato e della prossima stagione. Ecco di seguito alcuni estratti della conferenza.

    “Vi ringrazio per essere qui, è chiaro che sono stati momenti difficili questi del Covid, che non ci aspettavamo, ci ha colti impreparati. Già nello scorso campionato avere questo problema, non avere lo spazio ed il tempo per programmare l’annualità, ma ognuno pensa ai suoi egoismi. Senza sapere degli stadi aperti o meno, che senso aveva programmare gli Europei senza il ritiro dovuto ed un ritiro vero oltre ad un mercato vero?  Tra poco pubblicheremo i calendari, ma chi ci garantisce? Io lo chiederei a Draghi, ma deve prendere atto che ci sono più di 30mln di italiani che trovano nel calcio una valvola di sfogo, l’80% di loro, ovvero 24 sono uomini che lavorano per il paese, allora perché tu ti disinteressi completamente al mondo del calcio che è una valvola di sfogo importante? Hai una grande credibilità in Europa, perché non convinci i tuoi colleghi a resettare tutte le partenze dei campionati posticipandone l’inizio ad una data per avere più serenità vaccinale?”

    DOPO NAPOLI-VERONA… “Con i tifosi mi posso scusare soltanto io e qualunque scusa fatta da qualunque calciatore potrebbe sembrare una cosa voluta. Rimproverarsi o rimproverare a qualcuno è sempre la strada più corta e meno efficace. Quando rompi qualcosa i cocci se li riaggiusti si vedono sempre. È stato un anno e mezzo improprio. Con il COVID e senza i tifosi le partite sembrano quasi giocate in un acquario, dove le voci degli allenatori sembrano quasi stordenti e inimicarsi quella che è la logica di una squadra che trova da sola. Nelle partite c’era quasi una situazione irreale dove le voci degli allenatori diventano protagoniste. Io non credo che quando c’è il tifo dello stadio la voce dell’allenatore arriva ai giocatori se non a gesti”. 

    CASO-INSIGNE, TUTTO SUL MERCATO “Con Insigne non ci siamo proprio sentiti. Finiti gli Europei ci si incontra, ci si siede e ci si parla e sarà quel che sarà. Forse non basterà venderne un solo big. Forse bisognerà vendere quei calciatori che hanno aumentato a dismisura la loro parte salariale, quella che il Napoli non può pagare. Forse due acquisti non avrei dovuti farli, dovevo dire ‘Aurelio stai calmo, tanto c’è il Covid ed il campionato non conta nulla, congelando tutto’. Da ottimista quale sono, ho investito troppi soldi e mentre io investivo dall’altra parte mi dicevano hai un contratto per cinque anni ma non lo possiamo rispettare. Bisogna capire con l’allenatore cosa sostituire e cosa non sostituire. Solo allora vedremo se il mercato ti permetterà di operare in entrata e in uscita. Ho appuntamento con Spalletti venerdì, lui inizia il contratto con noi il 1 luglio. Proposte indecenti? Magari arrivassero. Nessuno è incedibile per delle proposte appropriate. Ovviamente venerdì tiferò Insigne e non Mertens”.

    SITUAZIONE GATTUSO, FIDUCIA SPALLETTI “A un certo punto, viste alcune partite dove il mister non si sentiva nella forma perfetta e visto che tutti gli interlocutori televisivi erano ex colleghi che lui conosceva, ho preferito evitare che si speculasse su alcuni calciatori e sulla società. Ho preferito mettere il silenzio stampa, visto che la mia intenzione era andare avanti fino alla fine della stagione. Convocai una riunione con il medico Lombardo, l’amministratore delegato e tuttala squadra dicendo ‘Vi potrei pagare in ritardo, invece vi pago in anticipo lo stipendio di gennaio. Però vi dico l’allenatore rimane, quindi non fate storie. Poi ho detto Rino, tu resta che ti devo dire alcune cose. Avevo preparato prima della gara, perchè credevo che sarebbe andato in Champions, un ringraziamento per Gattuso per il raggiungimento della Champions. Dopo il pareggio col Verona, abbiamo snellito la comunicazione, ringraziando Gattuso con un tweet per il lavoro svolto. Spalletti ha sempre avuto la mia stima, l’ho sempre considerato tanto. Lo trovo giusto per il Napoli perchè sa allenare le squadre molto bene. Quando abbiamo giocato contro di lui non è stato semplice e facile. Gestire le situazioni difficili come Inter e Roma – dove si sentiva l’assenza della proprietà – ha gestito molto bene tutto”.

    CAPITOLO SUPERLEGA “Perez non mi ha mai contattato. Io non sono mai stato a favore della Superlega perchè ne faccio una questione economica ma non è che tu facendo un super torneo a 12 dove inviti tu gli altri hai risolto i problemi dell’economia del calcio. I problemi dell’economia del calcio li risolvi se prendi coscienza che la Champions League ed Europa League non servono economicamente a nessuno. Perez ha avuto il merito non di inventare la Superlega –  che è una cretinata – ma di dire “perchè voglio creare la Superlega?”. Perchè la CL e la EL non servono ai nostri bilanci, i nostri investimenti sono tali che non possiamo andare avanti con questi fatturati per fare un assist a chi crede di governare il calcio anziché fare un’opera di segretariato. Invece vogliono comandare, questo è un problema. Dobbiamo creare un campionato europeo più equilibrato dove non si va per estrazione, perchè quello è affidato al caso. Tu devi creare l’equilibrio. I primi 5 paesi più importanti sono quelli che fatturano di più e possono permettersi i giocatori importanti: Spagna, Inghilterra, Germania, Italia e Francia. Queste 5 nazioni meriterebbero un campionato europeo a sé. Chi è che accede a questo campionato europeo? Tu devi dare la possibilità democratica di competere. Se sono l’Udinese, la Fiorentina, il Verona e arrivo tra i primi 6 ho il diritto di partecipare al campionato europeo”. 

  • Il NAPOLI ED IL PROBLEMA DEI DOPPIONI

    Nelle ultime due stagioni, quindi praticamente possiamo dire nel post Sarri, il Napoli ha intrapreso un percorso all’inverso. Anziché porre come rampa di lancio il bel gioco visto sotto la guida dell’allenatore toscano, ha peggiorato sempre di più con Ancelotti e, pur riprendendosi a livello di risultati e successi, ha modificato totalmente il suo aspetto con Gattuso. Infatti possiamo dire che quella squadra che arrivò a 91 punti e fece si che il Sarrismo diventasse un termine enciclopedico, sia pian piano nel tempo sfumata e cambiata del tutto attraversando gravi periodi di crisi. Quest’anno l’umore della piazza è rinato dopo la vittoria della Coppa Italia e una serie di buoni risultati in campionato che hanno rimesso il Napoli in carreggiata per la qualificazione in Europa League, grazie al grande contributo di Gennaro Gattuso. Quest’ultimo infatti, a differenza di Ancelotti che è sembrato volesse riproporre il gioco di Sarri, ma con scarsi risultati, ha stravolto lo schema tattico della squadra. Gli azzurri da che potevano considerarsi sempre padroni del gioco e della partita, si sono ritrovati a doverla spesso subire, a porre sul viso quel “ringhio” del proprio allenatore, a soffrire e saperlo fare e sfruttare poi le poche occasioni che le venivano concesse per stanchezza o disattenzioni degli avversari. Le due partite di Coppa Italia sono l’esempio lampante di quest’analisi.
    Il problema principale che ha portato a tutto questo non è soltanto legato alla gestione tecnica degli allenatori dal 2018 in poi, ma soprattutto a delle sessioni di calciomercato che non si sono dimostrate all’altezza, con i trasferimenti dei big, della spina dorsale della squadra, che non sono poi stati rimpiazzati nella giusta maniera.
    Sarri negli anni a Napoli ebbe un’intuizione che si rivelò grandiosa, diede la giusta collocazione in campo a Jorginho. L’italo-brasiliano, prelevato dal Verona nel 2013, con Benitez era posizionato come mezzala o nei due di centrocampo alle spalle del trequartista, dove pestava i piedi al compagno di reparto e dove non riusciva ad esprimere al meglio le sue capacità di verticalizzazione e di visione di gioco. Sarri lo mise in cabina di regia e da lì divenne il motore della squadra, lo smistatore di palloni ed il dispensatore di giocate lungimiranti. Dopo la sua cessione non è stato mai acquistato un sostituto, Ancelotti provò Hamsik in quella posizione che fece bene tutto sommato, la squadra aveva equilibrio e produceva calcio, ma a gennaio venne ceduto anche il capitano e da lì è iniziato il blackout. Sono passate tre sessioni di trasferimenti dall’addio dello slovacco e solo in quest’ultima sono stati acquistati Lobotka e Demme per quel posto davanti alla difesa che nel calcio moderno fa la differenza di una squadra. E se andiamo a vedere bene i due nuovi acquisti di gennaio nelle loro precedenti esperienze erano mezzala il primo al Celta Vigo e mediano interdittore il secondo al Lipsia, non dei veri e propri registi, andando così a creare dei doppioni in rosa con giocatori già presenti nell’undici titolare. Ecco perché si insiste per Veretout della Roma, di cui se ne era già parlato lo scorso luglio.
    Lo stesso discorso va fatto per quello che poteva considerarsi in primis l’uomo d’esperienza e la spalla perfetta di Koulibaly e poi il cosiddetto regista difensivo, Raùl Albiol. Lo spagnolo è stato ceduto lo scorso luglio al Villarreal, e sia chiaro non è un errore la sua cessione, era comunque avanti con gli anni e si è assecondato il suo desiderio di voler tornare in patria. L’errore sta nel non averlo sostituito con criterio, ma prendendo un giocatore con un nome prestigioso e che piaceva alla piazza, parliamo di Kostas Manolas, ma non così funzionale al fianco di Koulibaly. Il greco è un giocatore di altissimo livello ma che alla Roma non si occupava dell’impostazione, a quello ci pensava Fazio, i suoi compiti erano il recupero palla, lo scatto e la scappata difensiva con i tempi giusti, il contrasto nel possesso avversario e la lotta sulle palle alte. Caratteristiche tipiche anche del suo compagno di reparto come Kalidou Koulibaly. I due sono centrali con le stesse peculiarità e infatti si spiega che dal momento in cui è stato provato Maksimovic al fianco del senegalese, le trame di gioco e il possesso arretrato sono iniziati a cambiare in positivo. E così si spiega anche l’interesse della società partenopea per un giocatore come Pezzella, regista arretrato e uomo di esperienza da porre vicino a Manolas nel caso in cui Kalidou partisse.
    Il problema principale del Napoli in questi anni è nato dal mercato che non ha sfruttato al meglio per sostituire i giocatori che andava a cedere e quando ha cercato di farlo lo ha fatto acquistando doppioni di giocatori che già erano presenti in rosa; grande merito quest’anno a mister Gattuso che ha risollevato un ambiente del tutto demotivato. Ora si cerca di riparare quanto non è stato fatto in passato e Veretout e Pezzella sembrano gli obiettivi principali in questo senso.